Lavoro e professione
Allarme Simg sui medici di famiglia in Lombardia: scoperto fino al 90% dei posti. Dal 2030 cambierà l’andamento
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Torna dopo 5 anni in Lombardia il Congresso regionale della Società scientifica dei medici di famiglia Simg. Che lancia l’allarme sui problemi della sanità territoriale: un messaggio significativo, in quanto la realtà lombarda rappresenta uno spaccato dell’Italia con grandi aree metropolitane, città di media dimensione, zone oro-geograficamente difficili da raggiungere con piccoli nuclei abitati sparsi e difficilmente correlabili. Pertanto, all’avanzata qualità dei servizi offerti, si affiancano problemi di carattere nazionale come lunghe liste d’attesa o difficoltà ad accedere ad alcune prestazioni, su cui la Simg si impegna a collaborare con le istituzioni per dare risposte ai cittadini.
Lotta alla carenza dei medici ma servono anche formazione e personale di studio. Dalla ricognizione fatta da Regione Lombardia tra le Asst lombarde, a cui dall’1 gennaio 2024 è passata al competenza per la gestione prima in carico alle Ats, mancano nel complesso 1435 medici di famiglia, in aumento rispetto al 2023 quando, dal monitoraggio fatto presso tutte le Ats, mancavano 1326 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Ma il problema della Medicina generale non è solo numerico, tanto più che dal 2030 questo aspetto di dovrebbe alleviare.
«In questa fase, in Lombardia come nel resto d’Italia, c’è un problema numerico: sia nella Medicina generale che in molte specialità non ci sono medici sufficienti per coprire le posizioni scoperte – sottolinea Massimiliano Franco, Presidente del Congresso e mmg Generale a Pavia –. Nella provincia di Pavia, per esempio, quest’anno, su 25 posti disponibili per iniziare il corso triennale di formazione in medicina generale ne sono stati occupati solo 8. A inizio maggio, sempre a Pavia, su 74 posizione aperte nei cosiddetti ambiti carenti di Assistenza Primaria, ne sono state occupate solo 6: oltre il 90% è rimasto vacante. Questo problema avrà un’inversione di tendenza nel 2030, quando, secondo le proiezioni, si avrà un numero maggiore di medici come conseguenza dell’aumento delle persone ammesse a Medicina. Tuttavia, rischiano di persistere altri problemi: oltre alla necessità di formare queste nuove generazioni, la medicina del territorio dovrà essere resa più attrattiva, più ancora che meglio remunerata, con regole precise e un personale infermieristico e amministrativo di supporto che permetta ai medici di svolgere esclusivamente l’attività clinica».
La chiave dell’associazionismo. Una delle strade proposte e avviate dalla Medicina Generale è quella dell’associazione tra diversi medici di famiglia, per ottimizzare spazi e risorse a disposizione. Proprio a tale scopo si sta definendo un’offerta formativa non solo sulle competenze medico-scientifiche, ma anche sulla dimensione organizzativa e manageriale della Medicina generale, in base alle dimensioni delle diverse realtà. «L’associazionismo è il futuro della Medicina generale – evidenzia Massimiliano Franco –. Le forme associative avanzate sono già una realtà, con accorpamenti che vanno da un minimo di tre Medici a un massimo di 15. Spesso vi sono degli ostacoli, come la reperibilità di spazi adeguati nei grandi centri e la scarsità di clinici nelle aree meno densamente popolate. L’aggregazione necessita quindi di un contributo organizzativo dalle ASST, che dovrebbero incoraggiare questo approccio e fornire personale di studio e infermieristico, al fine di rendere più efficace il lavoro sul territorio con ogni figura professionale preposta allo svolgimento dei propri compiti».
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