Lavoro e professione

Medici convenzionati, le promesse della legge di Bilancio e le attese sulla Convenzione. Scotti (Fimmg): «Vigileremo»

di Barbara Gobbi

La legge di Bilancio ha portato ai medici convenzionati la buona notizia del comma 412 sui rinnovi contrattuali del personale Ssn, in cui Mmg &Co sono esplicitamente citati. «Ora - spiega però il segretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti - si tratta di monitorare attentamente l’evoluzione della vicenda in mano al Governo che verrà, dopo la crisi al buio appena affrontata. Senza il Dpcm attuativo, quel dettato resta infatti lettera morta. Ed è chiaro - aggiunge guardando alle risorse - che la quota per l’anno prossimo si limita ai 70 milioni del 2017: i 40-60 milioni di vacanza contrattuale accumulati ogni anno, le Regioni avrebbero già dovuto accantonarli di esercizio in esercizio». Anche di questo, Scotti parlerà martedì 13, nell’incontro con il coordinatore del comitato di settore-Sanità Massimo Garavaglia che si inscrive in una serie di scambi informali con i presidenti di Regione. Obiettivo: capire se le istanze che traspaiono nell’ultima bozza trasmessa dalla Sisac di Vincenzo Pomo siano riconducibili a unità. L’orizzonte della ripresa delle trattative ha quindi bisogno di chiarimenti, anche in vista dei nuovi incontri per tavoli separati, intorno al 20 dicembre. I motivi di perplessità non mancano: intanto fa storcere il naso il pieno recepimento della riforma Brunetta in tema di provvedimenti disciplinari per mancata applicazione del contratto. «È assurdo - afferma Scotti - applicare ai medici convenzionati, che non godono delle tutele previste per la dipendenza, la legge a questa destinata e che coinvolge la medicina generale solo quando si fa riferimento ai certificati di malattia». Non solo: Fimmg chiede anche una maggiore attenzione al ricambio generazionale, con la velocizzazione degli accessi (oggi passano due anni tra corso di formazione e attribuzione dell’incarico) e una redistribuzione dei pazienti che tenga conto del saldo negativo tra gli 8mila medici che usciranno dal mercato del lavoro da qui a 8 anni e i cirtca 2.500-3.000 che entreranno (il corso di formazione ne sforna circa 7-800 l’anno). E sia Fimmg che Smi, il Sindacato medici italiani, sono perplessi sulla declinazione in tre opzioni, per territori, della continuità assistenziale, introdotta nella nuova bozza di Acn. «Chi deciderà?». Si chiede il vice segretario nazionale vicario dello Smi Luigi De Lucia. Che richiama anche il nodo risorse: «La quota variabile - chiede - va valorizzata in seno all’Acn e non demandata agli accordi regionali. È lì che si gioca la possibilità di riorganizzare il lavoro e la gestione dei fattori produttivi». Solo un’adeguata remunerazione di assistenti e collaboratori di studio, così come degli strumenti necessari al medico che sarà operativo nelle Aft, potranno infatti garantire - è la convinzione - il mantenimento dei livelli assistenziali e il ricambio generazionale. No al criterio isorisorse, è la parola d’ordine dei sindacati. Che auspicano la quadratura del cerchio di un contratto ancora lontano dalla definizione: ben che vada, è opinione comune, si slitterà a 2017 inoltrato con ricadute applicative concrete non prima del 2018.


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