Europa e mondo

Ocse: in Italia spesa pro capite di -586 euro rispetto alla media Ue. I moniti: bene la speranza di vita ma prepararsi al 33% di over 65 entro il 2050. Medici: il 27% è anziano. Sedentarietà, zavorra da 1,3 mld l’anno

di Red. San.

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Un’Italia tra i Paesi più vecchi in Europa, dopo il Portogallo, destinata a invecchiare ancora di più in un brevissimo arco temporale e con un personale sanitario anch’esso anziano. Dove la spesa pro capite media è cresciuta decisamente meno, dopo la pandemia, rispetto a quanto avvenuto negli altri grandi Paesi. Questo in estrema sintesi il ritratto tracciato per il nostro Paese dall’ultimo report Ocse Health At a Glance: Europe 2024 , dove si certifica una spesa sanitaria 2022 che non arriva ai 3mila euro con i suoi 2.947 euro pro capite, nettamente al di sotto della media Ue di 3.533 euro. Eppure gli over 65 bussano sempre più numerosi alla porta del Ssn, con la loro necessità di una presa in carico adeguata alle loro cronicità così come di stili di vita che andrebbero promossi nell’ottica di un “invecchiamento attivo” tale da scongiurare il rischio non autosufficienza, in agguato per tutti anche a fronte delle carenze socio-sanitarie. E proprio l’aumentare gli sforzi per favorire una terza e una quarta età in buona salute è uno degli sforzi chiesti dall’Ocse all’Europa: “’L’aspettativa di vita a 65 anni oggi supera i 20 anni, ma la metà di questi anni vengono alterati da malattie croniche e handicap”, scrivono gli esperti dell’Organizzazione, sottolineando che questa situazione è “particolarmente vera per le donne’’ che certo “vivono più anni degli uomini’’, ma “vivranno gran parte degli anni supplementari con problemi di salute”. E “con quasi il 25% della popolazione di età pari o superiore ai 65 anni nel 2023 e che si prevede raggiungerà oltre il 33% entro il 2050, la domanda di servizi in Italia continuerà a crescere”. Quindi ben venga il dato secondo cui l’Italia ha una delle speranze di vita più alte d’Europa con un’aspettativa in media pari a 83,8 anni, il secondo più alto nell’Unione europea dopo la Spagna, e 2,5 anni sopra la media Ue. Però il tema è quello di una età avanzata in cui non sia più scontato assumere anche oltre dieci farmaci al giorno o dover magari essere ricoverati, perché in solitudine e afflitti da cronicità, in una struttura residenziale anche quando magari non sia appropriato disporlo. Le riforme avviate in estremo ritardo dall’Italia con il Pnrr, in primis la legge sulla non autosufficienza, da questo punto di vista sono ancora in fase embrionale.
Personale anziano e in fuga. Poi c’è l’enorme tema del personale: che è anziano, con oltre la metà dei medici italiani di 55 anni o più e il 27% sopra i 65 anni, il dato più alto nell’Unione europea. Secondo l’Ocse per sopperire alla penuria di medici in tutta Europa bisogna “migliorare le loro condizioni di lavoro e il loro stipendio”, elementi necessari “per migliorare l’attrattività della professione e riuscire a conservare il personale curante”. Tema ben noto al ministro della Salute Orazio Schillaci, che si è visto nettamente sforbiciare dal Mef alle prese con il Piano strutturale di bilancio, gli annunci di un piano straordinario di 30mila assunzioni da inserire in manovra. Non a caso sul Ddl di bilancio (e non solo) il 20 novembre le tre sigle sindacali Anaao Assomed e Cimo-Fesmed - per i medici - e Nursing Up per gli infermieri incroceranno le braccia. E gli infermieri? Ocse conferma che se l’Italia a un numero di medici simili alla media Ue e pari a 4,2 per mille abitanti, il numero degli infermieri è inferiore alla media con 6,5 contro 8,4 per mille abitanti nella Ue.
Il focus sulla spesa.
“La spesa sanitaria pro capite dell’Italia nel 2022 si è attestata a 2.947 euro, circa un sesto al di sotto della media UE di 3.533 euro”, si legge nel rapporto. La pandemia ha spinto al rialzo la spesa sanitaria in tutta l’Ue e questo è avvenuto anche da noi ma in misura nettamente inferiore: secondo l’Ocse “la sua spesa sanitaria è aumentata a un ritmo più moderato rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell’Ue. In rapporto al Pil, anche nel 2022 la spesa sanitaria italiana è rimasta al di sotto della media Ue. Cioè al 9% rispetto al 10,4%”. Sempre secondo l’Ocse, “analizzando la spesa sanitaria per tipologia di servizio, l’Italia si distingue per un’ allocazione di bilancio leggermente superiore alla media per i servizi di assistenza ambulatoriale (33% contro 29%). Tuttavia - avverte l’organizzazione - il Paese destina una quota relativamente bassa all’assistenza a lungo termine, pari a poco meno del 10% della spesa sanitaria totale nel 2022, al di sotto della media Ue del 15%”. Questa allocazione “relativamente ridotta riflette in gran parte la storica dipendenza dell’Italia dall’assistenza informale, pur avendo una delle popolazioni più anziane d’Europa”.
Stili di vita, pesa la sedentarietà.
In Italia Ocse certifica uno dei tassi più bassi di attività fisica della Ue. Nel 2019, solo il 19% degli adulti ha dichiarato di praticare il livello minimo raccomandato dall’Oms di attività fisica di almeno 150 minuti a settimana. “Questo dato - avverte l’Ocse - è allarmante se confrontato con la media Ue del 32%. Il problema è ancora più marcato tra gli adulti più anziani: meno del 10% degli over 65 rispetta queste linee guida, collocando l’Italia nel terzo inferiore dei Paesi Ue per questa fascia d’età rispetto alla media europea del 22%”. Un problema che affligga anche i bambini: “Nel 2022 - prosegue l’Organizzazione con sede a Parigi - l’Italia ha registrato la percentuale più esigua di bambini di 11 e 15 anni che soddisfano le raccomandazioni dell’Oms riguardo all’attività fisica giornaliera tra i Paesi Ue”. Burden in termini di malattia e di aspettativa di vita in buona salute ma anche un impatto salato per il sistema sanitario e previdenziale: i modelli dell’Ocse stimano che tra il 2022 e 2050 l’insufficiente attività fisica in Italia costerà al Paese 1,3 miliardi di euro all’anno in costi sanitari aggiuntivi.


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