Lavoro e professione

Inail: turni massacranti e stress, sono gli infermieri la categoria più a rischio nel Ssn

di Paolo Castiglia

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24 Esclusivo per Sanità24

“Non dovrebbe esservi organizzazione più sicura del Sistema Sanitario, considerando che il suo obiettivo è proprio la sicurezza dei cittadini, mentre poi non si è altrettanto attenti alla sicurezza degli operatori sanitari”. E’ il paradosso che emerge anche dal Rapporto Inail 2023, dal quale risulta che la categoria più esposta a rischi sul lavoro è stata proprio quella degli infermieri.
Questa vulnerabilità è stata uno dei temi centrali affrontati nel convegno “Sicurezze nel lavoro in Sanità: infortuni, stress, burnout ed incolumità fisica. Affrontare l’importanza della sicurezza del lavoro tra gli operatori sanitari” organizzato presso l’Università Unicamillus all’interno del ciclo di convegni di Terza Missione “Orizzonti della Medicina” che si è concluso venerdì scorso. I saluti istituzionali sono stati portati da Donatella Padua, delegata alla Terza Missione dell’Ateneo nonché Responsabile Scientifica del ciclo di conferenze, mentre il concetto/paradosso riportato in apertura è stato espresso nell’occasione da Barbara Porcelli, Consigliera OPI, all’interno del Focus sulla sicurezza sul lavoro in ambito sanitario.
Giovanni Palombi, Responsabile UOC Sicurezza e Prevenzione ASL Roma 2, ha invece spiegato che questa situazione di insicurezza per medici e operatori sanitari è dovuta a rischi evitabili e non evitabili. Tra i primi abbiamo “i turni massacranti e la mancanza di organizzazione” mentre tra i secondi,“il rischio di aggressione è quello biologico da contatto con fluidi infetti”. Per Palombi, tuttavia, “il problema è di tipo culturale, perché manca la sensibilità in merito alla sicurezza”.
Centrale, in questo ambito, appare la figura del medico del lavoro, spiegata da Antonio Pietroiusti, professore ordinario di Medicina del Lavoro presso UniCamillus: si tratta, infatti, “di una figura cruciale, poiché si occupa di svolgere attività di prevenire gli infortuni e di effettuare visite mediche per assicurarsi che i lavoratori godano di buona salute e quindi il medico competente deve coniugare conoscenze mediche e lavorative, e adattarle allo specifico contesto lavorativo ma non solo: deve anche avere buone skill di comunicazione per spiegare ai lavoratori stessi il perché di determinate scelte di sicurezza, rendendoli consapevoli del valore della propria salute”.
Di fatto spesso però è proprio l’integrità psico-fisica ad essere minata nel caso degli operatori sanitari, come ha sottolineato Patrizio Rossi, Sovrintendente Sanitario Centrale Inail: “Medici e infermieri sono sottoposti a uno stress cronico dovuto a responsabilità, lavoro spesso svolto da soli e turni logoranti e la scala percentuale di malattie contratte più spesso sul luogo lavorativo vede che il 68% riguarda le patologie osteo-articolari, il 15% le malattie del sistema nervoso, l’8% problemi all’udito, un 4% i tumori e un altro 4% le malattie respiratorie, con un 1% di malattie della cute”.
Da non sottovalutare poi il burnout, “uno dei rischi maggiori per gli operatori sanitari, ma tra i meno denunciati, perché sarebbe come confessare una fragilità” ha invece spiegato Lucilla Livigni, Coordinatrice Area benessere organizzativo e rischi psicosociali della Sezione Medicina del Lavoro di Tor Vergata, in pieno accordo con Andrea Magrini, Direttore Sanitario del Policlinico Tor Vergata, che ha sottolineato che l’aspetto dei suicidi tra gli operatori sanitari”.
Il concetto di organizzazione del gruppo può essere una chiave, che può tornare utile anche dal punto di vista contrattuale: è quanto ha invece affermato Andrea Filippi, Segretario Nazionale CGIL - Area Sanità Funzione Pubblica, secondo il quale i liberi professionisti altrimenti rischiano di diventare “meri prestatori d’opera”.


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