Dal governo

Risorse, formazione, edilizia sanitaria, governance del farmaco, cure primarie. Regioni e Lorenzin aggiornano l’agenda

di Barbara Gobbi

Le risorse finanziarie in campo e quelle che mancano all’appello. La dotazione in termini di professionisti del Ssn. Gli investimenti in nuovi macchinari e in edilizia sanitaria. La governance del farmaco. Il rilancio della medicina del territorio, con un occhio attento al nuovo ruolo dei Mmg. La riforma di Aifa, Agenas e Iss.
In buona sostanza, tutti (o quasi) i macro temi affrontati nel Patto della salute del luglio 2014 e fino a oggi rimasti in stand-by. Se n’è parlato oggi nel corso di un’ampia riunione tra le Regioni e la ministra della Salute Batrice Lorenzin, nel corso della quale inevitabilmente si è affrontato anche il tema vaccini. Oggi comincia infatti la discussione dei circa 300 emendamenti presentati in commissione Igiene e Sanità del Senato al Ddl 2856 di conversione del decreto legge sull’obbligo a scuola. E se le Regioni, come hanno ribadito il coordinaore degli assessori Antonio Saitta e la presidente del Friuli venezia Giulia Debora Serracchiani, auspicano modifiche sui tempi di attuazione del provvedimento, sullo snellimento delle procedure burocratiche, sulla necessità di introdurre l’obbligatorietà anche per gli operatori sanitari e sulle sanzioni, la ministra ha ribadito la linea e «l’esigenza di partire subito, perché dobbiamo fare alzare le coperture».

L’autonomia finanziaria e sui Lea. Vaccini a parte, al tavolo Regioni-ministero, chiesto dal presidente Stefano Bonaccini, i temi erano altri. I governatori chiedono innanzitutto un’inversione di rotta sotto il profilo delle risorse (accompagnato dalla sollecitazione sulle definizione del riparto del Fabbisogno standard 2017). E, forti anche dei risultati del referendum costituzionale del 4 dicembre, battono forte sul tasto dell’autonomia. Che va declinata - spiegano nel documento uscito dall’incontro - sotto tre profili: programmatorio e organizzativo nella erogazione dei Lea, «in condizione di efficienza, qualità e appropriatezza»; nell’utilizzo delle risorse, eliminando «sia i vincoli di destinazione – salvo casi straordinari da concordare preventivamente –, sia lo strumento, obsoleto e burocratico, degli obiettivi di piano, riportando tali risorse nel “contenitore” del fabbisogno indistinto»; sia, infine, potenziando gli strumenti e gli indicatori di verifica dei Lea, attraverso il confronto «tra le buone pratiche regionali, la loro diffusione e la trasparenza dei procedimenti».

La formazione. Secondo tema sul piatto, l’attuazione dell’articolo 22 del Patto. Il confronto ha fruttato la promessa di un tavolo paritetico Miur, Salute e Regioni, per una rivisitazione dei modelli e dei percorsi formativi pre e post laurea. In generale, c’è l’urgenza di riallineare la domanda all’offerta, colmando anche le carenze di professionalità in ambiti strategici come la medicina d’urgenza e l’anestesia e rianimazione. Si parla di «nuovi criteri di programmazione, gestione e valutazione delle attività formative coerenti alle nuove sfide del Ssn. Cinque le direttrici: rivalutazione, alla luce dei fabbisogni, dei corsi di laurea, delle scuole di specializzazione, della formazione post laurea, revisione dei contenuti formativi in modo da renderli coerenti con le nuove esigenze del Ssn; revisione degli attuali profili professionali, anche con riferimento alla ricerca, formazione continua, aggiornamento e valutazione continua delle competenze; introduzione di corsi di specializzazione universitaria anche per la medicina generale al posto degli attuali corsi di formazione organizzati a livello regionale (alla pediatria si richiede «l’acquisizione di maggiori specifiche competenze riguardanti l'assistenza territoriale all'interno dell'attuale formazione specialistica).
Una riorganizzazione complessiva - che dovrebbe permettere di superare il rispetto del vincolo di spesa fissato dalla legge 191 del 2009 (costo 2004 cui va sottratto l’1,4%) - necessaria per definire gli standard del personale Ssn previsti dal Patto, e a cui si arriverà sulla base dei nuovi fabbisogni in ambito ospedaliero cui stanno lavorando Le Regioni con Mef e Salute. Mentre per il territorio e l’ambito prevenzione, ricordano i governatori nel documento di sintesi dell’incontro con Lorenzin, «resta ancora molto lavoro da fare».

