In parlamento
De Biasi (Pd): «È il personale il vero motore del Ssn»
di Roberto Turno
Chiede anche per l’Italia un Registro nazionale delle morti materne. Dice no a scorciatoie sui Fondi integrativi. Chiede a medici e professioni di «lavorare tutti insieme», senza spingere sulla conflittualità perché in questo momento «non è tempo di rivendicazioni». Ma, mette in chiaro, «senza il personale, non esiste il Ssn». E per il 2016 prevede in tempi relativamente rapidi il varo delle leggi sul risk e sulle professioni. Emilia De Biasi (Pd), presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, dà le carte all’anno nuovo. Con sano realismo. E con un mantra: l’universalità del Ssn.
Presidente De Biasi, anno nuovo problemi vecchi in Parlamento, tanto per cambiare.
In un certo senso è così. Ma va detto subito che, dopo un mese di dicembre che è stato pazzesco tra decreti e legge di Stabilità, un momento di difficoltà per tutti. Ma va detto che adesso è arrivato finalmente il momento favorevole per due leggi attese anche troppo a lungo: la responsabilità professionale degli operatori sanitari alla Camera e le nuove norme sulle professioni da noi al Senato. Anche se, e mi dispiace molto, l’anno comincia in un momento un po’ conflittuale nei rapporti con i medici e con le professioni. Pur comprendendo, eccome, le ragioni delle categorie, devo dire che in un certo senso a mio giudizio queste conflittualità, in questo momento, non hanno senso.
Intende dire?
Voglio dire che, tanto più in questa fase, dobbiamo essere capaci di lavorare tutti insieme. Non è questo il momento delle rivendicazioni. Questo mi dispiace. È un momento di difficoltà per tutti, non solo per i medici o per gli infermieri. Spero che la riforma delle professioni vada in porto presto e si possa ricominciare finalmente a lavorare insieme con reciproca soddisfazione.
Peraltro i punti di contrasto con medici e professioni, sono via via cresciuti nel tempo. Ultime in ordine di tempo le regole sui turni di riposo che sguarniscono pericolosamente le corsie e che dimostrano in materia lampante, una volta di più, che manca personale.
Sul cosiddetto orario europeo avevamo presentato emendamenti già al Senato, ma in quel momento non ci hanno ascoltato. Per fortuna le modifiche sono state ripresentate alla Camera, a dimostrazione che avevamo visto giusto.
Ma la soluzione trovata con la legge di Stabilità sarà lunga e laboriosa: arriverà a compimento a fine 2017, sperando che nel frattempo tutto vada bene...
È vero. E poi c’è la stabilizzazione dei precari. Spero che le Regioni facciano per intero la loro parte e possano rivedere anche l’erogazione dei finanziamenti col Governo. Senza personale non esiste Servizio sanitario nazionale. E questo deve essere chiaro sempre, a tutti. Il lavoro non è una variabile indipendente o una petizione di principio: è un valore fondante della sanità pubblica. E non ammette deroghe.
Dicevamo del Ddl sulle professioni all’esame della sua commissione. Cosa potrà cambiare dopo il parere della Bilancio?
Dovremo riformulare alcuni emendamenti in modo che la commissione Bilancio possa darci il pare definitivo. Poi si procederà.
Cosa potrà cambiare nel testo?
Interverremo, io credo, sulla ricerca clinica per quanto riguarda i comitati etici. Sul parto, tema delicatissimo e quanto mai attuale visto quello che è accaduto nell’ultimo mese: è necessario fare qualcosa sulla sicurezza e sull’umanizzazione delle cure. Personalmente, sto per presentare il mio Ddl per l’istituzione di un Registro delle morti materne. Esiste dappertutto in Europa, in Italia no. Si deve conoscere il fenomeno, non dare la croce addosso a chi capita e come capita. Col Registro, tutte le Regioni dovranno inviare periodicamente i dati e l’Iss fare il suo mestiere, cercare le cause. Tutto in trasparenza: fare luce sulla salute delle donne e delle madri è fondamentale.
L’omnibus della Lorenzin si arricchirà ancora di articoli?
Ma no. I Ddl omnibus sono un delirio, s’è ben capito. Non si possono fare 26 articoli. Andremo avanti con le urgenze, dall’articolo 1 al 10, escludendo il 9 sugli enti vigilati, per i quali sarà seguito un altro iter parlamentare.
E sulla responsabilità professionale, cosa c’è da attendersi quando riceverete il testo dalla Camera? Detto, peraltro, che le anticipazioni sul risk inserite nella manovra sono un po’ un pannicello caldo rispetto all’imponenza del problema.
Certo non è stato deciso niente di che con la legge di Stabilità sulla responsabilità professionale. Ma era quanto si poteva fare con quello strumento legislativo e in quel momento. In ogni caso è già qualcosa, un dato di partenza, diciamo. E poi, è stato bene così perché è giusto e corretto che il tema resti nelle mani del Parlamento e che il Governo lo abbia riconosciuto. Sul testo complessivo abbiamo collaborato a fondo con la Camera e, quando ce ne occuperemo, faremo le eventuali correzioni necessarie. Come accaduto positivamente con la legge sull’autismo. E tutto con passaggi parlamentari rapidi.
Intanto, presidente De Biasi, il 2016 metterà sotto stress il sistema sanitario. C’è una manovra da applicare, non facile e non scontata, con “soli” 111 mld...
Un 2016 che però intanto promette l’arrivo dei nuovi Lea. E questo è già sulla carta un altro elemento positivo. Aspettiamo che sia presentato il documento su cui il Parlamento dovrà dare il suo parere. Finalmente potrà farlo, visto che in passato ci era precluso esprimerci. Mentre adesso dopo il mio emendamento alla legge di Stabilità sarà possibile.
I Lea, certo, ma anche tutto il Patto, con un’applicazione che pure è in stand by da un anno e mezzo.
Certo. Ma i Lea sono una parte molto importante, anzi fondamentale del Patto e della sua applicazione. Per questo è indispensabile che la Conferenza delle Regioni faccia un lavoro serio a partire dalla omogeneizzazione delle cure sul territorio nazionale. I Lea sono il cuore del Ssn: se ogni Regione va dove vuole, non si arriva da nessuna parte. Questo non deve più accadere. Mai più.
Quali effetti prevede dall’applicazione della manovra?
È una scelta politica. Dipende da quanto Governo e Regioni spingeranno effettivamente per la riconversione della spesa, per l’applicazione rapida dei Lea, per la centralizzazione degli acquisti, per la separazione ospedale-territorio e il potenziamento di quest’ultimo. È una sfida tutta politica. Il Parlamento sarà di stimolo, questo è sicuro. Ma le scelte le fa chi governa.
Risale il tam-tam sui Fondi integrativi: il 2016 sarà il loro anno?
Sono molto preoccupata di questo aspetto. Perché il valore del Servizio sanitario nazionale è il suo universalismo. Aprendo in modo non ragionato la partita della sanità integrativa, rischiamo di creare molte più diseguaglianze di quante già non ce ne siano oggi nel Ssn. Si ragioni seriamente, senza tabu. Purché non sia mai un’alzata d’ingegno del Governo o delle Regioni.
E la revisione di ticket e compartecipazioni?
Anche in questo caso, dipende dal contesto in cui collochi un’eventuale riforma. Se avviene all’interno di un progetto universalistico e sempre più equo, allora può andar bene rivedere la compartecipazione. Altrimenti no, nessun giochino che metta a repentaglio l'universalità del Ssn. Anche perché io non ho ancora capito - ma forse nessuno lo ha capito - quale sarebbe il modello di superamento dell’universalismo. E l’universalismo con i suoi principi, lo ripeterò senza mai stancarmi, non si tocca.
La sanità può dormire sonni tranquilli con la riforma costituzionale?
Dovrebbe dormire sonno migliori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA