Lavoro e professione

Crisi del Pronto soccorso, servono soluzioni strutturali. Senza medici restano solo i miracoli

di Anaao Assomed

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24 Esclusivo per Sanità24

L’Anaao Assomed, di fronte alla situazione dei Pronto soccorso, chiede misure straordinarie per evitare il collasso dell’intera sanità ospedaliera. Le immagini del Ps dell’Ospedale Cardarelli, che tanta indignazione hanno suscitato, sono figlie della crisi strutturale del sistema di emergenza-urgenza. E la latitudine non c’entra, visto che lo stato dei Pronto soccorso è rimasto l’unico elemento nazionale di un Servizio sanitario balcanizzato. Come dimostrano le notizie di stampa sul S. Camillo di Roma e le contestuali dimissioni del primario cinquantenne del Ps dell’Ospedale di Vicenza, un’altra faccia della stessa medaglia.
La trasformazione dei Ps da strutture deputate all’emergenza e all’urgenza in ambienti inadeguati, insicuri e, non di rado, indecenti, ha la sua prima causa nel fenomeno della lunga attesa di un posto letto che non c'è a causa dei tagli che hanno introdotto più “moderni” posti barella. In assenza di una contestuale riforma delle cure primarie che ancora latita.
La sottrazione progressiva e inesorabile di risorse umane ed economiche alla Sanità pubblica ha lasciato aperta la sola porta dei PS per garantire il diritto a curarsi. In che condizioni per pazienti e medici e infermieri, costretti a vivere lo stesso dramma su fronti contrapposti, è sotto gli occhi di tutti. Gli ospedali sono diventati i più grossi ammortizzatori sociali del Paese, simbolo del profondo malessere in cui sta precipitando il Servizio sanitario.
La tempesta perfetta si è poi scatenata quando il lavoro in Ps, caratterizzato da stress psico-fisico e numerosi turni di notte e nel week-end, è diventato gravoso per i medici oltre i 50 anni e non più attrattivo per i giovani. La miscela costituita da turni e orari senza limiti, rarefazione delle progressioni di carriera, burocrazia asfissiante, svilimento di un ruolo che una volta era professionale e oggi banale fattore di produzione, crescita dei rischi, in assenza di valorizzazione economica, ha portato al rifiuto dei giovani a entrare e alla fuga dei meno giovani. Questo spiega il flop dei concorsi, in Campania come altrove, e i soli 14 nuovi assunti in 4 anni con l’abbandono della metà degli iscritti al Corso di formazione specialistica in Campania.
Siamo ai margini dell’Europa come numero di posti letto per mille abitanti, palesemente insufficiente per una popolazione in piena transizione demografica come quella italiana, sotto la media Ue per le risorse destinate alla Sanità. E la Campania è al di sotto dello standard nazionale. Avere pensato di riorganizzare ed "efficientare" il sistema sanitario attraverso tagli lineari su posti letto e dotazioni organiche rappresenta una sciocchezza prima di essere un errore. Ridurre l’offerta pensando che la domanda si adeguasse è stato un cinico azzardo, che ha avviato la sanità ospedaliera ad un rapido peggioramento. Ma non esiste sanità senza ospedali. E non esistono ospedali senza medici.
Servono investimenti per adeguare gli organici, sia in Ps che nei reparti, insieme con l’aumento dei posti letto ordinari, soprattutto per le specialità mediche. Serve creare le condizioni per rendere desiderabile il lavoro del medico, nel Ps e nelle corsie, riducendo il disagio, aumentando le retribuzioni, garantendo certezza attuativa al contratto di lavoro. E, come accade in tutta Europa, associare la formazione dei medici specializzandi degli ultimi anni a una attività lavorativa adeguatamente retribuita.
Interventi strutturali, non provvedimenti tampone, per evitare che il diritto alla salute venga affidato alla carta di credito oltre che al luogo di residenza.


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