Lavoro e professione
Un master per lavorare nella Pma, 28 giovani biologi già all'opera
di Maurizio Zuccotti *
24 Esclusivo per Sanità24
Sono 28 gli studenti della prima edizione del Master annuale di II livello in "Biologia e Biotecnologie della riproduzione: dalla ricerca alla clinica" (InnovART) presso l'Università di Pavia che hanno già iniziato il loro percorso nel mondo della Procreazione medicalmente assistita (Pma): chi nei laboratori di embriologia, chi in aziende o università, in Italia o all'estero, tutti hanno intrapreso un percorso altamente professionalizzante in un settore, quello dello studio e della cura dell'infertilità, che sempre più richiedere figure esperte.
Per farvi immaginare cos’è stato questo primo anno del master vi chiedo di ricordare una delle scene più belle della storia del cinema, quella iniziale dell'arrivo del treno in stazione nel film di Sergio Leone "C'era una volta il west".
Una stazione ferroviaria persa nel nulla, in un luogo desertico e polveroso: assi di legno, un omino col cappello da capostazione e tre cowboy, con sguardi da brutti ceffi, che si aggirano gingillandosi con le pistole. La scena scorre lungo il classico treno e si ferma ad aspettare che da una delle porte aperte si affacci una bellissima Claudia Cardinale con un elegante cappellino bianco. Lei cerca di orientarsi, come in attesa di qualcuno che la venga a prendere, con coraggio s'incammina verso l’uscita seguita alle spalle dalla telecamera che, diventando il suo sguardo, si alza su su oltre il tetto della stazione e ci mostra ciò che sta per apparire davanti ai suoi occhi: un'umanità operosa, un via vai di gente, operai, fabbri, mamme con bambini, carri, diligenze che attraversano, da ogni angolo dell’inquadratura, quella che diventerà la loro nuova città, una nuova comunità di intenti che ciascuno di loro, nessuno escluso, sta contribuendo a realizzare. La stessa operosità e sguardo verso il futuro è stata la cifra con cui l'Università di Pavia e GeneraLife hanno cercato di caratterizzare il percorso del master. L’impegno dei ventotto studenti, di 89 diversi docenti, delle amministrazioni dell’Università e del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, del gruppo GeneraLife e delle aziende sostenitrici del master, ha permesso la creazione di una piccola comunità in cui tutti si sono prodigati mettendo in campo il meglio della propria professionalità, competenza, tenacia e generosità.
Il percorso didattico si è articolato con lezioni frontali, laboratori e un tirocinio formativo di almeno tre mesi presso aziende del settore, ed è stato organizzato per accogliere studenti con competenze iniziali diverse, da chi si è appena laureato e si affaccia a questo lavoro per la prima volta, a chi già pratica da anni la professione dell'embriologo e può portare dentro la classe il proprio bagaglio di esperienze vissute. Ci siamo concessi anche importanti momenti conviviali, per dare a ciascun studente maggiori possibilità di tessere o ampliare la propria rete di contatti, di attivare amicizie con i migliori professionisti del settore, sia della ricerca di base, di quella clinica, delle applicazioni industriali e dei suoi sviluppi commerciali.
Abbiamo cominciato con le tematiche di base e proseguito con la clinica fino ad arrivare a trattare aspetti innovativi, scoperte di cui si sente bisbigliare ancora solo nei laboratori e tra pochi addetti, ma che potrebbero improvvisamente, come l'arrivo della locomotiva nel west, cambiare lo scenario conoscitivo e produttivo. Sto pensando all'applicazione dell'intelligenza artificiale per studiare e valutare la capacità di sviluppo dell'embrione, allo sviluppo della microfluidica per costruire incubatori miniaturizzati che consentano la sostituzione automatica del mezzo di coltura, oppure ai robot micromanipolatori che, senza l'ausilio umano, eseguono il trasferimento dello spermatozoo dentro la cellula uovo. Alcune di queste invenzioni si perderanno lungo il difficile percorso che va dall'idea alla sua commercializzazione, altre cambieranno il nostro modo di lavorare, a volte anche di pensare. Per questo il percorso formativo si è concluso con una lezione tenuta da una filosofa della scienza che ci ha mostrato gli strumenti per analizzare questi temi emergenti. Sergio Leone è riuscito in pochi fotogrammi a catturare e a mostrarci quelle energie che sono necessarie per costruire qualcosa che resti nel tempo. È ovviamente impossibile uguagliarlo, ma prendere spunto da lui, questo sì, ci si deve almeno provare.
* professore ordinario, dipartimento di Biologia e Biotecnologie - Università di Pavia
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