Medicina e ricerca
Psichiatria: agitazione psicomotoria, l’importanza delle linee guida
di Emilio Sacchetti, presidente Società Italiana di Psichiatria*
L'agitazione psicomotoria ingloba una serie di condizioni cliniche assai diverse tra loro per intensità (da leggera a estremamente grave) e colpisce in particolare i pazienti affetti da disturbi psicotici (nel 35% dei casi), seguito dal 29% da disturbi dell'umore, da oltre il 20% da quelli di ansia, dal 17% di personalità e infine nel 14% dei casi da disturbi di abuso e dipendenza. Secondo le stime, potrebbero essere a rischio – con livelli differenti di gravità – ogni anno in Italia circa 500mila persone, i cui sintomi sono irrequietezza, tensione a forte espressività fisica, agitazione, comportamenti distruttivi ed aggressivi verso sé e gli altri.
L'agitazione psicomotoria – la cui gestione è in carico soprattutto ai pronto soccorsi e ai servizi psichiatrici ospedalieri – richiede interventi immediati in caso di crisi, perché più è breve il periodo di tempo che intercorre tra le primissime manifestazioni della crisi e l'avvio del trattamento, relazionale o farmacologico che sia, tanto migliore è la risposta clinica.
Nella realtà, però, l'intervento è spesso tardivo. Solo il 30% dei casi riceve assistenza entro le 24 ore dall'insorgenza, e nel 41% dei casi l'assistenza tarda fino a 7 giorni, con grave danno per la persona. Solo presso i centri qualificati si può porre una diagnosi certa. D'aiuto nella gestione della crisi sono le recenti Linee Guida per la tranquillizzazione rapida del paziente, focalizzate a ridurre il rischio di agiti auto ed eterolesivi, senza deprimere in modo pericoloso lo stato di coscienza del paziente. Questi dati sono stati analizzati, insieme alle recenti linee guida, al Congresso dell'European Psychiatric Association che si è svolto nei giorni scorsi a Vienna. Qui si è anche iniziato a parlare di una campagna si sensibilizzazione che sarà svolta in futuro anche in Italia, in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria.
Deve inoltre essere promossa una attiva rete di collaborazione tra i vari medici ed operatori sanitari che operano nelle strutture, ospedaliere e territoriali , alle quali afferiscono i pazienti più vulnerabili a questa sindrome. Infatti, i pazienti che sviluppano agitazione psicomotoria sono per lo più pazienti già noti ai servizi psichiatrici, sebbene una percentuale significativa si presenti in autonomia al centro specialistico o ancora venga segnalata dal medico di medicina generale o da altri specialisti. Il mancato controllo degli stati di agitazione psicomotoria più gravi contribuisce anche grandemente ad aumentare lo stigma nei confronti dei disturbi mentali. Mentre parliamo di uno stato che può essere oggetto di prevenzione e risulta, una volta sviluppato, del tutto curabile.
A livello di prevenzione, è fondamentale la preparazione al riconoscimento precoce sia da parte del network familiare e di quanti interagiscono con pazienti con precedenti episodi di agitazione psicomotoria che dei pazienti stessi.
A livello di cura, si deve sempre prevedere un strategia che coniughi tra loro interventi ambientali, psicologici, comportamentali e farmacologici, quali l'offerta di una camera singola, la riduzione per quanto possibile di qualsiasi stimolo esterno nocivo e quindi la garanzia di un contesto tranquillo, lo sforzo costante da parte di tutto lo staff per un rapporto basato sulla disponibilità ed empatia e l'uso di farmaci. Nella pratica clinica è frequente l'uso soprattutto di benzodiazepine e antipsicotici, sia di prima che di seconda generazione, e non di rado somministrate mediante iniezione, che sottostà però, seppur ovviamente in maniera più sfumata, ai limiti validi per il contenimento fisico. In quest'ultima prospettiva, appare di notevole importanza e valore innovativo l'acquisizione di preparati somministrabili per via inalatoria.
* Direttore del Dipartimento di Salute Mentale – Spedali Civili / Università di Brescia
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