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Covid/ Ipsos: 7 italiani su 10 promuovono il Ssn e spingono per investire sulla ricerca
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Tre italiani su 10, nell'ultimo anno, per scelta o per aver ricevuto disdetta dalla struttura, hanno rinunciato alle visite di screening. La percentuale sale a 4 su 10 nel caso di visite specialistiche. A fare il punto sul rischio di una "pandemia nella pandemia" dovuta alle conseguenze indirette del Covid-19, sono i dati di un'indagine Ipsos, presentata a "Inventing for Life Health Summit", l'evento promosso da MSD Italia, che ha coinvolto istituzioni, società scientifiche, industria farmaceutica, associazioni di pazienti.
Ancora più evidente il ritardo nella prevenzione vaccinale, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti: il 68% di ragazzi e ragazze eleggibili, nel 2020-2021, ha posticipato il vaccino contro l'HPV, virus oncogeno che si trasmette per via sessuale e può causare diversi tipi di tumori, da quello del collo dell'utero a quello della bocca.
"Il paradosso è stato che, pur crescendo la fiducia nella vaccinazione - osserva Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di Msd Italia - l'organizzazione non è stata in grado di garantire le vaccinazioni di routine e si è assistito ad un pericoloso calo delle coperture". Questi ragazzi, aggiunge Luppi, andranno a "infoltire le fila delle lost generation", che ci allontana dalla copertura del 95% prevista nei Livelli essenziali di assistenza.
In ogni caso gli italiani promuovono il Servizio sanitario nazionale. Secondo Ipsos, infatti, oltre 7 italiani su 10 esprimono un parere positivo sul Ssn, sia a livello nazionale che regionale, mentre per un italiano su 4 la valutazione è di assoluta eccellenza. L'indagine ha coinvolto mille italiani tra i 18 e i 75 anni, intervistati a settembre 2021. Per il 52% di loro la sanità è considerata l'area prioritaria su cui concentrare gli investimenti, seconda solo al lavoro (59%) e ancora più urgente della transizione climatica (22%), dell'istruzione (16%) e della digitalizzazione (11%). Inoltre, 8 italiani su 10 riconoscono l'importanza dello sforzo di ricerca e sviluppo dell'industria farmaceutica nella lotta al Covid-19, ritengono che possa rappresentare un volano per la ripresa dell'economia italiana nell'epoca post pandemia.
L'indagine conferma la fiducia nelle vaccinazioni come strumento di salute. Almeno il 42% degli intervistati ha dichiarato di essersi imbattuto in una notizia falsa relativa ai vaccini ma nonostante questo, la percezione resta positiva: 8 italiani su 10 sono concordi nell'affermare che le vaccinazioni salvano la vita.
"La pandemia - ha sottolineato ancora Luppi - ha messo ancor più in luce come la salute sia una determinante fondamentale della crescita e dello sviluppo di un Paese. La parola chiave deve essere 'ripartenza', che non potrà che essere 'per tutti'. Nessuno deve essere lasciato indietro, quale che sia la sua età, il suo genere, la sua residenza, il livello di benessere".
Dal canto suo il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto ai lavori ha sottolineato che “c’è una nuova grande consapevolezza che il Servizio sanitario nazionale sia davvero il bene più prezioso che abbiamo e su di esso dobbiamo ricominciare ad investire: quando sono diventato ministro, due anni fa, sul Fondo Sanitario Nazionale c’erano 114 miliardi. Oggi ce ne sono 122. Lavorerò perchè nei prossimi mesi questa cifra salga ancora, a cominciare dalla prossima Legge di Bilancio. C’è una nuova, grande consapevolezza che le risorse che si mettono sul Servizio sanitario nazionale non sono semplice spesa pubblica, ma sono il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone”.
La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha ribadito come l’accesso universalistico alla salute sia un percorso di riconoscimento e di tutela dei diritti fondamentali della persona: “Il Diritto alla salute – ha dichiarato – è un diritto universale. Attiva una responsabilità che, universalmente e collettivamente, dev’essere assunta in una nuova e integrata partecipazione tra i servizi di prevenzione, quelli di cura, quelli di ricerca e di promozione scientifica, gli elementi di solidarietà. Lo abbiamo imparato durante la pandemia: solo attraverso un modello di profonda corresponsabilità, reciprocità, solidarietà possiamo costruire una comunità che davvero sia all’altezza del tempo che ci attende”.
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