Lavoro e professione
Cittadinanzattiva: così l’intramoenia «interferisce» su liste d’attesa e ticket
«Altro che strumento per la libera scelta del cittadino!Si stanno abituando i cittadini a considerare l’intramoenia e il privato come normali canali di accesso alle prestazioni di cui si ha bisogno, per sopperire ad inefficienze e squilibri del nostro Servizio sanitario nazionale». Per Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, occorre cambiare rotta ed evitare di «prospettata l’intramoenia ai cittadini come chiave per l’accesso al Ssn», invece di combattere e risolvere problemi annosi come liste di attesa «mal governate, anche in oncologia; ticket persino più alti del costo della prestazione in privato; o ricorso all'intramoenia anche per le analisi del sangue».
Insomma, le “interferenze” dell’intramoenia nel canale istituzionale, riguardo ai tempi di attesa e alla trasparenza delle prenotazioni, ne fanno una delle «aree di rischio corruzione in sanità» tanto da essere affrontate nel dettaglio all'interno dell'ultimo Piano anticorruzione 2015 approvato dall’Anac, che dà raccomandazioni specifiche per evitare comportamenti opportunistici a svantaggio dei cittadini.
«È urgente - prosegue Aceti - che le istituzioni se ne occupino subito e basterebbe iniziare da quattro interventi: approvazione di una norma nazionale che preveda l’obbligo di sospensione automatica dell'attività intramoenia, da parte di regioni e Asl, quando i suoi tempi di attesa prospettati ai cittadini siano inferiori a quelli del canale istituzionale; verifica costante del rispetto sostanziale della normativa che già regola abbondantemente l'intramoenia come la legge 120 del 2007, ancora troppo disattesa; approvazione di un nuovo Piano nazionale per il governo dei tempi di attesa, scaduto ormai da oltre 3 anni, prendendo a riferimento la buona pratica della Regione Emilia Romagna con il suo Piano regionale sulle liste di attesa; l'implementazione sostanziale delle raccomandazioni Anac e verifica periodica. Queste sono solo alcune delle azioni che le istituzioni dovrebbero mettere in campo per poter dire di essere impegnate nella tutela di un Servizio sanitario pubblico, universale, equo e solidale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA