In parlamento

Anelli: 383 medici deceduti per il Covid, vaccini e dispositivi siano attività strategiche dello Stato

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“Nell’ottica di una strategia di prevenzione che vede la tutela della salute quale fondamentale e principale obiettivo della professione medica, la produzione di vaccini e quella di dispositivi di protezione individuale devono essere considerate attività strategiche per lo Stato”. Lo ha affermato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, audito alla Camera dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid.

Nella fase iniziale della pandemia di Covid-19, ha rilevato Anelli, “vi è stato un deficit strutturale dell’industria italiana in ordine alla produzione di vaccini e dispositivi di protezione individuale. Questo ovviamente potrebbe aver ritardato la campagna di vaccinazione di massa nel nostro Paese, facendo emergere preoccupanti divergenze tra regione e regione e un’inaccettabile disparità di utilizzo delle dosi vaccinali sul territorio nazionale”. “Quello che è mancato nella prima fase pandemica - ha osservato - è stata una strategia dell’Ue sui vaccini mirata a garantire la fornitura di un numero sufficiente di vaccini contro il Covid-19 in funzione dell’evoluzione della situazione epidemiologica e relativa alla quantità necessaria per una campagna di immunizzazione della popolazione europea”.

Anelli ha inoltre sottolineato che “la capacità produttiva delle case farmaceutiche titolari del brevetto non è stata in grado di fornire la quantità sufficiente di dosi perché la titolarità del brevetto ha consentito una licenza di produzione in esclusiva. Sarebbe stato opportuno, a nostro avviso e come da noi suggerito, attivare fin da subito l’opzione delle licenze obbligatorie, prevista dagli accordi Trips (Trade-Related aspects of Intellectual Property rights), come possibile deroga in casi di pandemia o di esigenze di sanità pubblica, per aumentare - ha concluso - la produzione di vaccini”.

Il presidente Fnomceo, infine, ha ricordato “ i 383 medici e odontoiatri che hanno perso la vita per il Covid, soprattutto nella prima fase della pandemia, quando ancora non erano disponibili i vaccini e mancavano anche i più elementari dispositivi di protezione. Del loro operato, della loro abnegazione deve rimanere memoria, perché solo attraverso la memoria di ciò che è accaduto può passare la ricostruzione del nostro Servizio sanitario nazionale e delle nostre stesse esistenze”.


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