Lavoro e professione
I professionisti della Federazione Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp): quali prospettive per il futuro?
di Claudio Buongiorno Sottoriva * , Alessandro Beux ** , Renzo Ricci **
24 Esclusivo per Sanità24
Come è evidente dalla cronaca locale e nazionale, esistono oggi mancanze di professionisti sanitari sia a livello italiano che internazionale. Tra i dieci obiettivi della Organizzazione mondiale della sanità per la gestione delle risorse umane in sanità, l’ottavo richiede di rafforzare i sistemi informativi sanitari legati alla gestione del personale. La Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp), proprio in quest’ottica, ha investito nel conoscere più approfonditamente le 19 professioni sanitarie incluse nell’Ordine (di 31 esistenti in Italia).
Professioni sanitarie tecniche:
Dietista, Igienista dentale, Tecnico audiometrista, Tecnico audioprotesista, Tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, Tecnico di neurofisiopatologia, Tecnico ortopedico, Tecnico sanitario di laboratorio biomedico, Tecnico sanitario di radiologia medica
Professioni sanitarie della riabilitazione:
Educatore professionale, Logopedista, Ortottista - assistente di oftalmologia, Podologo, Tecnico della riabilitazione psichiatrica, Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, Terapista occupazionale
Professioni sanitarie della prevenzione:
Assistente sanitario, Osteopata, Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro
La Fno Tsrm e PSstrp ha infatti iniziato dal 2020 a recapitare ai propri iscritti un questionario per rilevare informazioni che non erano raccolte in altre fonti informative. In particolare, le domande sono state sottoposte ai professionisti all’atto del pagamento della tassa di iscrizione annua per il mantenimento della iscrizione all’albo e si sono aggiunte alle consuete rilevazioni degli Ordini. Dobbiamo segnalare in questo senso la scelta strategica della Federazione nazionale nel perseguire una sempre più approfondita fotografia delle dinamiche professionali e delle analisi epidemiologiche legandola all’identificazione delle traiettorie professionali future. In questo modo si coordinano le politiche professionali in funzione dei bisogni dell’utenza, dei modelli organizzativi, delle dinamiche politiche e dell’evoluzione tecnologica. Di fatto, questo database sempre più articolato si è dimostrato un "portolano" in grado di indicare rischi e pericoli a fronte di nuove rotte, mantenendo i centri di comando sempre aggiornati e informati pienamente sulle implicazioni delle strade da intraprendere.
In primis, le professioni sanitarie qui rappresentate stanno continuando nella loro via di femminilizzazione, con un massimo di 94,9% di Logopediste e un minimo di 28,9% di Tecniche ortopediche. Sebbene questo fenomeno non sia nuovo nelle professioni di cura, vi sono dei segni di convergenza verso una sostanziale "sovrarappresentazione" femminile: da un lato le professioni storicamente maschili hanno osservato consistenti aumenti della rappresentanza femminile; dall’altro le professioni più femminili hanno visto un leggero aumento di professionisti maschi tra i giovani. Al netto delle considerazioni sulla diversità e rappresentatività dei professionisti, questi dati richiedono di tenere conto, nella programmazione aziendale e di sistema, delle eterogenee esigenze di professionisti e professioniste, in termini ad esempio di differenze nell’età di pensionamento o nel ricorso ai congedi parentali.
In secondo luogo, l’età media dei professionisti qui analizzati non è particolarmente alta, e dunque si vivono due rischi. Da un lato, la "trappola dell’età media" per la quale professionisti che si avvicinano alla pensione rischiano di essere meno ricettivi alle politiche professionali anche se ancora contribuiranno per diversi anni alla loro realizzazione; dall’altro, se nei prossimi anni l’età media dei professionisti dovesse aumentare – e questo lo diranno le scelte di programmazione dei fabbisogni e le politiche assunzionali dell’aziende sanitarie prima di tutto – si assisterà a un aumento delle limitazioni e inidoneità funzionali, con la conseguenza di una riduzione di ore lavorate effettivamente anche a fronte di un eguale ammontare di professionisti.
Inoltre, i dati mostrano un’ampia variabilità sui mercati in cui operano i professionisti. Se alcune professioni, come gli Assistenti sanitari e i Tecnici sanitari di laboratorio biomedico sono prevalentemente impiegati in strutture pubbliche, profili come l’Igienista dentale, il Tecnico audioprotesista e il Podologo sono quasi interamente al di fuori del perimetro delle strutture pubbliche. La presenza di professioni con profili occupazionali differenziati è a un tempo fonte di ricchezza ma pone anche la sfida di ideare politiche professionali che tengano conto delle specificità di ogni settore. Se l’impiego pubblico permane come punto di riferimento per lo sviluppo professionale, laddove il settore privato e la libera professione sono particolarmente rilevanti si possono creare le condizioni per sperimentazioni e nuovi schemi di autonomia professionale. Questo è corroborato anche dall’età media inferiore in questi contesti (circa 5 anni più giovani che i colleghi impiegati nel pubblico), con una maggior rilevanza dei professionisti formati secondo i nuovi modelli formativi.
L’elevata frammentazione tra le professioni e la contemporanea presenza di modelli regionali eterogenei rende particolarmente complesso immaginare politiche nazionali per le professioni sanitarie.
Un primo obiettivo, dunque, dovrebbe essere una maggiore convergenza nei modelli – possibilmente aggregandosi intorno alle buone pratiche per ogni setting – oltre che una valorizzazione consapevole delle diverse necessità dei territori. Dovrebbe dunque essere spunto di riflessione la distanza tra Piemonte (303 professionisti ogni 100.000 abitanti) e Sicilia (199). Simile eterogeneità si riscontra per i singoli profili professionali. Ad esempio, i Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, che sono 22 ogni 100.000 abitanti in Lazio e Campania, e meno di 6 in Emilia-Romagna, Puglia e Veneto.
Infine, appare chiara la necessità di costruire una maggiore attrattività per numerose professioni al loro interno. Un’attrattività che deve riguardare a un tempo le condizioni di lavoro e una maggiore consapevolezza pubblica sul ruolo di ogni professionista sanitario.
La capacità di attrarre un numero maggiore di domande permetterebbe anche di aumentare la selettività delle lauree, aumentando i ridotti tassi di successo universitari e, in definitiva, alzando la qualità media dei discenti.
* Government, Health and Non Profit Division
CERGAS - SDA Bocconi School of Management
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Federazione nazionale Ordini TSRM e PSTRP
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