Imprese e mercato

Innovazione, sostenibilità e partnership pubblico-private: il pianeta Life Sciences fa il punto a Dubai tra la lezione del Covid e gli scenari futuri

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«Sono da valorizzare tutti i tipi di ricerca e anche le sue applicazioni: non dobbiamo mai dimenticare la ricerca di base ma bisogna anche aiutare la comunità a mettere insieme ciò che è tipicamente accademico e ciò che è più utile all'industria. Questo è il motivo per cui per il Recovery Plan abbiamo investito oltre 6 miliardi in partnership pubblico-private, per creare nuovi network che possano attuare una struttura molto robusta di attuazione delle nuove misure». Così la ministra dell'Università e della ricerca scientifica Maria Cristina Messa, intervenuta al primo Health Innovation Global Forum organizzato dal Cluster tecnologico nazionale Alisei, presso il Padiglione Italia a Expo 2020 Dubai. «In questo campo specifico serve una buon coordinamento tra i vari ministeri - ha aggiunto - non solo il mio ma anche in accordo con la Salute, il Mise e con la Transizione digitale. A questo sono mirate le linee guida che pubblichiamo oggi per i prossimi decenni: i ministri combinano obiettivi e portafogli in vista di un approccio più complementare nell'innovazione, che è un dovere».
Le partnership, la sostenibilità, la salute come costo e non più come investimento sono state le parole-chiave al centro del Forum, che nelle intenzioni degli organizzatori dovrebbe diventare un appuntamento annuale al MIND di Milano. «L'emergenza sanitaria - ha spiegato la presidente del cluster Alisei Diana Bracco - ha ricordato a tutti l'incommensurabile valore della ricerca scientifica e dell'innovazione, le uniche armi che possono sconfiggere le malattie e proteggerci da questa e da altre crisi, come il cambiamento climatico. È stata riconosciuta la prospettiva olistica One Health, che sottolinea il forte legame tra il benessere delle persone e la qualità dell'ambiente, tra la salute dell'uomo e quella degli animali, delle piante e del pianeta. Il nostro forum - ha spiegato ancora Bracco - intende fornire una piattaforma per discutere insieme le nuove frontiere della scienza e della tecnologia in campo medico e il loro ruolo cruciale nel promuovere la sostenibilità e la resilienza dei sistemi sanitari. Un anno fa nessuno avrebbe potuto immaginare che in così poco tempo sarebbero diventati disponibili così tanti vaccini e farmaci. Questo successo è stato il risultato di una ricerca globale pienamente sostenuta da istituzioni internazionali e nazionali, uno straordinario sforzo delle scienze della vita, caratterizzato da una collaborazione pubblica e privata che si è rivelata un investimento prezioso per il benessere e la crescita delle persone e della società. La sfida - ha affermato la presidente di Alisei - è avviare un profondo cambiamento di mentalità nel guardare a ricerca e assistenza sanitaria. Secondo le raccomandazioni sviluppate dalla B20, coordinate da Confindustria e consegnate alle nazioni del G20, tutti i governi dovrebbero promuovere ecosistemi sanitari innovativi, resilienti e sostenibili; sistemi che liberino tutto il potenziale di scienza, tecnologia e dati, incoraggiando anche nuove partnership pubblico/privato a livello nazionale e globale, collegando le politiche sanitarie con le attività industriali, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità».
«È fondamentale - ha spiegato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi - attuare una stretta e costante collaborazione tra l'industria della salute e delle scienze della vita e i Governi. Come è anche fondamentale coinvolgere il settore privato, che si è già dimostrato determinante per la sua capacità di rispondere alla pandemia in termini di ricerca, innovazione, produzione e fornitura di prodotti e servizi per la salute pubblica. L'Italia ha tutti gli ingredienti per vincere questa sfida. Abbiamo, infatti, un sistema pubblico qualificato e un sistema imprenditoriale eccellente, avanzato e competitivo. Ora serve una decisa condivisione di intenti e una forte sinergia tra tutti gli attori in gioco. Perché è ormai chiaro quanto i traguardi delle Life Sciences siano un traguardo per il Paese intero».
Bonomi ha ricordato che in Italia la filiera della salute costituisce uno dei principali settori industriali, che vale quasi l'11% del Pil con circa 2,5 milioni di occupati qualificati, considerando anche l'indotto. Mentre la stima degli investimenti previsti nel mondo tra il 2020-2026 - ha affermato il presidente degli industriali - si aggira sui 1.500 miliardi di dollari. «Le pandemie non conoscono confini e per fronteggiarle serve una stretta collaborazione fra gli Stati e i loro sistemi sanitari. Si tratta di un coordinamento necessario non solo sul piano istituzionale ma anche su quello dell'innovazione e delle supply chain - ha detto ancora Bonomi -. L'innovazione - ha detto - è l'elemento portante per garantire l'evoluzione dei sistemi sanitari e per assicurare migliori cure ai cittadini. Non a caso, una delle leve fondamentali per accrescere l'efficacia e l'efficienza dei sistemi della salute è proprio la capacità di trasferire innovazione all'interno dei sistemi di cura e di prevenzione, in aggiunta agli investimenti in ricerca e sviluppo. Su questo tema i Governi devono assumere impegni comuni, così come sull'utilizzo condiviso dei dati, che rappresentano la base per fare ricerca e innovazione nella salute. Questo vale nella farmaceutica, nelle tecnologie/dispositivi, nei servizi sanitari. Senza trascurare il tema della sostenibilità economica dei sistemi sanitari e il fatto che in un mondo con risorse limitate valorizzare i sistemi di finanziamento che premiano l'innovazione significa evitare di disperdere risorse.
