Imprese e mercato
Bilancio Utifar: farmacie ancora in crisi ma tiene l’occupazione, pagano i più piccoli e le aree del Sud
di Ro. M.
Maggiori sono le dimensioni della farmacia, minori sono sia il peso del margine operativo lordo sui ricavi, sia il peso del reddito di impresa. Ma questo non significa che «piccolo è bello», perché la crisi economica, che sul settore si ha inciso di più a partire dal 2011 ha avuto un impatto più pesante per le farmacie più piccole. Sono i piccoli punti vendita infatti ad aver subito il più forte taglio dei ricavi (-15,4%) nei sei anni della crisi, tra il 2008 e il 2014. Viceversa, all'aumentare della dimensione dell'attività, si riduce la perdita di fatturato per arrivare al -1,2% dei ricavi nelle farmacie con oltre 4 addetti. E la farmacia si conferma come snodo strategico per la prevenzione sul territorio: due utenti su tre sono in cerca di una consulenza sulla propria salute e ogni addetto dedica al counselling mediamente due ore al giorno. Sono i dati emersi dal secondo Bilancio sociale delle Farmacie italiane presentati questa mattina a Roma presso il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico dall'Unione tecnica italiana farmacisti (Utifar) . Lo studio è stato condotto in collaborazione con il Centro Studi Sintesi – Cgia di Mestre. La ricerca analizza i dati di bilancio raccolti tramite un'indagine sui titolari di farmacia e dall'esame dinamico dei dati statistici ufficiali (SoSe).
I ricavi
Dimensioni e fatturato viaggiano in tandem ma più grandi sono le farmacie in termini di addetti, dimensioni e fatturato, maggiore è l'investimento delle farmacie nel personale. Di conseguenza, minori risultano le percentuali di reddito d'impresa sui ricavi totali.
I ricavi nel periodo di riferimento dello studio (2014) sono pari a 18,7 miliardi di euro. E maggiori sono le dimensioni della farmacia, minori sono sia il peso del margine operativo lordo sui ricavi, sia il peso del reddito di impresa. Se per quest'ultimo parametro si calcola un'incidenza del 14,6% dei ricavi totali nel caso delle farmacie più piccole, si scende infatti all'8,2% per le strutture con più di 4 addetti.
Ribaltando il ragionamento, si è visto che i punti vendita che nel 2014 hanno realizzato non più di 1 milione di euro possono contare mediamente su un reddito d'impresa che assorbe l'11,3% dei ricavi totali; mentre si scende ad una media del 7,8% nelle farmacie con fatturato oltre i 2 milioni di euro. L'insieme di questi dati indica un elemento chiave legato alle dimensioni e al fatturato delle farmacie.
Il peso della crisi pagato dai più piccoli
Le farmacie in generale hanno retto all’onda d’urto della crisi economica, che sul settore si è percepita soprattutto a partire dal 2011, ma il suo morso ha inciso soprattutto sui piccoli esercizi. La nota positiva, si legge nel Bilancio sociale Utifar, è che le farmacie rappresentano un sistema che tiene dal punto di vista occupazionale con un numero di addetti ancora in crescita. Ma i bilanci hanno sofferto. «Il complesso delle farmacie non ha infatti ancora recuperato i livelli dei ricavi di vendita del 2008 - spiega Utifar - anche se una lieve ripresa si può rilevare rispetto al 2012». Dopo lo shock del 2011 si è registrato un lieve miglioramento nel 2014, sia in termini di incremento nel reddito d'impresa, sia in termini di contenimento nella flessione dei ricavi. E anche in questo caso le dimensioni fanno la differenza. La ricerca evidenzia infatti come siano le piccole farmacie ad aver subito il più forte taglio dei ricavi nei sei anni della crisi (-15,4%). Per i più grandi la perdita è stata più ridotta per arrivare al -1,2% dei ricavi nelle farmacie con oltre 4 addetti. Dal punto di vista della redditività, la perdita risulta attorno al 10,5% per le farmacie fino a 4 addetti; oltre questa soglia, la perdita di reddittività risulta quasi dimezzata (-5,6%).
Incassi più alti nel Nord Est. La geografia penalizza il Sud
Le farmacie più redditizie sono quelle localizzate nel Nord-est con un reddito d'impresa che nel 2014 risulta pari al 10,2% dei ricavi. Le farmacie dell'area meridionale e insulare risultano invece le più piccole sia per numero di addetti e dipendenti, sia per superficie occupata.
