In parlamento

G7: ecco le grandi sfide della salute e della diversità globale

di Gian Antonio Girelli*

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24 Esclusivo per Sanità24

Di grande attualità e motivo di profonda riflessione i temi trattati al G7 sanità di Ancona del 10 e 11 ottobre. Antibiotico resistenza, cambiamenti climatici, architettura sanitaria, invecchiamento attivo e prevenzione, intelligenza artificiale e il loro impatto sulla salute fra gli argomenti principali. Si sono colti nei Paesi del G7, ma anche in quelli ospiti, India, Brasile e Sud Africa, nonché in organizzazioni come l’Ocse e la Fao, alcuni punti di massima condivisione.

Innanzitutto la necessaria innovazione rispetto alla farmacologia e alla diagnostica per contrastare l’antibiotico resistenza dove il farmaco diventa inefficace per l’eccesso nell’uso. In questa prospettiva serve una particolare attenzione all’informazione che il medico dà al paziente unita ad un rigore e una rapidità della diagnosi grazie a strumenti sempre più innovativi come l’impiego dell’approccio sindromico per l’analisi dei patogeni e l’identificazione dell’antibiotico adeguato.

Emerge così la consapevolezza della necessità di sempre più mirati investimenti nella ricerca e nella sperimentazione, affrontando con decisione l’emergenza climatica e le sue origini, che riguardano la salubrità dei luoghi in cui viviamo, l’impatto sull’ambiente dei modelli sociali, ma anche la preparazione di adeguate professionalità capaci di affrontare le emergenze nonché la predisposizione di strutture “pensate” anche in funzione di possibili eventi eccezionali.

Ma in un contesto che vede un Occidente che invecchia e il resto del mondo che va in direzione opposta, solo la prevenzione può garantire un futuro di salute. Quindi educazione a stili di vita e alimentare, salubrità e sicurezza dei luoghi in cui si vive e lavora, screening e vaccinazioni, un’idea di sanità capace di raggiungere le persone nel momento della malattia, sono le priorità da perseguire, tenendo conto più della prossimità che del territorio. In tutto questo l’intelligenza artificiale può essere di grande aiuto. Garantita la necessaria riservatezza (si parla dei dati sanitari delle persone), è solo da una seria analisi ed elaborazione di informazioni che si possono prevedere gli scenari e le risposte per il futuro. Ha colpito come sia diffusa la consapevolezza che sempre di più bisogna agire secondo un “fare insieme” per trovare le risorse, per ottimizzarle, per impedire che le misure prese da singoli Stati vengano usate da altri per concorrenza sleale in economia. È importante partire da un necessario lavoro politico per arrivare a favorire l’interscambio tra le varie realtà tecnico-scientifiche.

Certo rimangono due sfide aperte: una nazionale e una umanitaria. Nazionale per rispondere ai problemi che le persone vivono quotidianamente: liste d’attesa, obbligo di “acquistare” prestazioni, rinuncia alla cura per l’impossibilità finanziaria e territoriale di offerta di salute. Qui servono decisioni coraggiose per mettere più risorse e guardare in modo diverso alla sanità, non più intesa come cura di una malattia, ma come presa in carico della complessità di una persona. Umanitaria, perché come il Covid ha insegnato, non esiste vera salute se non si cerca di garantirla a tutti. Riguarda la disparità sociale dei singoli Stati, riguarda il principio di solidarietà che deve coinvolgere la parte del mondo per così dire evoluta, verso l’altra parte, che vive situazioni di estrema precarietà e vulnerabilità, anche sanitaria. Potenzialità tecnologiche, sistemi digitali e informatizzazione devono essere strumenti di solidarietà e uguaglianza, non di ulteriore frattura fra le persone. Il riferimento (per l’Italia è d’obbligo, ma valido anche per gli altri Stati) è l’articolo 32 della nostra Costituzione, che parla di universalità del diritto alla cura e di individuo, non di cittadino, richiamando al dovere di solidarietà che non riguarda solo l’io o un ristretto noi, ma tutti.

*Membro della XII Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati


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