Lavoro e professione

Contratto medici/ Quici (Cimo): «A queste condizioni impossibile firmare. Meglio rinviare a settembre-ottobre guardando alla legge di Bilancio»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«La parte economica è sicuramente importante ma quello che fa la differenza a questo punto è la qualità del lavoro e della vita: i medici sono diventati ostaggio degli ospedali, non possono né muoversi né lavorare bene né fare le ferie. E aggiungo: se il Governo ha trovato 900 milioni per il calcio con la manovra dell'anno scorso, non capisco perché sia impossibile trovarli per noi». Con queste considerazioni Guido Quici, presidente della Cimo, ha varcato la soglia dell'Aran per la trattativa sul contratto collettivo nazionale per la dirigenza medica, biennio 2019-2021. Le perplessità sono tante e forte il disagio espresso in maniera compatta dall'Intersindacale medica, rispetto allo stato complessivo non solo del lavoro ma dell'immediata sostenibilità del Ssn. Alla fine il tavolo ha deciso di continuare a trattare, rinviando così la firma a settembre..
Se non firmate, le conseguenze quali saranno?
Intanto ci aspettiamo di ricevere la bella notizia della compattezza maggiore possibile tra le sigle sindacali presenti al tavolo. Va sottolineato che il pre accordo è un primo, importante, step: poi ci saranno il passaggio della relazione tecnica al Mef e agli organi di vigilanza, la delibera del Governo e infine la firma definitiva. Quindi chi non firma il pre accordo in teoria può firmare il Ccnl ed è così che ci muovemmo l'ultima volta. Questa volta però se non saranno modificati alcuni nodi, per noi cruciali, io sono intenzionato ad andare fino in fondo e a non firmare neanche il contratto. Mi auguro vivamente che si vada a settembre-ottobre: meglio firmare un pre accordo con due mesi di ritardo, purché migliorativo, che siglarlo adesso prima della finanziaria che può rappresentare un'opportunità. Mentre una volta che il Ccnl sarà stato chiuso tutti si dimenticheranno ancora una volta di noi.
Quindi la speranza è di ottenere di più anche sul fronte economico, in legge di Bilancio?
Potenzialmente sì, anche perché c'è una vertenza aperta. Nel frattempo saremmo già nel contratto 2022-2024, che l'anno prossimo scade.
Intanto sul contratto oggi in discussione nulla si è mosso? Su quali punti non volete transigere?
Sulla parte economica non c'è davvero grande spazio di manovra: il problema che tengo a sottolineare è la qualità di vita e di lavoro dei medici. A fronte di miglioramenti anche sostanziali sui alcuni aspetti, nell'ultima bozza sono comparsi articoli che vanno esattamente nel senso opposto. Ad esempio: se è migliorato nettamente il testo sul contratto individuale dove si stabilisce la sede di lavoro, che dovrebbe essere in un presidio circoscritto, contemporaneamente è spuntato un articolo sul "servizio fuor sede" dove si dice che il medico può attraverso un ordine di servizio essere mandato a lavorare in un'altra struttura. Ancora: abbiamo chiesto di evitare il travaso di risorse tra fondi ("incarichi", "disagio" e "risultato", ndr): i circa 300 milioni residui per mancata assegnazione nel fondo "incarichi" non vanno più usati per tamponare il saldo negativo degli altri due fondi, in particolare quello del "disagio". Oggi il paradosso è che il medico paga se stesso con le proprie risorse per lavorare di più. Con buona pace delle promozioni che restano al palo. Inoltre abbiamo chiesto con forza che i colleghi con handicap siano inseriti in piani terapeutici affinché ottengano la garanzia di diritti, ma nella "bozza" questa previsione continua a essere limitata solo a tossicodipendenti e alcolisti. E non ci siamo neanche sulla tutela legale, laddove si prescrive che l'avvocato di fiducia dev'essere di gradimento dell'azienda altrimenti sono costretto a pagarlo di tasca mia anche se vinco la causa. Come è possibile firmare un contratto del genere? Infine, ma non certo in ordine di importanza, c'è il problema dell'orario di lavoro eccedente, che vorrebbero far passare sotto forma di "riposo": se faccio come sempre accade delle ore in più, posso recuperarle entro 4 mesi astenendomi un giorno dal lavoro oppure vengo remunerato con la retribuzione di risultato, che è talmente bassa - pari a circa 57 euro a settimana e cioè a 3mila euro l'anno dati per altro con 1-2 anni di ritardo - che lavoro di più per avere solo briciole, a fronte dei 1.700 euro corrisposti per un turno di servizio. In queste condizioni, un medico fa prima a licenziarsi e a rivolgersi alle cooperative dove di sicuro guadagna di più.
Le cooperative sono il mezzo che le Regioni usano per aggirare il tetto sul personale fermo al 2004 meno l'1,4%...
Propongo un accordo in Conferenza Stato-Regioni, che aggiri il tetto di spesa almeno per un paio d'anni, con cui dare alle Regioni la possibilità di attingere alla voce "beni e servizi" per pagare non le cooperative che oggi gestiscono i gettonisti ma gli stessi medici già arruolati. Se vogliono risolvere davvero il problema della fuga dei camici bianchi dagli ospedali, un contratto come quello di cui si discute oggi all'Aran non aiuta.
Nessun miglioramento effettivo, quindi?

Solo qualche recupero di strafalcioni presenti nel vecchio contratto. Nella sostanza, di nuovo e positivo c'è molto poco . C'è qualche miglioramento marginale come ad esempio l'obbligo di dare gli incarichi e il fatto che in azienda il contratto si possa chiudere se il 50%+1 dei sindacati raggiunge la maggioranza, mentre oggi siamo nell'anarchia.
Intanto oggi il ministro Schillaci ha ribadito e promesso in un'intervista al Sole-24Ore che la priorità è il personale e che gli incentivi già assegnati all'emergenza urgenza saranno estesi a tutti
L'indennità di pronto soccorso per 12 ore aggiuntive è pari a 10 euro lordi: una cifra così inconsistente che forse sarebbe stato addirittura meglio non stanziarla...


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