Lavoro e professione
Dentisti: per i pazienti tra catene e studi prevale la qualità
Ciò che conta è la qualità della cura. All’indomani delle polemica tra Andi e catene dentali, una ricerca dell’Istituto Key-Stone su un campione di 1000 famiglie italiane dimostra un certo distacco degli italiani nella scelta dei tipo di studio dentistico cui si rivolgono.
L'attenzione è sulla qualità del dentista non sul modello di studio odontoiatrico «anche se le catene - sottolinea Key-Stone - consentono di accedere alle cure risparmiando».
Alla domanda “Qual è la sua opinione sulle catene dentali? Il 30% non esprime giudizi, ma la maggior parte, oltre un terzo, dichiara che è indifferente poiché ciò che conta non è il tipo di struttura ma la qualità del dentista curante. Un punto di vista ancor più marcato tra i più giovani (38% tra chi ha 20-34 anni) e tra chi ha un livello di scolarizzazione superiore (diploma o laurea). Coloro che vivono in famiglie con un reddito superiore (oltre 3.000€ al mese) sono ancor più orientati a cercare la qualità del dentista senza demonizzare le catene (41%).
Secondo Roberto Rosso, presidente di Key-Stone, «il contenuto risulta essere assai più importante del contenitore: gli italiani desiderano poter accedere alle cure odontoiatriche anche quando non possono permetterselo sotto il profilo economico, e il rapporto fiduciario viene instaurato con l'odontoiatra curante, a prescindere dal modello imprenditoriale della struttura che lo ospita».
Secondo la ricerca il 16% degli intervistati le catene odontoiatriche rappresentano una buona soluzione per accedere alle cure dentistiche e alla cura della salute orale, con una percentuale decisamente più alta nel Nord Est (26%), zona che tradizionalmente presenta il più alto tasso di odontoiatria di capitale. Anche in questo caso all'aumentare del livello di scolarizzazione cresce l'opinione positiva per le catene, mentre il reddito della famiglia non è rilevante per questa opzione.
Tra coloro che contano su un reddito inferiore a 1.500€ e/o hanno un livello di scolarizzazione inferiore il 10% ritiene che l’avvento delle catene odontoiatriche sia l’unica opportunità per le cure più costose, percentuale che raddoppia tra i disoccupati. Secondo i ricercatori, «tale fenomeno lascia intravvedere l’indispensabilità di poter accedere allo studio dentistico a prezzi contenuti per una parte importante di italiani».
L’11% degli intervistati, invece, esprime un giudizio negativo sulle catene: solo un intervistato su 10 non si fida delle catene e ritiene che rappresentino un rischio per la salute. Tale percentuale non è condizionata dal livello di scolarizzazione del campione, mentre aumenta al 16% per coloro che possono contare con un reddito familiare più alto.
Un’ultima considerazione dei ricercatori riguarda il fatto che la grande polemica apparsa sui media tra Andi e le catene odontoiatriche in merito agli emendamenti del Ddl Concorrenza. Tali proposte vorrebbero estromettere coloro che non sono odontoiatri dal controllo delle società di capitale che erogano prestazioni odontoiatriche: «La questione - conclude la ricerca - pare interessare poco l’opinione pubblica».
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