Le Regioni rilanciano il doppio canale per la formazione specialistica (scuole di specializzazione e teaching hospital), proposto nel 2016 e mai andato in porto.

Edilizia sanitaria e rinnovo dei macchinari. Chiudere gli ospedali obsoleti, magari sedi di conventi del 1.700, e definire un piano di valorizzazione e dismissione di queste e di altri “pezzi” del patrimonio Ssn, da reinvestire in nuove e più funzionali strutture. Questa la terza priorità affrontata nel documento, che guarda anche all’aggiornamento del parco tecnologico. «Stiamo assistendo alla costruzione di ospedali nuovi e si liberano vecchi. Questo significa che c'è un patrimonio immobiliare che non viene più utilizzato e non viene ricapitalizzato - ha spiegato Saitta -. Allora abbiamo pensato, perché a livello nazionale non si costruisce una norma, come avvenuto per le caserme, per cui il patrimonio immobiliare disponibile delle Asl non venga conferito in un fondo che permette di avere risorse che possiamo reimmettere nel fondo sanitario nazionale? Altrimenti è un patrimonio che decade. Si potrebbe fare un’operazione unica nazionale di conferimento di questo patrimonio in fondo nazionale, che permetta una valorizzazione e poi dia le risorse ottenute alle Regioni».«Il programma - si legge nel testo - deve partire dal fabbisogno complessivo a livello nazionale (stime grossolane parlano di 30 miliardi per la sola messa in sicurezza) e proporre le possibili modalità ed alternative per il finanziamento dello stesso. «Guardiamo alle scelte fatte in Piemonte o anche in Veneto - ha affermato l’assessore Saitta - con il ricorso alle partnership pubblico private, così come normate dal nuovo Codice appalti». Intanto, di certo c’è solamente il “tesoretto” Inail da 700mila euro.

Governance delle politiche e della spesa per il farmaco. «Inspiegabile e non più sostenibile». I governatori usano toni duri sul mancato aggiornamento della governance del farmaco: tirano in ballo direttamente la pillola amara del pay-back, che per gli anni dal 2013 al 2016 «sta creando e creerà gravi sofferenze ai bilanci regionali». Per il mare magnum farmaceutica le Regioni rilanciano temi noti ma mai affrontati nel loro complesso: introduzione della procedura di prezzo/volume (P/V); ridefinizione dei tetti di spesa; registri Aifa; criteri di attribuzione della innovatività; ridefinizione delle cosiddette “liste di trasparenza”; sostituibilità automatica dei farmaci biosimilari con gli originator; concorrenza nel mercato farmaceutico; revisione della delibera CIPE 3/2001; particolare attenzione va riservata ai farmaci CNN e ai farmaci inseriti negli elenchi della legge 648/1996; revisione dell'attuale sistema di attribuzione del budget; revisione del sistema di calcolo del payback. Per i farmaci innovativi, i presidenti chiedono inoltre la pubblicazione aggiornata dell’elenco Aifa, «condizione determinante - spiegano - per poter procedere con la ripartizione dei fondi a favore delle Regioni per il finanziamento a copertura di oneri sostenuti oltre che per assicurare una adeguata programmazione a livello regionale». Infine, la richiesta di «un soggetto/organismo per la valutazione ex ante dell'impatto sui processi clinici ed organizzativi dell'introduzione delle nuove tecnologie (tra cui i farmaci) e del loro successivo monitoraggio ex post».

Il rilancio della medicina generale, e delle cure primarie. La parola spetta ai protagonisti del dibattito sul rilancio dell’Acn per la Medicina generale. Intanto, nel documento delle Regioni si legge: «Il mutato contesto epidemiologico - con il costante incremento di situazioni di fragilità sanitaria e sociale - impone la riorganizzazione dell'assistenza territoriale che promuova, attraverso nuovi modelli organizzativi integrati, attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico della cronicità basati sulla medicina di iniziativa, un forte impulso dell'assistenza domiciliare.
Gli indirizzi internazionali ribadiscono la necessità di rafforzare l'assistenza primaria pubblica e convenzionata per rispondere in maniera efficace ai cambiamenti epidemiologici e sociali».

La riforma di Aifa, Agenas e Iss. Ridefinire missione, competenze e ruolo delle agenzie nazionali e dell’Istituto restano «un’esigenza forte». Per cui le Regioni, appunto, «chiedono con forza» al Goveno di aprire il confronto.


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