Medicina e ricerca

Lotta alla violenza di genere e sui bambini. L’impegno di un’economista ex vittima per chi non riesce a difendersi

di Bo Guerreschi (fondatrice Bon’t worry Onlus)

“Abuso”, “abusare”, una parole, un verbo come tanti, un significato come troppi oggi, conoscono. Le sfaccettature e le modalità delle violenze contenute nel termine letterale ha come significato intrinseco “fare un uso illegale, improprio o eccessivo di qualcosa” o “approfittare di qualcuno o di qualcosa”. Illegale e approfittare, indicano un atteggiamento già di per sé errato che deve essere combattuto dalla società credendo nella prevenzione.
La violenza contro le donne e i bambini è ancora terribilmente diffusa nel nostro Paese: le percentuali ufficiali, nella realtà, potrebbero essere paragonate a un bollettino di guerra.
Le conseguenze di un abuso, che si tratti di violenze domestiche, abusi sessuali, violenze verbali, vedere o ascoltare situazioni familiari di violenza su uno dei genitori o assistere personalmente sia per le donne che per i bambini, sono conseguenze che non si limitano ad un segno sul corpo che nel tempo svanisce lasciando l'apparenze senza ricordi, ma lascia segni indelebili e incancellabili. Dolori e sottomissioni che portano le vittime adulte a dover nascondere, mentre nei bambini nell'età evolutiva comporta e porta manifestazioni impensabili come enuresi notturna, inappetenza, paure del buio, ansia, depressione, cefalea, alcolismo, droga.
La maggior parte delle volte trascinano il bambino diventato adulto in comportamenti violenti, creando una catena di vittime/carnefici in carnefici, bulli verso chi ritengono loro un pericolo, per nascondere una loro debolezza, un modo di vivere già visto.
La violenza verso i neonati o piccoli bimbi di pochi mesi o anni, a meno che non ci siano lesioni chiare o segni di abuso evidenti, sono i più difficili da identificare. La cecità e l'indifferenza sociale rappresentano l'abuso peggiore “della società per la società stessa”.
Il dolore, il dramma, la paura, i sensi di colpa, la vergogna, l'annullamento della personalità, il tempo non li cancellerà mai, li potrà attenuare, li porterà a non sentirli nascondendoli in qualche parte della loro mente come difesa per loro stessi, ma non esiste un colpo di spugna per un'anima distrutta. Il tempo non scaccia i fantasmi. Negli anni si potrebbero verificare delle situazioni che riportano a vivere completamente ed intensamente quello che ti ha reso sordo di te stesso e in un attimo sei ributtato nel passato.

Prima della cura, bisogna prevenire
Bisogna insegnare. Bisogna parlare spiegando senza paura i comportamenti leciti e illeciti. Bisogna rappresentare, fin dall'infanzia, le situazioni partendo dalle conseguenze attraverso il linguaggio a loro più comprensibile. Bisogna cercare di eludere l'ignoranza del “non si dice perché è un bambino”. I bambini sono piccoli, ma non stupidi.
La società, i genitori, gli organi competenti devono comprendere che fa meno male presentare nella forma adeguata all'età, senza paura e vergogna, che rischiare che qualcun altro possa presentare una realtà che li potrebbe segnare per tutta la vita.
Se conosci puoi difenderti.
La prevenzione è la forma che la società ha perso lasciando un autostrada colma di arroganza, boria, super io, dimenticando la base del vivere comune che è il rispetto degli altri e verso gli altri.
La prima prevenzione deve essere data con l'esempio della famiglia, dei genitori, successivamente far comprendere ai piccoli che l'essere derisi perché educati e rispettosi non deve essere un segno di diversità. Insegnare che la parola, la richiesta di aiuto è un diritto e non una paura o vergogna.
Gli insegnanti, a qualsiasi livello, devono considerare che gli alunni parlano attraverso i gesti, attraverso gli scritti, attraverso gli atteggiamenti, attraverso il semplice interloquire e mandano segnali molto chiari.
La vergogna che una donna, come un bambino, in modo diverso, porta a non chiedere mai aiuto, è il primo segno di fallimento dello Stato. Di chi fidarsi? A chi dirlo? Come dirlo? Faccio la denuncia e poi cosa mi aspetta? Tanto non capiscono, queste le parole e le domande a cui le vittime non hanno risposte.
Sono bloccati dall'educazione familiare, dall'ambiente di provenienza, dall'immagine che la famiglia per prima teme di perdere davanti agli altri.
Il bambino chiede aiuto istintivamente, molte volte senza accorgersene e sono questi i momenti più difficili da cogliere, anche se i più visibili: un disegno, una necessità di un abbraccio, isolarsi, controllarsi, lo sguardo, altro.
L'insegnante, i genitori devono creare un rapporto di fiducia, insegnare il significato di responsabilità che nei neonati si impara entro il 3° anno di età. Fargli sentire che ci sono, che sono con loro e che possono parlare senza essere giudicati.
L’associazione Onlus bon't worry nasce nel 2015 per cercare di recuperare l'ignoranza sociale e per poter cogliere i segnali che attraverso una telefonata, un contatto o un silenzio si rilevano presenti. La bon't worry conosce cosa significa essere soli in mezzo alla gente: perché troppe vittime per problemi economici non sono tutelati.
Ho fondato la Onlus dopo la pubblicazione del mio libro sui maltrattamenti da parte del mio ex marito negli ultimi 10 anni. La bon't worry sta organizzando vari programmi, diversi tra loro, di prevenzione da poter presentare dall'età dell'asilo fino al liceo. Per le Università, seminari e convegni in particolare per le facoltà di Giurisprudenza e Medicina.
L’obiettivo è offrire a tutte le vittime (donne e bambini) la possibilità di poter essere assistite, completamente in forma gratuita e sempre in collaborazione stretta con le forze dell'ordine, impedendo eventuali ripercussioni.
L'Associazione sta per essere riconosciuta anche in Inghilterra e negli Stati Uniti. Io mi sono sempre occupata di strategie finanziarie ed economiche e questa esperienza, maturata all'estero in tanti anni, mi sta consentendo di occuparsi di grandi progetti internazionali, in quanto membro della European Economic Association, della American Economist Association, della Royal Economic Society-UK, della American Finance Association, della Associazione Italiana Economisti dell'Energia, branca italiana della Association for Energy Economics.

Aziende in prima file contro la violenza
Per questo chiediamo aiuto alle aziende, che possono aderire al programma “Io lotto contro le violenze di genere” che prevede un monitoraggio interno e completamente anonimo, dei segnali e delle realtà che per qualsiasi tipologia di paura o vergogna, impediscono i loro dipendenti o familiari di chiedere aiuto. Nel programma deciso dalla azienda, se richiesto, si offre anche ai loro clienti la possibilità di avere intervento immediato prima che la situazione si trasformi in un fatto di cronaca. Molte aziende stanno aderendo in quanto si sono accorte che nei silenzi degli uffici esiste molte volte solo un meccanismo di essere e non di vivere il lavoro tranquillamente impedendone una produttività maggiore, ma soprattutto vogliono che i dipendenti siano tutelati come persone sia internamente alla azienda stessa, sia a livello individuale e personale.
La bon't worry ha una rete di medici specialisti, avvocati selezionati, strutture protette con personale adeguato in base alla necessità e al caso. Siamo presenti in varie regioni di Italia, ma anche se non ci siamo, in caso di contatto, saremo noi a preoccuparci di parlare con le autorità competenti.
Il primo segnale per identificare uno stato emotivo di una donna o un bambino potrebbe essere anche solo guardarvi da lontano e non avvicinarsi mai, chiedetevi perché, siate voi a portarli a parlare, potreste essere voi un punto di riferimento per salvare una vita.
Dall'8 marzo 2016 è stato attivato un numero verde 800 10 14 14, noi ci siamo, non rimanete sole!


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