In parlamento
Decreto tagli, Dirindin (Pd): «Così com’è non lo voto». E rivela: «Avevo rassegnato le dimissioni da capogruppo in commissione, sono state respinte. Per ora»
di Roberto Turno
Nerina Dirindin, capogruppo Dem in commissione Igiene e sanità del Senato, non le manda a dire. Non voterà sì al decreto in aula se il testo non cambierà in queste ore. Cosa altamente improbabile. Questa mattina in aula Dirindin ha elencato tutte le sue (molte) perplessità sui tagli contenuti nel decreto enti locali, frutto dell'Intesa Governo-Regioni. A partire dalla strada battuta per combattere l'inappropriatezza, ma non solo, fino alla difficoltà di realizzare gli obiettivi previsti. E poi i nuovi tagli: «La sanità sta diventando un problema di democrazia e di coesione sociale. Pagheranno soprattutto i più fragili e i più poveri». I malumori non mancano insomma, in casa Pd. Ci rivela Dirindin: «La scorsa settimana avevo rassegnato al nostro capogruppo al Senato le mie dimissioni da capogruppo in commissione Igiene e sanità proprio su questi aspetti. Sono state respinte, per ora». E sulla ministra, che nega l'esistenza di tagli alla salute, è caustica: «Bisognerebbe conoscere la sanità per essere credibili su ciò che si dice».
Nerina Dirindin, in aula ha avuto parole non esattamente favorevoli sulla parte sanità del decreto enti locali.
Questo articolo non mi piace. Intanto arriva tardi, e la commissione non ha avuto la possibilità di dire neppure una parola. E poi anche perché molte norme sarà difficile tradurle in atti concreti e in risultati. Ma alla base c’è il fatto che taglia la sanità. Soprattutto dopo gli annunci fatti dal responsabile della spending review, costituisce non l'ultimo taglio alla sanità, ma un'altra tappa di questo percorso difficile.
Ma sulla sanità e sui suoi conti, non si può fare finta di niente…
Il problema della sanità non è un esercizio contabile, come per troppo anni abbiamo dato l'impressione che potrebbe essere. La sanità sta diventando un problema di democrazia e di coesione sociale. Ancora di più se si continuano a fare interventi che ripetono quelli già fatti e che hanno dato risultati solo parziali. Interventi fatti senza il coinvolgimento degli operatori, in assenza di quali sappiamo tutti bene che difficilmente in sanità si possono ottenere risultati.
Vuole dire che si rischia di abbandonare la sanità pubblica?
Voglio dire che questa è la strada per far ricadere sui cittadini i costi della sanità. Soprattutto sui cittadini più deboli, che avranno meno capacità di accedere ai servizi, che hanno più problemi di salute e che non hanno le informazioni necessarie per capire quando e se una prestazione è appropriata o no.
Cosa non le piace in particolare?
Mi sembra di avere spiegato abbastanza le ragioni di fondo del mio pensiero. Naturalmente ci sono aspetti specifici. A partire dall'intervento che non mi piace affatto sull'inappropriatezza. Badi bene: condivido in pieno che sull'inappropriatezza si deve intervenire. È molto grave che ci sia scritto semplicemente che le prestazioni inappropriate siano a carico del cittadini, e non che il Ssn non eroga prestazioni inappropriate e tutela il loro diritto a non averle. È una questione di principi generali a cui il nostro Paese si deve uniformare. Il problema non è caricare l'inappropriatezza sulle tasche dei cittadini. Il problema è che l'inappropriatezza non sia erogata quando siamo sicuri che è tale. Ho fatto un emendamento, ma non è stato inserito nel testo.
Cos’altro non torna nel decreto?
Che non tutti gli aspetti dell'Intesa siano presenti nel testo. Come il fatto che il taglio alla farmaceutica vale 500 mln o che l'inappropriatezza si concentra sulle prestazioni ad alto rischio e non su tutte. E poi gli inserimenti non presenti nell'Intesa, come nella classificazione nuova dei farmaci che distingue quelli sotto brevetto dagli altri. O l'Intesa la si accoglie integralmente o anche il Parlamento fa le sue modifiche. Invece niente.
Su beni e servizi il Governo non va tanto per il sottile…
Inevitabilmente si andava in quella direzione. Il problema è come si fanno le manovre. Sui beni e servizi la rinegoziazione dei contratti produrrà una grande confusione nelle aziende sanitarie, una riduzione degli operatori delle cooperative o di altri lavoratori a tempo determinato. E produrrà forti difficoltà ad erogare i servizi, con ricadute pesanti sui cittadini, quelli più fragili ed economicamente più svantaggiati..
Come voterà questa sera?
Così com'è attualmente il testo, la mia posizione favorevole non ci sarà.
Quasi non sembra la capogruppo Dem in commissione Igiene e sanità.
La scorsa settimana su questi problemi avevo rimesso nelle mani del presidente del gruppo del Pd il mio ruolo di capogruppo in commissione. Le mie dimissioni sono state respinte e mi è stato chiesto di continuare a svolgere queste funzioni.
Fino a quando?
Per lo meno fino a ottobre, quando ci sarà un turn over in nelle commissioni. Vedremo.
Lei contesta e parla di tagli, di altri tagli. Ma la ministra Lorenzin dice che non sono tagli, che è sbagliato dire così.
Bisognerebbe conoscere in concreto la sanità per essere credibili su ciò che si dice.
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