Lavoro e professione
Professioni sanitarie a raccolta: «Le priorità: risorse Ssn, sblocco assunzioni e contratti, nuove competenze»
di Ro. M.
Stop al depauperamento del Ssn per fermare l'arretramento del welfare sanitario pubblico e avviare una reale lotta agli sprechi; sblocco delle assunzioni e della contrattazione nazionale;
revisione e implementazione delle competenze specialistiche per le professioni sanitarie, secondo un doppio asse, clinico e quello gestionale, prevedendo incarichi di responsabilità funzionali, professionali e specialistici. Sono queste le principali priorità che le organizzazioni sindacali e le rappresentanze delle professioni sanitarie hanno ribadito oggi al Governo e a tutte le Istituzioni coinvolte durante l’incontro di oggi a Roma dal titolo «Un sistema sanitario davvero innovativo? Costruiamolo insieme!», organizzato dalle federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil. Obiettivo dell’iniziativa: definire un percorso per la crescita delle competenze per la qualità del lavoro in sanità.
All’evento hanno partecipato oltre 500 rappresentanti dei 650mila professionisti della sanità che fanno capo alle Federazioni degli infermieri, delle ostetriche, dei tecnici di radiologia e del Conaps, il coordinamento nazionale di tutte le professioni regolamentate ma ancora non ordinate in Ordini e Collegi.
La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha ribadito che quella del personale Ssn è il primo punto dell’agenda 2017. «Le priorità per il prossimo anno - ha detto nel corso del convegno - per la prossima legge di Stabilità sono due in particolare: il personale, per un patto di riconoscimento con i lavoratori per il sistema salute e lo sblocco del turn over, per dare l'accesso alla professione; naturalmente anche la stabilizzazione dei precari, che non è una cifra immensa». E sui costi Lorenzin getta acqua sul fuoco. «Quanto ci costa? Non tanto - dice Lorenzin - pensavo che deve essere parte di uno dei due miliardi di aumento del Fondo
del sistema sanitario del prossimo anno». Inoltre la ministra ha ribadito come sia necessario «aumentare la spesa farmaceutica, rifinanziare il fondo per l'Epatite C, e incrementare quella per gli oncologici. La spesa - aggiunge - non va solo calcolata, ma anche seguita e monitorata».
E i sindacati la prendono in parola. «Prendiamo per impegni le dichiarazioni del ministro - dicono Serena Sorrentino, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio, segretari generali di Fp-Cgil Cisl,Fp Uil,Fpl al termine dell'intervento - sull'apertura di un confronto vero con tutte le rappresentanze dei lavoratori della Sanità, sugli investimenti per migliorare i percorsi di cura e sulle risorse che mancano per rinnovare i contratti di lavoro del pubblico impiego. Ma sulla valorizzazione delle competenze bisogna fare molto di più».
Una voce all’unisono quella dei sindacati «perché la riorganizzazione del sistema sanitario - si legge nella nota congiunta - non può prescindere dal coinvolgimento di chi lavora ogni giorno per garantire cura e assistenza sul territorio».
«Serve innovazione organizzativa e professionale. Vogliamo aprire una grande stagione di coprogettazione dei servizi e dei percorsi di salute. Dobbiamo ridisegnare un sistema sanitario che, dopo la stagione dei tagli lineari e con i contratti di lavoro ancora bloccati, non è più in linea con i nuovi bisogni di salute delle persone e delle comunità. Bisogna puntare sugli investimenti, sul riconoscimento e sulla crescita delle competenze delle professioni sanitarie», spiegano Cgil Cisl e Uil.
Le 14 proposte dei sindacati
Quattordici le proposte presentate oggi al ministro e ai rappresentanti delle regioni: mettere a punto un modello organizzativo che abbia il proprio baricentro nel territorio; prevedere la reale integrazione ospedale-territorio in un modello di continuità assistenziale; implementare le competenze specialistiche per le professioni sanitarie; prevedere standard unici minimi obbligatori, sia professionali che organizzativi, per tutto il territorio nazionale; realizzare indicatori di risultato sia per l'ambito ospedaliero che per quello territoriale; definire le professioni sanitarie e sociosanitarie a livello nazionale, secondo i criteri uniformi fissati dalla comunità europea; ridefinire le competenze e le responsabilità dell'operatore socio-sanitario istituendo realmente un unico percorso di formazione sull'intero territorio nazionale; aprire il confronto con le organizzazioni sindacali, oltre a quello già in essere con le rappresentanze professionali, sulla quantificazione dei fabbisogni di personale per tutte le professioni; progettare corsi universitari di base e post-universitari delle professioni sanitarie con il coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale, delle regioni e delle aziende sanitarie e non solo dell'Università; coinvolgere i professionisti sanitari nell'organizzazione dei corsi universitari anche per quanto riguarda la titolarità di docenza, coordinamento e direzione; stabilire diritto all'educazione medica continua (Ecm) per tutti i lavoratori e a spese del datore di lavoro, quale che sia il ruolo ricoperto e /o il tipo di contratto di lavoro applicato; prevedere permessi retribuiti per formazione universitaria ed Ecm anche ai precari; poter acquisire crediti Ecm in ambito universitario, con il rilascio di crediti Cfu; sbloccare definitivamente la riforma degli ordini per valorizzare e garantire la professionalità.
«Su questi punti vogliamo un confronto di merito con Governo e Regioni», hanno concluso Sorrentino, Faverin e Torluccio: «E al ministro Lorenzin chiediamo più coraggio. Se come ha detto oggi l'investimento nelle professionalità è priorità del governo, lo dimostri subito: porti a termine il percorso di implementazione delle competenze, già avviati per infermieri e tecnici-radiologi, e scommetta sull'innovazione. A partire dal rinnovo dei contratti di lavoro».
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