In parlamento
Decreto vaccini, le ragioni di un auspicabile posticipo
di Silvio Garattini (Direttore, Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”)
In linea generale sono favorevole al principio del Disegno di legge n. 2856 che sottolinea l'importanza e i grandi benefici delle vaccinazioni raccomandate e che sostiene la grande responsabilità dei genitori che negano ai propri figli tali benefici, esponendoli a probabilità di gravi malattie. Anche la obbligatorietà ha un suo fondamento, considerando che la libertà dei singoli termina quando lede la salute degli altri.
Detto questo, vorrei avanzare alcune considerazioni e proposte con spirito positivo mirante a migliorare la legge.
In linea generale questa legge non è inserita in una più vasta strategia tendente ad accompagnare l'obbligatorietà con un vasto programma informativo ed educativo. Stanziare 200.000 € per questa attività significa rinunciare appunto ad un intervento che non solo deve utilizzare i mass-media classici, ma deve entrare capillarmente nell'ambito dei social network e nei siti caratterizzati da un'ideologia “antivax”.
Anche per queste ragioni sarebbe meglio non accelerare il progetto con il rischio di fare confusione perché le strutture scolastiche richiedono tempo ed adeguata formazione per essere efficienti. Tenendo conto del fatto che già gli ambulatori per le vaccinazioni sono sovraccarichi e hanno lunghe code, sarebbe meglio iniziare questa attività con l'inizio del prossimo anno scolastico 2018-2019 al fine, come già detto, di avere un tempo sufficiente per ottimizzare tutte le necessarie procedure.
Concentrare l'attenzione sull'asilo nido è insufficiente perché la presenza negli asili rappresenta una minoranza. Alcuni dati indicano che solo il 2 percento dei bambini frequenta il nido in Calabria, mentre anche nelle Regioni più organizzate come l'Emilia Romagna negli asili si raggiunge solo il 30 percento. Ciò protegge ovviamente coloro che frequentano l'asilo, ma non è sufficiente a raggiungere la soglia del 95 percento che assicura una immunità diffusa. È anche necessario che le vaccinazioni non siano limitate ai bambini, ma siano estesi i richiami necessari agli insegnanti e a tutto il personale scolastico, nonché a tutto il personale sanitario. Si ricorda che la presenza di casi di morbillo riguarda soprattutto gli adulti con un'importante percentuale di medici e operatori sanitari. L'obbligo, assolutamente necessario, per il personale sanitario avrebbe anche un grande valore simbolico e di persuasione nei confronti del pubblico.
Alcuni ritocchi al calendario vaccinale potrebbero essere utili. Ad esempio per quanto riguarda la somministrazione dell'anti-haemophilus nei non vaccinati della coorte 2001-2011: manca un vaccino autorizzato al di sopra dei 5 anni di età. Potrebbe essere preferibile eliminare l'obbligo per questo vaccino limitatamente alla coorte 2001-2011. Si potrebbe omettere per il momento la vaccinazione per il meningococco B e C, in attesa di avere dati più sicuri sulla reale durata nel tempo dell'effetto immunitario e considerando la bassa contagiosità del meningococco e la bassa prevalenza di portatori sani in età infantile, che rendono meno rilevante il potenziale impatto sulla protezione della salute della comunità della vaccinazione nei primi anni di vita. I dati delle coperture vaccinali indicano, per altro, una buona adesione, in aumento nel tempo, alle vaccinazioni contro il meningococco. Riducendo a 10 si potrebbe contare di fatto solo su due somministrazioni iniziali con un vaccino esavalente ed uno tetravalente.
Un ultimo punto che non è inserito nel disegno di legge riguarda il problema della tossicità dei vaccini su cui circolano molti dati aneddotici e fasulli. È molto importante in questo senso mettere a punto un sistema di farmacovigilanza che non riguardi solo l'acquisizione dei rapporti spontanei, ma sia un vero progetto di ricerca riguardante una farmacovigilanza “pro-attiva”. È sui problemi della tossicità che si gioca la fiducia e il consenso dei cittadini. Occorre rendere pubblici i dati con grande trasparenza per discuterli e per precisare quali siano le forme di tossicità che hanno a che fare con le vaccinazioni. Occorre educare il pubblico a capire quanto sia difficile stabilire un rapporto di causa ed effetto, sottolineando che il vaccino protegge da una specifica patologia infettiva ma non protegge da tutte le altre patologie che si svilupperebbero in ogni caso, indipendentemente dalla vaccinazione. Senza questa azione, che deve essere capillare, è difficile far ritornare la fiducia dei cittadini nella gestione della sanità pubblica.
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