Lavoro e professione
In ricordo di Aldo Pagni medico della persona
di Donatella Lippi (docente di Storia della Medicina, Università di Firenze)
Mentre all'Ospedale Meyer di Firenze, centro di eccellenza della pediatria, prendeva avvio, il 18 febbraio, il Convegno intitolato a «Un nuovo umanesimo scientifico», scompariva Aldo Pagni, vero medico umanista. A lui, in occasione dei suoi 80 anni, era stato dedicato proprio un volume con questo titolo, «Un medico umanista» (a cura di Annarita Frullini e Maurizio Mori,Edizioni Health Communication srl, ndr), in cui venivano ripercorse le tappe della sua carriera medico-professionale, ma nel quale egli implicitamente raccontava le storie, le difficoltà e le aspirazioni di un'intera categoria.
Nella sua carriera professionale, Pagni ha rivestito ruoli prestigiosi: è stato Presidente Fnomceo, ha partecipato a numerose commissioni ministeriali, al comitato nazionale di Bioetica e al Consiglio superiore di sanità. Ma si è sempre sentito un “medico”.
Di questa sua filosofica scelta di vita è prova il volume, che ha voluto pubblicare nel 1996, cinquanta anni dopo che erano stati ricostituiti gli Ordini professionali dei medici (1946), soppressi dal regime fascista nel marzo del 1935: Pagni, allora Presidente Fnomceo, promuoveva la realizzazione di una raccolta di saggi e approfondimenti sugli aspetti corporativi, i problemi deontologici, le istanze della complessità di una Medicina attraversata da cambiamenti epocali.
Nella celebrazione pubblica di un evento, che rappresentava il ricordo di una libertà riconquistata, Aldo Pagni ripercorreva in una disamina lucida, ma, allo stesso tempo, partecipata, la storia di un organismo professionale verso il quale sentiva un fortissimo senso di appartenenza e una altrettanto forte responsabilità.
Il rapporto medico-paziente, la qualità della professione, il percorso formativo dei futuri medici: Pagni non si è sottratto alla sfida di questi grandi temi.
Non solo. Nel secolo delle specializzazioni, tessere di un mosaico che, spesso, non riesce a ritrovare la sua unità, Pagni fondava, nel 1982, la Società Italiana di Medicina Generale (Simg), in un apparente movimento controcorrente: di fronte allo specialismo esasperato, richiamava, infatti, il ruolo fondamentale del “medico di famiglia”, invocando un tirocinio in Medicina generale, che si sarebbe realizzato, nel giro di poco tempo, in una convenzione tra i Medici di Medicina Generale e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze.
«La Medicina Generale è olistica, attenta all'uomo nella sua interezza… è la componente del sistema sanitario che fornisce agli individui, alle famiglie e alle comunità assistenza medica primaria, continuativa, completa e coordinata, in funzione della realizzazione di una terapia e di una prevenzione individualizzata, integrando le attuali conoscenze medico-sanitarie di natura biomedica, psicologica e sociale».
In un quadro in cui regnano la frammentazione specialistica, la medicina basata sull'evidenza, la tecnologia, la computerizzazione delle diagnosi, le linee guida, le note sui farmaci, gli algoritmi e gli alberi decisionali dei “sistemi esperti”, Pagni ha promosso la ricomposizione di competenze e conoscenze con l'uso di questi nuovi strumenti.
«Purtroppo - scriveva Tiziano Terzani - quella figura di medico che conosce bene non solo la sua materia, ma anche la vita, che ha una solida conoscenza scientifica, ma concepisce ancora la medicina come un'arte non esiste più e non viene più prodotto…».
Pagni, questa lezione, non l'ha mai dimenticata.
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