In parlamento
Malattie cardiovascolari: riprende quota il progetto di screening Cardio50
di Sonia Fregolent *
24 Esclusivo per Sanità24
Ogni anno in Europa le malattie cardiovascolari (MCV) determinano la morte di 4 milioni di persone, rappresentando la principale causa di decessi nei soggetti al di sotto dei 65 anni. Si stima che in Europa le MCV causino una spesa di 200 miliardi di euro all’anno (53% dei costi sanitari diretti, 26% di perdita della produttività e 21% di costi indiretti) e siano responsabili del 23% di tutti i DALYS (Disability adjusted life years). Le MCV costituiscono in Italia uno dei più importanti problemi di salute pubblica e sono tra le principali cause di mortalità, morbosità ed invalidità.
Il Disegno di legge da me presentato “Norme in materia di prevenzione delle malattie cardiovascolari” ha finalmente ripreso l’esame e oggi – anche a seguito degli enormi disagi causati dalla pandemia - abbiamo una buona opportunità per tentare di approvare di approvare queste misure – condivise da maggioranza ed opposizione - prima della fine della legislatura.
Il DDL istituzionalizza all’articolo 1 lo “Screening CARDIO50”, un programma organizzato per i residenti nel territorio nazionale, i quali, al compimento del loro cinquantesimo anno di età, potranno essere sottoposti alla valutazione di alcuni parametri utili per individuare eventuali condizioni di rischio cardiovascolare, venendo indirizzati, qualora necessario, verso percorsi strutturati di risposta.
Per un’efficace attuazione del programma, spetta al ministero della Salute e alle Regioni l’inserimento dello “Screening CARDIO50” nel nuovo Piano nazionale della prevenzione e nei conseguenti piani attuativi regionali, assicurando le risorse e gli strumenti necessari per l’avvio, l’estensione ed il consolidamento del programma su tutto il territorio. Lo screening andrà raccordato con programmi di promozione della salute già attivi od in fase di sviluppo (iniziative di comunità volte a favorire l’adozione di stili di vita sani).
L’obiettivo di identificare precocemente le malattie cardiovascolari era previsto anche nel Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) 2014-2018 attraverso percorsi di screening.
Tale obiettivo trae origine da una best practice valorizzata nell’ambito del Programma del Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie (CCM) 2009 “Attivazione di un progetto di prevenzione cardiovascolare primaria sul modello dei programmi di screening oncologico” e CCM 2013 “Programma organizzato di screening del rischio cardiovascolare finalizzato alla prevenzione attiva nei soggetti cinquantenni” (Cardio50), che partendo dalla Regione Veneto ha coinvolto 22 ASL in 12 Regioni.
Entrambi i progetti prevedevano la chiamata attiva della ASL per una visita ambulatoriale atta ad individuare condizioni di rischio cardiovascolare (soggetto in sovrappeso, iperteso, fumatore, displipidemico, iperglicemico, sedentario), indirizzando successivamente il paziente verso corretti stili di vita o adeguati percorsi terapeutico-assistenziali multidisciplinari.
Con il diffondersi della pandemia si sono aperti nuovi scenari sanitari che hanno evidenziato l’urgenza di interventi preventivi mirati, identificando come categoria maggiormente a rischio i pazienti con patologie cardiovascolari. Un recente studio italiano pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha dimostrato una mortalità del 50% nei pazienti trapiantati affetti da Covid-19 ed una probabilità di morire cinque volte maggiore per le persone con scompenso cardiaco, se contagiate (European Journal of Heart Failure). In Italia, su 59.394 pazienti positivi al Covid-19 e deceduti a causa di questa patologia, ben oltre il 70% ha riscontrato patologie cardiovascolari (Istituto Superiore di Sanità).
A seguito di un proficuo confronto avuto con le principali società scientifiche del settore sono stati già presentati degli emendamenti volti ad estendere gli screening ai soggetti più anziani (over 65) al fine di diagnosticare in tempi utili per il trattamento le malattie cardiache strutturali (SHD) e la fibrillazione atriale. In Italia il 12,5% della popolazione che ha superato i 65 anni soffre di malattie valvolari, ben oltre un milione di persone (e un terzo di questi non è trattato). Un numero destinato ad aumentare: nel 2040 si stima che tra gli over 65 soffriranno di malattie cardiache strutturali (SHD) 2,5 milioni di persone. Le SHD gravano notevolmente sui pazienti e sulla società, provocando, nelle forme più gravi della malattia, un aumento delle disabilità e una ridotta aspettativa di vita. Inoltre, le patologie valvolari cardiache, comportando maggiori ospedalizzazioni, rappresentano un onere significativo per i sistemi sanitari.
Dai risultati di uno studio CEIS (Centre for Economic and International Studies, Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Tor Vergata) - che ha analizzato i dati INPS sulle SHD dal 2014 al 2019 – risulta una crescita allarmante delle SHD anche in termini di costi socio-previdenziali. Nel quinquennio considerato è aumentato del 25% il numero di richieste di invalidità per diagnosi accertata di patologia valvolare, e il 30% dei richiedenti ha un'età inferiore ai 65 anni E' cresciuto del 20% anche il numero di invalidi con indennità di accompagnamento per queste patologie: e, in questo caso, il 97% di questa spesa è destinata a soggetti con più di 65 anni.
Il disegno di legge così emendato – grazie anche all’inclusione del principio della prevenzione di precisione con il fine di modulare gli interventi diagnostici in funzione di sottogruppi della popolazione e all’interno dei percorsi strutturati per garantire l’appropriatezza - offre un ampio spettro di protezione dalle malattie cardiovascolari che sono oggi in Italia il big killer numero uno.
In considerazione dunque della mortalità legata a tali patologie, il DDL può rappresentare un passo verso un futuro piano per le malattie cardiovascolari. Investire in prevenzione limiterebbe l’attività invasiva sui pazienti, lasciando invariata la loro qualità di vita. Dare priorità alle malattie cardiovascolari è oggi possibile, implementando piani di intervento per la diagnosi precoce e migliorando al contempo la sostenibilità sociale e dei sistemi economico-sanitario del Paese.
* 12° Commissione igiene e sanità del Senato
© RIPRODUZIONE RISERVATA