In parlamento
Servono terapie innovative per le Regioni in piano di rientro
di Raffaele Calabrò (Capogruppo AP in Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati)
Volendo usare una metafora medica, diremo che il paziente - le Regioni in Piano di rientro - dopo circa dieci anni di adeguamento a una terapia d'urto dettata dalla necessità di rientro dal disavanzo, mostra inequivocabili e pericolosi sintomi di squilibrio nell'erogazione dei Lea tra le Regioni del Nord e quelle meridionali in Piano di Rientro. L'anamnesi ci dice che un decennio fa, per far fronte alla grave crisi economica, all'esponenziale aumento del debito pubblico e al rispetto dei nuovi vincoli imposti dall'Unione Europea in merito al rapporto PIL/debito pubblico, i piani di rientro dal disavanzo sanitario sono stati uno strumento necessario per ristabilire l'equilibrio di bilancio. Un decennio fa, la sussistenza, in alcune realtà regionali, di ricorrenti disavanzi sanitari, di una spesa sanitaria incontrollata e di un'assistenza eccessivamente ospedalocentrica rappresentavano fattori di rischio per la tenuta del servizio sanitario che andavano necessariamente debellati. E, senz'altro la disciplina normativa dei piani di rientro, nata come misura emergenziale, ha consentito di far quadrare i bilanci, una maggiore responsabilizzazione degli attori coinvolti a vario titolo nella governance sanitaria, l'adozione di nuove e più efficienti modalità di assistenza sanitaria, meno onerosa e potenzialmente più rispondente ai nuovi bisogni sanitari.
Una terapia lunga, rigida e sotto certi aspetti estenuante per la prescrizione di vincoli quali, blocco del turn over e con consequenziale aumento delle liste d'attesa e della mobilità passiva, incremento automatico delle aliquote fiscali regionali e divieto di effettuare spese non obbligatorie, quindi nuovi investimenti. Ma, come insegna la scienza medica, un trattamento terapeutico se somministrato oltre i tempi necessari, finirà per avere più effetti collaterali che benefici. Infatti, nelle Regioni sottoposte a ripiano vi sono stati effetti collaterali importanti: abbassamento della qualità dell'assistenza sanitaria (ultimi posti nella grigia Lea), fuga dei pazienti verso il Nord (reiterato saldo negativo nei flussi di mobilità), aumento dell'indice di mortalità infantile (30% in più rispetto al Settentrione), alto tasso di rinunce alle cure e un ritardo notevole rispetto al Nord.
Come per le patologie multiorgano, la medicina ci insegna che bisogna cominciare ad affrontare le malattie principali per poi successivamente curare quelle secondarie di minore gravità, così allo stesso modo è giunto il momento di prevedere per le regioni in piano di rientro terapie innovative mirate e progressive.
Dobbiamo puntare a rivedere la normativa in vigore, prevedendo: un allentamento del blocco del turnover, soprattutto nei settori in cui la carenza del personale ha reso drammatica la possibilità di erogare cure: Pronto Soccorso in tilt, impossibilità di organizzare la medicina del territorio, mettendo finalmente le Regioni almeno nelle condizioni di erogare i livelli essenziali di assistenza; la possibilità di riduzione delle aliquote fiscali regionali, superando così l'ingiusto aggravio di tributi proprio nelle Regioni con il minore Pil; lo snellimento dell'iter di verifica degli adempimenti - troppo lungo e farraginoso - che spesso rallenta ulteriormente la possibilità di riorganizzazione dei servizi sanitari.
È necessario l’affiancamento ministero-Regioni per singoli e prioritari obiettivi con non più decine di adempimenti, ma all'interno di un cronoprogramma generale, l'individuazione di pochi e prioritari obiettivi da raggiungere in tempi brevi e definiti, concordando insieme le risorse necessarie per consentirne la realizzazione. In caso di mancato conseguimento di una o più delle finalità concordate, procedere alla nomina di un Commissario ad acta per permetterne il relativo raggiungimento e il nuovo affiancamento agli obiettivi già programmati per lo step successivo.
Infine, al terzo punto, per recuperare il divario con la sanità del Nord, occorre prevedere quote premiali che registrino il trend di virtuosità e le migliori performance, per consentire di poter disporre di risorse “fresche” e certe da destinare allo “start up” dei processi di riorganizzazione ed efficientamento del sistema sanitario regionale, permettendo, così, investimenti per superare il gap strutturale e tecnologico.
In sintesi, la prossima prescrizione è una terapia di sostegno che non lascia il paziente abbandonato a se stesso e potenzialmente con minori effetti collaterali.
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