Imprese e mercato
Menarini punta al raddoppio in Asia e investe sulla medicina di precisione
di Rosanna Magnano
Il gruppo farmaceutico fiorentino Menarini cresce e punta a raddoppiare il business asiatico, scommettendo su innovazione e medicina di precisione.
La multinazionale italiana - presente in oltre 100 Paesi con 15 stabilimenti produttivi e un fatturato globale per il 96% generato dai farmaci e per il 6% dalla diagnostica - nel 2016 ha aumentato del 4% il proprio giro d’affari globale arrivando a quota 3,46 mld e prevede un analogo trend di crescita anche nei prossimi cinque anni, pur tenendo conto delle tre scadenze brevettuali alle porte, prima fra tutte l’antipertensivo Olmesartan. E puntando soprattutto sul mercato asiatico, dove raccoglie attualmente il 10% del proprio giro d’affari, con l’obiettivo di raddoppiarlo (20%) in quattro anni e arrivare a un miliardo.
Con una scommessa sul futuro: un team di ricercatori italiani e partnership pubblico private con enti internazionali, come il Singapore general Hospital (Singhealth) e il Singapore Eye research institute (Seri) ma anche centri di eccellenza in Uk, Germania e Italia.
Tra i progetti di spicco: la messa a punto di marcatori biologici innovativi per la diagnosi prenatale senza amniocentesi e la medicina di precisione applicata ai tumori polmonari e oculari.
Una multinazionale che mira quindi a sfruttare tutte le possibilità del mercato globale ma con radici ben salde nella “madrepatria”. Una scelta in controtendenza rispetto alla fuga di tanti big dell’industria (basti pensare ai marchi perduti dell’agroalimentare) ma confermata in toto, nonostante le difficoltà. «Crediamo nell’Italia - assicura il corporate general manager P ietro Giovanni Corsa - e vogliamo continuare a investire. Ma non possiamo negare che ci siano dei problemi sotto gli occhi di tutti. Le imprese non hanno chiarezza nei rapporti con il fisco, le normative sono confuse e possono essere mal interpretate e in generale c’è una rigidità del sistema che non consente un buon sviluppo».
Menarini in Italia ha sei stabilimenti produttivi (Pisa, Firenze, L’Aquila, Lecco e Lodi), e altri nove tra Europa (tre in Germania) e resto del mondo. Ma il punto più caldo è in questo momento l’headquarter di Singapore, «The gateway to Asia», dove affari e innovazione regnano sovrani e dove il Governo locale, che sovrintende capillarmente sullo sviluppo economico e industriale, da tempo lavora per trasformare questo pugno di isole nel più grande hub manifatturiero del Biopharma globale. E su questo fronte il know how italiano fa gola. Non a caso l’Economic development board (Edb), agenzia governativa che facilita e supporta investitori locali e stranieri nel manifatturiero e nei servizi, è ufficialmente a caccia di start up made in Italy da “adottare” e finanziare nel settore biomedicale. Purché si integrino alla perfezione nel grande progetto sigaporiano e incontrino i bisogni di salute del paziente asiatico.
Asia centro di gravità del Pharma mondiale
In quest’area così fortemente dinamica la Menarini Asia Pacific (giro d’affari da 320 mln) rappresenta quindi un avamposto strategico del gruppo fiorentino per un’espansione nel mercato asiatico. «L’Asia è il nuovo centro di gravità del Pharma mondiale - spiega Luca Lastrucci, board director di Menarini Asia Pacific - anche se in realtà si tratta di 13 mercati molto diversi fra loro, tutti con un Pil in crescita, che rappresentano il 16% del giro d’affari farmaceutico mondiale, con un valore pari a 172 mld di dollari e crescite annue nell’ordine dell’8 per cento». I potenziali pazienti-consumatori non mancano e neanche le risorse. In quest’area del pianeta vivono infatti 3,36 mld di persone, che diventeranno 5,3 mld nel 2050 e sempre più urbanizzate.
Complessivamente il Pil asiatico 2016 è pari a 16,92 trilioni di dollari, il 4% dei quali mediamente è destinato alla salute. «In Asia Menarini è cresciuta del 17% negli ultimi tre anni, circa il doppio della crescita globale del mercato farmaceutico. Ci sono grandi opportunità - continua Lastrucci - e intendiamo arrivare a un miliardo di fatturato in Asia nel 2021».
La fetta più grande è ovviamente la Cina, che copre il 64% del mercato delle pillole asiatiche, ma sembra di fatto un irraggiungibile Santo Graal. «È un mercato molto difficile - ammette il manager - ma in compenso ci sono diverse nuove frontiere promettenti, come Afghanistan, Bangladesh, Cambogia, Laos, Myanmar». Una decisa strategia di sviluppo affidata a una squadra di manager italiani, che cederà gradualmente il passo a vertici locali, con una rilevante presenza femminile. E che punta dritto sull’innovazione. In un contesto come Singapore, dove forse la libertà degli individui è un concetto controverso ma la ricerca è senza dubbio una priorità di Stato, con investimenti pubblici miliardari.
Cervelli italiani a caccia di cellule rare
Visitando i laboratori del Singapore General hospital, uno dei più grandi centri di ricerca biomedica dell’Asia, uno sguardo inesperto e frettoloso vedrebbe un macchinario con tre cassetti, collegato a un video con immagini di cellule colorate. Ma la tecnologia DEPArray™ contiene sogni ad alta tecnologia, in marcia verso la realizzazione di promettenti applicazioni. E la Menarini Biomarkers, azienda del Gruppo Menarini che ha acquisito questa macchina sofisticata della Silicon Biosystems, ha potuto contare sull’esperienza maturata nel campo delle «cellule tumorali circolanti» e delle diagnosi da biopsia liquida della giovane e italianissima application development scientist
Anna Doffini
, ricercatrice mantovana di 31 anni trapiantata da Bologna a Singapore ma a breve sulla via di ritorno dopo l’esperienza asiatica. Il DEPArray™ è uno strumento all’avanguardia capace di svelare tutti i segreti di cellule rare e quindi centrato sulla medicina di precisione. Con un ventaglio di progetti in cantiere: la messa a punto di test diagnostici genetici su singole cellule fetali da sangue materno (per bypassare l’amniocentesi) e per i casi di linfoma oculare/uveite, biomarker prognostici per la suscettibilità alla chemioterapia (su questo fronte è stato depositato un brevetto) e per la risposta a terapie con farmaci biologici. Infine, la ricerca spazia anche su leucemie e melanoma.
«I progetti vengono sviluppati attraverso una rete internazionale di eccellenze scientifiche e cliniche (Istituzioni ospitanti) - spiega il principal investigator Luigi Ricciardi - con accordi di collaborazione. Le infrastrutture e le apparecchiature di ricerca sono rese disponibili gratuitamente dalle Istituzioni ospitanti, attraverso accordi quadro. Menarini Biomarkers finanzia i costi variabili dei progetti concordati e la proprietà intellettuale è condivisa. Anche se Menarini ha una opzione di riscatto a titolo oneroso».
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