E il gap si riflette sui bilanci. «L'esame condotto per ripartizioni geografiche - si legge nel Report - ha mostrato che la perdita reale di reddito d'impresa per la farmacia media della ripartizione sud-isole raggiunge il -19,5% stimabile in circa 25mila euro contro gli oltre 21 mila euro del nord-ovest (-16,1%), i quasi 18 mila euro delle farmacie del nord-est (-12,5%) e i poco meno di 11 mila euro dell'area centrale (-8,7% rispetto al 2008)».
E il Sud è penalizzato anche sul fronte occupazione, dal momento che è l’unica area in cui il ridimensionamento dell'occupazione ha interessato anche il sistema farmacia: il numero dei dipendenti in farmacia è cresciuto in ogni altra area (+ 10.9% nord-ovest; + 8,6% nord-est; + 7,9% centro), mentre nell'area sud-isole si è registrato un lieve calo (-0,2%).
Non solo vendita: spazio alla prevenzione
La farmacia come è noto non è soltanto un punto vendita. Due utenti su tre ci vanno infatti per chiedere un consiglio sulla propria salute. Si tratta di almeno 800 mila cittadini al giorno. Un’attività di counselling che occupa almeno due ore di tempo per ogni addetto. In questo senso, la farmacia offre una consulenza sanitaria gratuita che impiega 2 ore di lavoro al giorno per addetto, con un costo medio di 10 mila euro all'anno per addetto per farmacia.
Ma non tutti percepiscono questo valore aggiunto offerto dalle farmacie. «Infatti, se da un lato la stragrande maggioranza degli utenti (mediamente 8 su 10) - spiega Utifar - vede nella farmacia un vero e proprio presidio sanitario, dal lato opposto si percepisce una maggiore “diffidenza” da parte degli altri organismi sanitari: secondo le farmacie sono circa 6 su 10 gli altri organismi sanitari (quali ad esempio i medici di base, le strutture sanitarie, i medici specialisti) che riconoscono nelle farmacie un presidio sanitario».
La prevenzione diventa chiave strategica per le farmacie: oltre 7 farmacie su 10 hanno organizzato giornate dedicate a questa attività, e le ore mediamente dedicate sono cresciute notevolmente: 7,8 giornate in media nel 2013 contro le 10,3 attuali. Si stima che circa 4 milioni di cittadini abbiano fatto prevenzione delle malattie più comuni grazie alle farmacie: mediamente circa 32 persone si sottopongono a ciascuno dei molti test di prevenzione organizzati dalle farmacie. Tale attività comporta un evidente risparmio per il Ssn.
La farmacia che investe in coesione sociale
La farmacia investe anche nello sviluppo e nella coesione sociale della comunità. Il sistema delle farmacie ha fatto donazioni economiche per 12 milioni di euro e di farmaci per altri 2 milioni di euro nel 2015. Ha sponsorizzato eventi per 6 milioni di euro mentre l'8% delle farmacie ha effettuato acquisti di prodotti da soggetti di interesse sociale. Oltre la metà dei costi per i servizi delle farmacie vengono spesi nel territorio in cui la farmacia è insediata generando un indotto economico che potrebbe essere stimato vicino ai 600 milioni di euro.
I costi delle tecnologie
Le spese sostenute dalle farmacie per adeguare gli strumenti informatici alle nuove esigenze possono essere stimate in circa 50 milioni di euro all'anno solo di struttura. La spesa media annua in software per la trasmissione dei dati delle ricette è intorno a 3.200 euro per farmacia. Gli addetti costano al sistema circa 300 milioni di euro all'anno: in media sono 3 ore uomo giornaliere impiegate per la burocrazia informatica. Gli investimenti nelle strutture informatiche sostenuti dalle farmacie hanno comunque reso possibili molti passi in avanti nei servizi offerti ai cittadini. Un esempio concreto in tale senso è rappresentato dalla ricetta elettronica che, oltre a rappresentare un beneficio per il cittadino, ha notevolmente migliorato il modo di lavorare nelle farmacie. Due farmacie su tre affermano infatti di avere migliorato le operatività e ridotto, ottimizzandoli in altre attività, i tempi di lavoro.
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