Imprese e mercato
Antibiotici, è l’ora della “stewardship antimicrobica” che punta a -30% di decessi. bioMerieux: 9 mln investiti sul Polo hi-tech in Italia. Barni (Confindustria Dm): nuova governance pro sostenibilità
di B. Gob.
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«Abbiamo scelto di investire nove milioni di euro nell’apertura di un nuovo hub denominato Innovation Power House, dedicato alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni contro le malattie infettive e l’antibiotico-resistenza». Così Stathis Chorianopoulos, Vice President & General Manager, Adriatic bioMerieux Italia, presenta il nuovo stabilimento di tre piani, polo di ricerca e sviluppo che la multinazionale bioMerieux ha appena inaugurato a Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze. L’obiettivo è potenziare con test resi disponibili da macchinari innovativi la lotta contro l’antibiotico-resistenza, la “pandemia silente” responsabile di 5 milioni di decessi diretti e indiretti nel mondo, di 35mila morti in Europa e di 11mila decessi solo in Italia, maglia nera nella Ue per la casistica di casi e decessi dovuti ai super batteri diventati resistenti agli antibiotici. Un investimento che si tradurrà anche in un potenziamento delle risorse umane: «Oggi impieghiamo 310 persone e grazie a questo investimento - prosegue Chorianopoulos- si prevede un incremento del 10% circa dei collaboratori, grazie a una riorganizzazione interna delle linee produttive e degli spazi di ricerca e sviluppo, che potranno avvalersi della strumentazione più all’avanguardia».
Nel dettaglio, all’interno della Innovation Power House è stata realizzata una camera semi-anecoica che permette di effettuare prove di compatibilità elettromagnetica sugli strumenti in fase di prototipazione e sviluppo, una camera climatica usata per simulare le condizioni ambientali alle quali i sistemi elettronici possono essere sottomessi durante l’uso normale oltre a un laboratorio biologico. «Questo laboratorio – prosegue Chorianopoulos – è fondamentale per poter ottimizzare lo sviluppo degli strumenti di diagnostica in vitro integrando i campioni biologici il prima possibile nella fase di design, con l’obiettivo di ridurre il rischio di problematiche durante la fase finale di validazione. Tutte le attrezzature all’avanguardia presenti nel reparto di Ricerca e Sviluppo dell’Innovation Power House sono ormai fondamentali per il reparto di R&D per velocizzare la creazione dei prototipi e rendere lo sviluppo più agile. Poter fare la maggior parte delle prove direttamente nei nuovi laboratori interni all’azienda consentirà di velocizzare lo sviluppo rendendolo più autonomo». Nel nuovo polo di Bagno a Ripoli bioMerieux ha inoltre portato la produzione – che è solo qui in Italia e negli Usa - di Vitek MS Prime, sistema di diagnostica di ultima generazione basato sulla spettrometria di massa che consente di individuare rapidamente le specie microbiche presenti in un campione biologico.
L’appello di Confindustria Dm per una nuova governance. «Il nostro compito come associazione di industriali è supportare quelle aziende che come bioMerieux puntano sull’Italia - avvisa Nicola Barni, presidente di Confindustria Dispositivi Medici (Dm), intervenuto all’inaugurazione del polo di ricerca e sviluppo -. Occorre puntellare quattro pilastri: ricerca, innovazione, contesto favorevole agli investimenti e politiche sanitarie adeguate. Bisogna sostenere tutte le aziende che in Italia vogliono fare ricerca, che generano Pil e creano forza lavoro, rendendo il Paese dinamico e attrattivo».
I dispositivi medici hi-tech, per contrastare quella che è stata inserita dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le principali minacce per la salute pubblica, vanno impiegati nell’ottica della “stewardship antimicrobica”, come la chiamano gli esperti: quel complesso di interventi mirato a ottimizzare l’uso degli antibiotici, riducendo al contempo la diffusione della resistenza. Anche perché la prevenzione non è più sufficiente: anche in Italia davanti a un 8% dei ricoverati in ospedale che si infetta, alle buone pratiche come il sacrosanto lavaggio delle mani - tutt’ora in parte disatteso - deve affiancarsi un approccio proattivo. «Siamo al punto che per contrastare l’avanzata dei ‘super-microbi’, batteri e funghi che hanno imparato a resistere a molti dei trattamenti oggi disponibili, abbiamo bisogno di ricorrere a strategie diagnostiche innovative e all’avanguardia, che consentano di individuare in tempi rapidi farmaci in grado di sconfiggerli – spiega Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) - . Secondo le nostre stime con questi nuovi test diagnostici si potranno ridurre i decessi di oltre il 30%».
Al risparmio di vite umane si sommerebbe, dato di non poco conto, minori esborsi per miliardi. Se solo si pensa, come riferisce Gian Maria Rossolini, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica a Firenze e direttore di Microbiologia e Virologia a Careggi, che «in Italia ammontano a circa 2,4 miliardi per anno i costi diretti, a fronte di 2,7 milioni di ricoveri per antibiotico-resistenza stimati».
Cifre che già oggi minacciano i servizi sanitari di tutto il mondo e l’Italia non fa eccezione. «Siamo arrivati a un punto di non ritorno del sistema sanitario - torna ad avvisare Barni -: o si fa un nuovo patto, una sorta di costituente come quella del 1978, altrimenti il Servizio sanitario nazionale così come è stato impostato diventa non più sostenibile. Dobbiamo lavorare a una nuova governance anche dei dispositivi medici che significa riorganizzare il tutto per patologia, tenendo in considerazione il percorso-paziente dalla prevenzione alla diagnosi fino al trattamento e al follow-up, abbandonando la logica per silos. Allora anche i 2,4 miliardi di costi all’anno per l’antibiotico-resistenza stimati in Italia diventano sostenibili».
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