«Confindustria - ha sottolineato ancora il presidente - riserva grande attenzione ai temi delle Scienze della vita e intende continuare a sostenere con il massimo impegno lo sviluppo della filiera della salute come dimostra anche l'istituzione, nell'ambito del B20, della Task Force ad hoc presieduta da Sergio Dompé. Le raccomandazioni della Task Force, e la sua riuscita, sono il risultato della collaborazione di più di 90 membri da 20 paesi che hanno fatto convergere gli interessi dei grandi player mondiali: l'Europa, gli Stati Uniti e la Cina. E un messaggio univoco e condiviso: le conquiste nelle Life Sciences non riguardano più solo i settori e i professionisti direttamente coinvolti ma sono un asset strategico per tutte le comunità, nonché il presupposto per la crescita e lo sviluppo. È la prima volta che, nella storia del B20, viene formalizzato un impegno esplicito sul tema delle scienze della vita. La salute dovrebbe quindi essere un tema permanente nell'Agenda del G20 per assicurare continuità e monitorare i progressi attuati dai precedenti G20/B20», ha affermato ancora Bonomi.
«Investire nelle organizzazioni sanitarie, sia a livello ospedaliero sia territoriale; investire nella forza lavoro sia in termini di numeri che si competenze e nell'istruzione della popolazione generale; promuovere la salute digitale utilizzando dati biologici che ci consentano di individuare le patologie e la risposta a esse, proteggendo la privacy ma valorizzando l'AI; valorizzare medicina e diagnostica - e il modo più sostenibile è espandere e diversificare la produttività nei Paesi in via di sviluppo e assicurare che la nostra filiera produttiva sia forte per eliminare la nostra dipendenza strategica - . Questi i 4 obiettivi che si è dato il G20 della Salute, ma quello che importa adesso è che par la prima volta c'è una stretta collaborazione tra gli operatori finanziari e gli stakeholder della salute». Così Paola Testori Coggi, T20 Italy, Chair Global Health &Covid Task Force, intervenuta al Forum di Alisei. Mentre Lorenzo Wittum, in rappresentanza del B20 Italia, Health&Life Sciences Task Forcem, ha approfondito sul lavoro svolto nell'ambito dello stesso B20: «Promuovere l'importanza strategica dell'innovazione, misurare la salute come investimento e promuovere sostenibilità e resilienza del sistema sanitario. Queste politiche sono state accettate dal G20 e ci sono ora passi concreti da fare anche nell'ambito delle risposte nel Pnrr. L'attendibilità dei dati e la loro misurabilità nel rispetto della privacy sono essenziali, in tutti gli ambiti industriali. Nel nostro, in particolare, il ministro Colao sta investendo nel Fascicolo sanitario elettronico, ad esempio, e abbiamo una visione molto chiara dell'interoperabilità dei database. Questa è il punto di partenza per ridefinire gli standard; nella farmaceutica ci è utile per rafforzare il valore dei prodotti nella vita reale o per diagnosticare i pazienti quanto prima, così da aver maggior successo nelle terapie calibrandole nel modo migliore. È essenziale per le industrie la transizione verso una salute basata sui dati e sulla misurabilità dei risultati. E l'industria farmaceutica vuole utilizzare queste informazioni nel modo migliore. Infine: con i giusti investimenti in piattaforme ad hoc potremmo sviluppare farmaci e vaccini in tempi estremamente rapidi per assicurarci contro una probabile nuova pandemia e su questo stiamo lavorando in particolare con Assolombarda». Il cui presidente Alessandro Spada ha ricordato che «proprio la Lombardia e Milano, con il 36% di imprese farmaceutiche e il 30% di imprese di dispositivi medici sul totale nazionale, sono hub d'eccellenza delle Life Sciences».
