Lavoro e professione
Le competenze digitali per le future professioni sanitarie: investimento necessario in un sistema in continua evoluzione
di Lisa Leonardini (Coordinatore CTO - ProMIS, Programma Mattone Internazionale Salute Regione del Veneto - UO Commissione Salute e Relazioni Socio Sanitarie)
ProMIS - Programma Mattone Internazionale Salute e il Ministero della Salute, con il supporto di CHAFEA - l'Agenzia Esecutiva della Commissione Europea che finanzia azioni di sistema in ambito sanitario, hanno organizzato nei giorni 18 e 19 gennaio 2018, a Roma, un evento di carattere internazionale sulle prospettive di investimento, sviluppo e innovazione delle risorse umane operanti in ambito salute. Di fatto, il focus principale dell'evento si è rivolto alle politiche europee di sviluppo delle competenze digitali come “risposta” all'introduzione delle nuove tecnologie nell'ambito dei sistemi sanitari.
Secondo le stime della Commissione Europea, il 44% della popolazione in Europa possiede competenze digitali insufficienti, 73 milioni di persone non ne possiedono alcuna. Allo stesso tempo il 37% della forza lavoro possiede competenze insufficienti e 26 milioni non ne possiedono proprio. In Italia i numeri sono ancora meno confortanti.
Le conclusioni del Rapporto della Commissione europea del 2017 (Companion Report 2017) evidenziano come, soprattutto con l'introduzione delle tecnologie digitali, la promozione della salute e la prevenzione delle malattie aprano la strada a sistemi sanitari sempre più efficienti ed efficaci. Il ruolo più “forte” delle cure primarie guida i pazienti nel sistema della salute in modo più incisivo e, soprattutto, aiuta ad evitare sprechi inutili con conseguente impatto positivo sulle economie dell'intero sistema. È necessario, sempre secondo il rapporto, una riprogettazione dei servizi che offrano soluzioni digitali e una pianificazione proattiva in termini di personale sanitario, per rendere il sistema resiliente. Quali sono gli obiettivi della Commissione Europea? Modernizzare l'educazione e la formazione dedicata ai professionisti della salute e ri-orientare i fondi disponibili per supportare le competenze digitali. Nel periodo 2018 -2020 la Commissione Europea supporterà una specifica iniziativa pilota per offrire stage pagati di 4-5 mesi nell'ambito digitale a 5000/6000 studenti laureati. Entro l'anno 2019, definirà un CV della salute digitale valido per tutti gli stati.
Il rappresentante dell'Organizzazione mondiale della Sanità ha rinforzato i dati della Commissione Europea specificando che – dagli studi effettuati nell'ultimo quinquennio - nell'ambito formativo del personale sanitario gli investimenti sono stati insufficienti. La situazione è peggiorata dalla reticenza del personale (73%) all'utilizzo di nuovi metodi di cura che prevedono l'introduzione di tecnologie sanitarie. La sfida, dunque, sembra essere non solo una formazione ad hoc ma anche un cambiamento di mentalità in un sistema che evolve e che deve mettere al passo chi nel sistema ci lavora.
Ancora, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha presentato uno studio di fattibilità condotto nell'anno 2017 sulla valutazione delle competenze del personale sanitario. Lo studio evidenzia come la mancanza di competenze generi delle dinamiche economiche del tutto negative nelle prestazione dei servizi alla salute. Ne sono un esempio: la scarsa comunicazione con i pazienti, un inefficace lavoro di squadra, l'impiego di un numero elevato di personale per lavori di routine e l'inefficiente uso delle tecnologie. Si parla, di fatto, di competenze trasversali.
L'evento ha anche avuto una sessione interamente dedicata alle politiche per la sostenibilità nel campo del personale sanitario e lo sviluppo delle competenze digitali in Italia. Si sono susseguiti una serie di relatori deputati alla pianificazione delle strategie per il sistema Paese. Dunque, con uno sguardo al futuro di dette professioni. Quali sono i dati di partenza? L'Italia è carente di cultura e consapevolezza a livello manageriale: di fatto, i manager 50enni non sono nativi digitali. Come si attua la sostenibilità della forza lavoro? Con un impegno economico importante, attraverso una promozione culturale interna a tutti i settori e con la piena collaborazione del cittadino stesso. È sempre più necessario lo sviluppo di competenze digitali sia tra gli operatori della sanità che tra i cittadini stessi. In questa sessione, è emerso come elemento positivo e di sprono la riflessione portata dalla Direzione Generale delle professioni sanitarie del Ministero della salute che pone l'attenzione sull'attuale trasformazione del sistema sanitario nazionale e sulla necessità della presa incarico globale del paziente da parte dei professionisti sanitari. Di fatto, l'ospedale ancora oggi è centro di riferimento per le cure programmate e non per la cronicità. Per quest'ultima la risposta deve giungere dal territorio. La presa in carico prima e dopo il passaggio in ospedale del paziente e un'adeguata risposta del territorio comportano una modalità di assistenza e un carico di lavoro “interdisciplinare” e “interservizi”. Il lavoro in team si avvale oggi della sanità digitale e, in ragione di ciò, il professionista deve saper utilizzare gli strumenti digitali. È chiara la necessità di intervenire sin dalla formazione di base. Vi è l'esigenza di introdurre elementi formativi in materia di sanità digitale nei percorsi formativi formali, così da “produrre” futuri professionisti capaci di utilizzare gli strumenti e-health come la ricetta elettronica, il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina.
Gli elementi di valutazione per i decisori politici ci sono tutti, sembra ora necessaria una seria riflessione sugli obiettivi della sanità digitale e sui relativi percorsi formativi dedicati ai professionisti della sanità, al fine di uniformare le risposte che i cittadini attendono.
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