In parlamento
Unioni civili, ok definitivo della Camera: approvata la legge. Renzi: giorno di festa
Ok definitivo della Camera al disegno di legge sulle unioni civili con 372 sì, 51 no e 99 astenuti. In precedenza il disegno di legge aveva incassato la fiducia posta dal governo, con 369 sì e 193 no. Il provvedimento approvato oggi (un unico articolo e 69 commi) introduce nell'ordinamento italiano due novità assolute: la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e la disciplina delle convivenze. La legge, varata dalla Camera senza modifiche rispetto al testo approvato dal Senato, arriva a 22 anni dalla prima risoluzione del Parlamento europeo che invitava la Commissione a rimuovere gli ostacoli al matrimonio omosessuale o a un istituto simile. E corona vent'anni di tentativi falliti, con il corollario di acronimi rimasti famosi, dai Pacs ai Dico.
Renzi: giorno di festa, Italia fa passo avanti
«È un giorno di festa per tanti, oggi. Per chi si sente finalmente riconosciuto. Per chi vede dopo anni che gli vengono restituiti diritti talmente civili da non aver bisogno di altri aggettivi» ha scritto stamattina il premier Matteo Renzi su Facebook. E ha aggiunto: «È una legge che approviamo mettendo la fiducia perché non erano possibili ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti». Il premier ha dedicato il ddl sulle unioni civili ad Alessia Ballini, attivista dei diritti civili, oltre che politica a Firenze, scomparsa nel 2011 dopo una lunga malattia. Poi a pochi minuti dall'approvazione in serata ha aggiunto a Radio Capital: «l'Italia fa un passo avanti, è un giorno molto atteso, certo ci sono le polemiche di chi voleva di più e di chi voleva di meno, rimpianti e amarezze ma noi sentiamo, in sms e mail, una gioia molto forte e diffusa». E ai sindaci leghisti che minacciano di disapplicare la legge ha detto: «Nessuno ha diritto a disapplicarla. Se a Padova Bitonci non vorrà celebrarle, lo farà qualcun altro ma il Comune ha l'obbligo e la responsabilità giuridica di farlo». Cautela sulle adozioni all'interno della coppia omosessuale: («non so se ci sono le condizioni parlamentari, vedremo nelle prossime settimane e mesi»).
Unioni civili, Salvini: sindaci Lega disobbedite
Intanto si mobilitano le opposizioni. La Lega è salita sulle barricate. «Sindaci della Lega disobbedite», è questo l'invito lanciato dal segretario del Carroccio Matteo Salvini a proposito delle unioni civili, ai primi cittadini leghisti. «È una legge sbagliata - ha detto Salvini all'Ansa - , anticamera delle adozioni gay». Una presa di posizione che arriva il giorno dopo la contestata presa di posizione sulle unioni civili («non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni»).
Centrodestra per referendum abrogativo
E domani, presso la sala stampa della Camera, i parlamentari Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi di Idea, Maurizio Gasparri e Lucio Malan di Forza Italia, Gian Marco Centinaio e Nicola Molteni della Lega, Francesco Bruni e Lucio Tarquinio dei Conservatori e Riformisti, Fabio Rampelli ed Edmondo Cirielli di Fratelli d'Italia, Gian Luigi Gigli e Mario Sberna di Ds-Cd, Guglielmo Vaccaro di Italia Unica e il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, terranno una conferenza stampa «per presentare iniziative per l'indizione di un referendum abrogativo in materia di unioni civili».
La protesta delle opposizioni e l'appello a Mattarella
La decisione del governo di porre la fiducia sul provvedimento è stata duramente contestata da Forza Italia. Il capogruppo azzurro Renato Brunetta ha accusato Renzi di usare un «metodo squadrista» e il ddl che «doveva essere il suo fiore all'occhiello si è trasformato in fiore avvelenato». I parlamentari di Area popolare Maurizio Sacconi e Alessandro Pagano si sono appellato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo «il rinvio alle Camere del ddl Cirinnà in relazione ai molti profili di incostituzionalità quali sono stati rilevati anche da una parte consistente della comunità dei giuristi». Ma il leader di Ap Angelino Alfano stempera i toni: «Avremmo preferito che su queste materie non venisse posta la fiducia, ma ricordiamo a tutti che la fiducia segnala un patto di governo, una mediazione ragionevole sulla quale sono convenuti i partiti della maggioranza. E i patti si rispettano».
Orlando: rispetto per Cei ma legge era necessaria
Al segretario generale della Cei Nunzio Galantino, che ieri aveva definito il voto di fiducia «una sconfitta per tutti» ha replicato il Guardasigilli Andrea Orlando. «Ho grandissimo rispetto per la Cei - ha detto il ministro della Giustizia - ma ritengo che questa scelta sia necessaria e forse un po' tardiva rispetto non solo a ciò che si è sviluppato nella società e ai diritti che attendono un riconoscimento» ma anche «rispetto al fatto che da diversi anni la Corte di Strasburgo ci segnala che ci sono cittadini che non hanno avuto un riconoscimento dei diritti». E ha aggiunto: «Questa legge arriva anche per dare una risposta a questo vuoto che segnava negativamente il nostro ordinamento».
© RIPRODUZIONE RISERVATA