Ma come garantire la sostenibilità delle terapie innovative? «La modalità - e la capacità - di reazione alla pandemia ha evidenziato il successo delle sinergie tra la tecnologia, la scienza, l'intelligenza artificiale, che devono continuare ed essere incluse nelle molte iniziative di innovazione che esistono nel post Covid - ha affermato il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - . I progressi tecnologici permetteranno di determinare livelli di ricerca e digitalizzazione e saranno di grande importanza anche in materia di sostenibilità, consentendoci di fissare nuove priorità che potranno essere soddisfatte attraverso piattaforme digitali. Le scienze della vita vanno nella direzione di una cura connessa, di un percorso terapeutico che unisca e integri servizi che includano la diagnosi di precisione ma anche di assistenza come la home care: innovazione significa anche personalizzazione delle cure. E un altro elemento di priorità per l'accesso alla terapia è l'organizzazione, essenziale per rendere quanto più possibile disponibile l'innovazione. Gli investimenti non possono più essere visti come un costo: ce lo ha insegnato il Covid, dobbiamo concepire un nuovo modello di cura che sappia rispondere all'evoluzione della domanda di cura. Ad esempio i vaccini permettono di evitare i costi per i servizi sanitari, altra priorità è la prevenzione e il miglioramento delle cure attraverso le tecnologie. Tutti questo ha molto a che vedere con la sostenibilità: ogni euro speso per un vaccino ci fa risparmiare 16 euro, mentre in ospedale si può arrivare fino al 5% di risparmi sui costi a fronte di una spesa di migliaia di euro per un ricovero questo equivale a oltre due anni della spesa individuale a livello farmaceutico. Possiamo risparmiare fino a un milione cercando di prevedere e "misurare" le malattie, liberando così risorse per l'assistenza sociale alle persone. La trasformazione digitale in questo senso è importante nello scegliere la migliore ratio nella risoluzione delle malattie nel sistema sanitario. E accanto a questo servono, certo, formazione, infrastrutture. E regole, senza le quali nessun altro punto può essere soddisfatto. L'Europa - ha concluso il presidente di Farmindustria parlando a Dubai - è altamente specializzata nel settore sanitario e l'Italia può offrire una grande rete di aziende con alto livello di specializzazione e grande tradizione nella ricerca clinica e sperimentale».
Il presidente di Assobiotec Riccardo Palmisano ha ricordato come «tutte le soluzioni di cui abbiamo disposto in questi anni di pandemia sono basate sulla biotecnologia e da questa crisi dobbiamo imparare. In Italia il settore conta un numero di eccellenze nell'intero percorso terapeutico e dei prodotti diagnostici, siamo tra i primi paesi al mondo in termine di infrastrutture e abbiamo un'eccellente manifattura di prodotti farmaceutici. La prima lezione appresa dall'emergenza è prima di tutto la collaborazione pubblico-privato, tanto che il Pnrr include un numero di iniziative importanti in questo senso. Inoltre, in quanto associazione trasversale sosteniamo il concetto di One Health: non si può continuare a pensare per compartimenti stagni, dobbiamo cercare soluzioni trasversali che rilancino il concetto secondo che ogni euro speso in innovazione è un investimento, non un costo. Certamente l'Italia sarà un partner importante negli sviluppi futuri, a cominciare dalla genomica che è una frontiera importante, dal consolidamento delle tecnologie e con l'intelligenza artificiale sempre a fianco. Il Paese è pronto a giocare un ruolo nell'innovazione biotecnologica e nella ricerca e sviluppo, per altro dati gli investimenti recenti combinati con le semplificazioni in corso - e con l'attesa continuità del primo ministro Draghi - siamo ottimisti e crediamo che l'Italia sarà un giocatore importante nell'arena globale.
Per Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi medici (Dm), la pandemia ha fatto emergere tutta l'importanza del comparto che rappresenta. «Esistono oltre 1,5 milioni di tipologie di Dm - ha ricordato -. Esempi di innovazione dei dispositivi medici che aprono nuove frontiere nel settore sanitario sono la robotica chirurgica, i dispositivi di imaging 3D, i cerotti rigenerativi, i nano pacemaker, i dispositivi medici indossabili, le app software, l'IA e i dispositivi impiantabili stampati in 3D. Inoltre, gli IVD vengono utilizzati per eseguire migliaia di test su campioni biologici, inclusi i test Covid-19 o la medicina predittiva mediante test genetici. I dispositivi medici sono essenziali per abilitare la medicina futura e gli IVD sono fondamentali per oltre l'80% di qualsiasi decisione clinica. E aumentando la durata e la qualità della vita, i dispositivi medici garantiscono un'assistenza sanitaria più sostenibile in tutto il mondo». Ma Boggetti ha anche ricordato come l'Italia sia arrivata fragile e impreparata alla pandemia: «Se avessimo avuto un'innovazione maggiore nei nostri ospedali, forse l'avremmo affrontata meglio. Non avevamo "armi" per difenderci: durante la pandemia l'import dei dispositivi medici dall'Asia è aumentata del 300%». Altra lezione appresa è che «non si possono curare le persone solo con l'ospedalizzazione: bisogna poterle seguire anche a casa e l'Italia ha bisogno di un'industria presente e vicina: quando l'innovazione è fatta all'estero la possibilità per i cittadini italiani di beneficiarne è meno alta. Oggi dobbiamo cogliere l'opportunità offerta dalla crisi e non perdere la chance di investire anche in questo settore del made in Italy, che ha un alto tasso di ritorno e di competenze, non crea inquinamento e non utilizza troppa energia. Tutti elementi che contribuiscono alla sostenibilità».


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