In parlamento
Attenti al centralismo e all'eccessiva burocratizzazione della «nuova» Pubblica amministrazione, riforma a rischio oscuramento
di Tiziana Cignarelli *
24 Esclusivo per Sanità24
Rimane critica la nostra posizione sui decreti reclutamento e governance, non adeguatamente legati al Pnrr. Dopo le Linee Programmatiche per la PA del ministro Brunetta, che avevano fatto bene sperare, non avevamo condiviso, né sottoscritto, il Patto per il Lavoro Pubblico, che appariva limitato negli impulsi di rilancio e rigenerazione della PA e nel potenziamento della digitalizzazione e telematizzazione, senza convergenza verso un rinnovato e partecipato “sistema pubblico”; e nessun reale apporto alla parità di genere nell'accesso ai ruoli dirigenziali ed apicali di vertice.
In audizione presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, la Codirp, la Confederazione della Dirigenza Pubblica, rappresentativa di competenze specialistiche multidisciplinari, ha evidenziato l’eccessivo centralismo e l'assenza di discontinuità nell’impostazione burocratica della PA, a danno della prossimità ed efficienza dei servizi a cittadini e imprese. Come anche il mancato potenziamento di una vera e propria classe dirigente di frontiera, impegnata ogni giorno sul territorio a rinnovare la PA, offrendo le proprie competenze per migliorare i servizi e il supporto civico-socio-economico alla collettività.
Registriamo un eccessivo allungamento della catena di comando e l’eccesso di Tavoli, riunioni, comitati e commissioni.
La Cabina di regia sembra avulsa dalla possibilità di messa a conoscenza delle problematiche e quindi dalla possibilità di immediatezza ed efficacia degli interventi correttivi. Chi avvisa e come i decisori di vertice? I controllori? I controllati? I tavoli di riunione? Come e quando errori, inerzie, ritardi e anomalie arrivano alla Cabina di regia?
Il disegno di legge cd. Governance e semplificazione, pur proponendosi come provvedimento di impianto generale, si inserisce in realtà in un quadro di intersecazione normativa e burocratica in cui, alle prevedibili difficoltà della Cabina di regia, non potrà porre rimedio nemmeno il sistema parlamentare, mancando la previsione di un parallelo e contestuale esame del Parlamento, nel mentre pullulano iter e percorsi che incidono in realtà sull’assetto generale, intersecando ambiti in tutto o in parte sovrapponibili, con rischi di ritardi, inefficienze e contraddizioni.
È il caso, ad esempio, del decreto legge n. 80 del 9 giugno 2021 approvato, che disciplina le “misure organizzative a supporto del sistema di coordinamento, gestione, attuazione, monitoraggio e controllo del Pnrr”. Evidenti le ricadute e le interconnessioni tra gli interventi normativi in corso di promulgazione che rischiano di frammentare il disegno complessivo, pur comprensibile e condivisibile enunciato negli intenti.
Velocità della ripresa e della tempistica delle attività e dei lavori da realizzare, spinta a mettere in campo le azioni facendo leva sulle competenze, da valorizzare quali punto di raccordo tra pubblico e privato: sono le direttrici di una architettura che il decreto delinea in modo tecnicamente sfaccettato, ma rischiando di lasciare un punto debole scoperto, che riteniamo cruciale: la determinante dei tempi e della qualità di realizzazione dei progetti.
Così come disegnata, la struttura di raccordi tra cabina di regia, organismi, segreterie, comitati e vertici delle amministrazioni centrali e territoriali coinvolte, appare in contraddizione con l’effettiva ed immediata attuabilità, elementi principali da tenere in considerazione per monitorare e corroborare progetti e prodotti previsti dal Pnrr.
Va evitata la anche solo parziale replicazione di figure e moduli già adottati in passato, trasfigurati dal tessuto connettivo burocratico con esiti purtroppo ben noti a tutti, che oggi ci costringono a questo sforzo di vera e propria rigenerazione.
La ipotizzata snellezza del potere di intervento suppletivo successivo, potrebbe essere neutralizzata dalla lentezza, tardività o farraginosità della circolarità e dell’arrivo a destinazione delle informazioni sull’andamento e sullo stato delle situazioni concrete e reali di progetti e lavori.
Ad evitare questo pericolo, questo collo di bottiglia burocratico, avevamo proposto di inserire in questa architettura e in questo momento un raccordo diretto tra la cabina di regia e l’andamento dei lavori e dei progetti, i cosiddetti SAL – stato di avanzamento lavori - che il flusso e gli iter amministrativi, allentando la verticalità della “piramide” ordinamentale e organizzativa, che rischia di non consentire l’arrivo di dati ed elementi tempestivi e conformi alla realtà.
Abbiamo presentato proposte operative per un raccordo diretto tra la Cabina di regia e l’andamento dei lavori e dei progetti, grazie alle competenze tecniche multidisciplinari e interprofessionistiche già presenti e da ulteriormente implementare nella PA. Occorre il coraggio di far interagire direttamente con la cabina di regia le componenti vitali della società, Diventerà altrimenti difficile che dal quadro pure tecnicamente di qualità discenda una concretizzazione altrettanto efficace. Alto è il rischio che la macchina si inceppi perché in realtà non sarà possibile conoscere direttamente quanto accade e la carenza di un filo diretto risulta un vulnus in grado di inficiare l’intero sistema pubblico. C’è il rischio in caso contrario di frammentare e indebolire il disegno complessivo di un piano di riforma che invece deve rilanciare l’Italia dopo il declino di questi ultimi anni, non solo a causa della pandemia.
Per non parlare della pericolosa gerarchizzazione evocata dal decreto Reclutamento, nel quale si vogliono assumere le migliori competenze professionistiche e specialistiche, ma purtroppo si offrono inquadramenti non di area dirigenziale e, quindi, con ridotta responsabilità e autonomia organizzativa e professionale. Come potranno esprimersi in progetti e operatività gli specialisti ed esperti della PA se vengono sottordinati alla dirigenza burocratica?.
Le figure apicali rimangono le stesse nella nuova PA? Le nuove e tanto invocate competenze specialistiche, introdotte come funzionari amministrativi, peraltro non stabilizzati, costituiscono un grave controsenso. Come si può pensare che il Pnrr si poggi su competenze tecniche subalterne alle burocrazia? Come si può pensare che la leva dei professionisti introdotta nel Pnrr e nei documenti programmatici sia inquadrata nel funzionariato, per di più a tempo determinato (art.1 comma 13 decreto)? Super specializzati ma privi di autonomia, ingessati nella gerarchia burocratica, deboli per instabilità del rapporto; come potranno dare la spinta necessaria ai progetti? Testimone della poca attrattività di questa tipologia di inquadramento nella PA, connessa a poteri e remunerazioni non adeguate, è il flop dei concorsi che si sono svolti giorni fa anche al Sud, con l’assenza di candidati che preferiscono offrire in altri ambiti o all’estero le proprie competenze e specializzazioni. Nemmeno questi segnali convincono a cambiare? Non si vuole o non ci si riesce?
* Avvocato, Segretario Generale Codirp
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