Imprese e mercato

Farmaci: l'industria italiana svetta in Europa, a Milano l'evento CPhI Worldwide

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Con una produzione di oltre 34 miliardi di euro nel 2020 l'Italia si conferma tra i principali poli farmaceutici europei insieme a Germania e Francia, grazie anche a un export in crescita: +74% negli ultimi 5 anni, contro il 48% della media europea. In particolare, la Lombardia è la prima regione farmaceutica per presenza industriale - e tra le principali in Europa - con oltre 100 aziende e 24mila addetti (+28mila nell'indotto), ed ha il primato nazionale sul fronte degli investimenti in ricerca e sviluppo (oltre 400 milioni). Con queste premesse, e con una rinnovata consapevolezza sulla centralità del settore, il mondo dell'industria farmaceutica è pronto a ritrovarsi dal 9 all'11 novembre alla Fiera di Milano Rho, in occasione del "CPhI Worldwide" il principale appuntamento mondiale dell'industria farmaceutica, presentato oggi nel corso di una conferenza stampa.

“La Lombardia e Milano sono un hub riconosciuto per le Scienze della Vita - ha dichiarato Sergio Dompé, vicepresidente di Assolombarda con delega alle Life Sciences e Chair della Task Force Health & Life Sciences del B20 -. Basti pensare che in quest’area si concentrano il 35,4% delle imprese farmaceutiche a livello italiano e più del 50% della sperimentazione clinica nazionale, con investimenti che triplicano il loro impatto grazie ai costi evitati per il Sistema sanitario nazionale". Ora occorre continuare a lavorare per stimolare la crescita della filiera e del settore farmaceutico lombardo e la strada da seguire" è quella di una maggiore cooperazione tra pubblico e privato". "Lo stesso Mario Draghi - continua Dompé - in qualità di Chair del G20, ha pochi giorni fa sottolineato l’importanza della cooperazione tra Governi e imprese per garantire la salute dei cittadini. In questa direzione, CPhI rappresenta una straordinaria occasione per attrarre nuovi investimenti, nuove realtà produttive ad alto contenuto innovativo e valorizzare centri di eccellenza come MIND".

"La pandemia ci ha insegnato come le grandi sfide si possono vincere solo attraverso un gioco di squadra. Credo che la collaborazione e la condivisione di percorsi tra pubblico e privato sia indispensabile", ha detto dal canto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.

"La Lombardia si conferma un'eccellenza dell'industria farmaceutica a livello europeo, distinguendosi per la propria capacità competitività e apertura internazionale", conferma Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare Regione Lombardia. "Milano, in particolare, si conferma il cuore pulsante di questo settore", grazie a un modello "composto da un network virtuoso, fatto di aziende, università e centri di ricerca, imprese di impiantistica e servizi avanzati, che va ancora più valorizzato e potenziato".

Per Luca Palermo, amministratore delegato e direttore generale di Fiera Milano, CPhI Worldwide "è l'occasione per consolidare il nostro posizionamento in Europa come hub principale per le grandi manifestazioni internazionali".

L'evento riunisce l'intera supply chain dell'industria farmaceutica e "rappresenta il punto di riferimento più completo per il farma globale", aggiunge Diana Bracco, componente del comitato esecutivo di Fondazione Fiera Milano. L'Italia è il primo Paese europeo anche sul fronte delle materie prime, "sia per fatturato, con oltre 4,8 miliardi, sia per numero di imprese produttrici di principi attivi farmaceutici, con oltre 72 aziende e 109 siti produttivi, e una quota export pari all'85%", afferma Paolo Russolo, presidente di Aschifarma, associazione di settore di Federchimica.

Il nostro paese è anche primo in Europa "per produzione conto terzi (Cdmo), con 2,3 miliardi", spiega Giorgio Bruno, presidente del gruppo Cdmo-Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria, contando su 11.500 addetti, il 90% dei quali laureato o diplomato.
Le imprese attive in Italia hanno saputo conquistarsi spazi sempre più rilevanti nel panorama europeo - nel 2010 la quota dei CDMO italiani era pari al 19%, analoga a quella di Germania e Francia – grazie in particolare agli investimenti per lo sviluppo in produzioni a maggiore complessità e valore aggiunto, come le produzioni biologiche e ad alta attività, che hanno sostenuto una forte crescita delle vendite estere e permesso un costante rafforzamento delle performance di questo comparto rispetto alla media manifatturiera.
Di conseguenza, il fatturato esportato è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, facendo salire la quota di produzione diretta oltre i confini nazionali dal 57% a oltre il 70% tra il 2010 e il 2020. "Un significativo contributo a questa crescita - sottolinea Bruno - è stato offerto dal continuo rafforzamento delle vendite dirette ai mercati più complessi, come Stati Uniti, Ue e Giappone".

Un ruolo importante lo ha avuto anche la costante propensione all’investimento. "Dal 2015 al 2020 - continua Bruno - gli investimenti in percentuale del fatturato siano passati dal 9% al 17%, un’incidenza più che doppia rispetto alla media manifatturiera. I 2/3 del totale riguardano le linee produttive, cuore dell’attività del comparto , con una spiccata tendenza a convogliare risorse sullo sviluppo di nuove linee/impianti oltre che sull’upgrading dell’esistente". Negli anni più recenti si è rivelata particolarmente elevata "la propensione a investire nella digitalizzazione degli impianti e nella sostenibilità ambientale".



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