Lavoro e professione
Reumatologia, cenerentola del Ssn: l’alternativa è la rete Hub&Spoke
di Vincenzo Bruzzese (past president Sigr, Società Italiana di GastroReumatologia)
È una situazione desolante quella della reumatologia italiana, fatta di tagli orizzontali, e dalla scomparsa sul territorio di risorse sino a vere e proprie unità operative. Eppure a livello epidemiologico sono più frequenti del diabete e delle malattie cardiovascolari: ben 150 diverse malattie che colpiscono oltre il 10% degli italiani e sono la seconda causa di invalidità permanente nel nostro paese. Malattie croniche e disabilitanti, ad elevato impatto sociale, come l'artrite reumatoide, le spondiloartriti e le connettiviti, con alti costi sociali, sono la Cenerentola del nostro Sistema Sanitario Nazionale con pazienti che non solo non ricevono una diagnosi tempestiva tale da rallentare la progressione della propria malattia ma poi non trovano le strutture che possano seguirli. È un atteggiamento miope della politica che guarda al risparmio immediato e non all'investimento a lungo termine: eppure studi farmaco-economici rilevano che un malato affetto da artrite reumatoide può costare al Sistema Sanitario circa 17.000 euro l'anno tra costi diretti, legati alle cure del paziente ed indiretti attribuibili prevalentemente all'assenza dal lavoro del paziente e dei suoi familiari, che lo devono assistere.
Malati reumatici in aumento
, risorse e strutture all’osso
Eppure oltre il 50% delle persone, nel corso della propria vita potrà soffrire di una malattia reumatica, sia essa acuta o cronica e queste malattie determinano spesso invalidità e disabilità con costi sociali e umani.
Nella nuova riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale, non solo non si sono potenziate le strutture reumatologiche, ma addirittura sono state soppresse con intere regioni come la Sicilia rimaste senza strutture o una adeguata rete reumatologica territoriale. Il risultato di questa miope strategia riorganizzativa si tramuterà in ulteriori sofferenze per i malati ed un ulteriore incremento di spesa per il Sistema Sanitario. Basti pensare che l'insieme dei pazienti reumatologici costa 20 miliardi di euro l'anno, 3,4 miliardi solo per quelli colpiti da artrite reumatoide, con 22 milioni di giornate di lavoro perse. Eppure vediamo continuamente scomparire strutture, diminuire il numero di medici a disposizione e depotenziare centri da Unità Operative Complesse a Unità Semplici come nel caso del CTO di Roma, struttura pioniera nella presa in carico dei pazienti reumatologici. Un sistema che funzioni non può essere demandato alla buona volontà dei singoli.
Le criticità maggiori si identificano soprattutto in un ritardo diagnostico ed una conseguente terapia tardiva. Eppure numerosi studi hanno mostrato che la diagnosi entro 3-6 mesi dall'esordio dei sintomi è direttamente correlata ad un minore danno articolare, erosione ossea e ad un minor rischio di disabilità: il 10% dei pazienti sviluppa entro due anni una invalidità permanente, così come il 50% dei pazienti reumatici cronici non adeguatamente e tempestivamente trattati. Allo stato manca un coordinamento tra le varie figure sanitarie, l'assistenza è spesso occasionale priva di un progetto integrato.
La proposta: reti regionali Hub&Spoke
Come SIGR vogliamo promuovere una “rete reumatologica” regionale e aziendale delle ASL: un progetto integrato di cura in cui il paziente trovi risposte a tutte le sue esigenze diagnostiche, terapeutiche e riabilitative.
Pensiamo ad una rete reumatologica, secondo un modello di struttura principale centrale ospedaliera o universitaria (HUB) e centri periferici prevalentemente territoriali (SPOKE), strettamente in collaborazione tra loro, che possa coprire tutte le esigenze sanitarie reumatologiche della popolazione di riferimento. L'integrazione, la condivisione e la standardizzazione dei protocolli diagnostico-terapeutici, la creazione di percorsi interdisciplinari specifici, la stretta collaborazione con i Medici di Medicina Generale porterà a diagnosi e terapie più precoci e ad una prevenzione della disabilità. Un' applicazione pratica e non teorica del concetto “ospedale -territorio” in cui il Medico di Medicina Generale faccia la sua parte attiva e centrale sul territorio, selezionando i pazienti con “sintomi di allarme” per queste patologie ed inviandoli precocemente nei centri di riferimento.
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