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Farmaci/Aifa: distribuzione diretta e per conto vale 8 miliardi. Fnomceo: coinvolgere le Case di comunità
di Red.San.
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"La distribuzione dei farmaci direttamente dagli ospedali o "per conto" (Dpc) tramite le farmacie vale nel complesso oltre 8 miliardi, rimborsati dal Ssn ed ha diversa eterogeneità sul territorio, con punte del 90% di incidenza sul totale in Emilia Romagna". Così Francesco Trotta (Ufficio Monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni di Aifa, Agenzia del farmaco), audito in commissione Affari sociali della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla distribuzione diretta e sulla Dpc dei farmaci in Italia. "Per renderle comparabili ci si deve concentrare sulla diretta di fascia A - ha precisato Trotta -: su 6,6 miliardi, il valore della spesa per i pazienti cronici vale 4 miliardi. Dai dati di spesa e di consumo c’è dal 2018 al 2021 un aumento da parte delle Regioni dell’uso del canale Dpc e una diminuzione alla diretta di classe A. Uno dei punti che rimane da approfondire nella Dpc è il costo del servizio che appare fortemente eterogeneo tra le Regioni, elemento che andrebbe corretto possibilmente con un unico accordo nazionale, visto che il servizio reso è uguale in tutte le farmacie del territorio. Infine, con il trasferimento dalla Dpc alla convenzionata si avrebbe un raddoppio dei costi".
In definitiva, nel 2018-2021 la spesa per farmaci erogati in diretta in fascia A è in diminuzione mentre aumenta quella in Dpc e poco più del 35% delle confezioni è dispensato in entrambi i canali.
La ricetta illustrata dal presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, sempre in commissione Affari sociali prevede "di ampliare la distribuzione diretta dei farmaci, coinvolgendo nella dispensazione anche le Case di comunità". Ma anche " inviare i medicinali al domicilio del paziente, per il tramite delle farmacie territoriali o con meccanismi diversi, valorizzando in ogni caso il ruolo dei medici di medicina generale per la prescrizione e dei farmacisti per la dispensazione". "Le norme attuali – ha sottolineato – erano nate con l’obiettivo di migliorare l’equità di accesso alle cure. Purtroppo, non tutte le Regioni hanno creduto sino in fondo in questo meccanismo, e la distribuzione diretta e/o per conto risulta applicata a macchia di leopardo e con modalità diverse sul territorio".
Tortuoso, sempre a parere del presidente Fnomceo, il percorso che oggi il cittadino è costretto a fare per ottenere i farmaci del cosiddetto “Prontuario Ospedale Territorio”, che ricomprende i principi attivi interessati dalla distribuzione diretta o per conto: il paziente è infatti costretto a uno “slalom” tra specialista, medico di medicina generale e, infine, farmacia ospedaliera, distrettuale o territoriale.
"È evidente, a nostro avviso, che questo percorso debba essere ottimizzato al fine di garantire al contempo: il massimo della facilità d’accesso, della sorveglianza clinica al paziente e l’ottimizzazione economica, in primis per il cittadino e ove possibile per il Servizio sanitario nazionale, nell’ottica della sua sostenibilità – ha spiegato Anelli -. Il punto non è tanto il risparmio, lo sconto, ma è dare un servizio al cittadino: in quest’ottica, l’intero sistema di distribuzione va rivisto".
"Dunque, le attività delle case di comunità, delle centrali operative territoriali che presentano quali elementi fondanti e alla base della loro organizzazione l’informatizzazione e la progettualità, potrebbero essere considerate in funzione di ottimizzare i suddetti percorsi – ha proposto – al fine di consentire al paziente di ottenere il farmaco senza troppi spostamenti e in tempi più brevi, garantendo al tempo stesso una più accurata sorveglianza clinica del paziente. Mentre, infatti, lo specialista visita il paziente con cadenze spesso più o meno lunghe, il medico di famiglia diventa più direttamente il «sorvegliante» dello stato clinico del paziente potendo di conseguenza gestire al meglio la promozione dell’aderenza terapeutica, dell’idoneità, dell’appropriatezza prescrittiva e della continuità terapeutica. Sarebbe questa una visione innovativa che andrebbe nel senso della “medicina di iniziativa” prevista per le “Case di comunità” e che si potrebbe pensare di estendere alla dispensazione del primo ciclo di terapia, come già oggi avviene in alcune Regioni all’atto della dimissione dagli ospedali".
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