Europa e mondo
Agenzia europea del farmaco: in corsa 19 città
di Laura Cavestri
C’è chi è pronto a “regalare” l'affitto della futura sede e chi assicura opportunità professionali e scuole d'eccellenza alle famiglie dei dipendenti. Chi punta sulle infrastrutture (treni e voli a due ore dalle pricipali capitali europee) e chi scommette sulla piena continuità operativa anche durante il trasloco dei pc.
Ora che le carte sono sul tavolo, comincia la partita vera per tentare di aggiudicarsi due dei “trofei” più ambiti della Londra post-Brexit: ovvero l'uscita delle due agenzie europee, Ema (l'Agenzia del farmaco) ed Eba (l'Autorità bancaria europea). Una corsa alquanto affollata.
Le candidature
Sono in tutto 27 le proposte ricevute entro la mezzanotte del 31 luglio e rese note ieri dal Consiglio europeo. Ovvero, 19 offerte per l'Ema, tra cui quella di Milano, e 8 per l'Eba.
Ad ospitare, dal 2019, l'Agenzia del farmaco – oltre a Milano – sono in corsa Amsterdam, Atene, Barcellona, Bonn, Bratislava, Bruxelles,Bucarest, Copenhagen, Dublino, Helsinki, Lille, Porto, Sofia, Stoccolma, Malta, Vienna, Varsavia e Zagabria.
Per l'Eba – il cui porto d'approdo sembra essere sempre più la Germania – si sono, invece, candidate Bruxelles, Dublino, Vienna e Varsavia (candidate anche per l'Agenzia del farmaco), Parigi, Praga, Lussemburgo e la super-favorita Francoforte.
Sei i criteri tecnici di valutazione – concordati dai 27 Stati membri lo scorso giugno – che le candidature dovrebbero soddisfare: l'accessibilità della nuova sede, l'esistenza di scuole internazionali per i figli del personale, l'accesso al mercato del lavoro e all'assistenza sanitaria per le famiglie dello staff, la continuità operativa e l'equilibrio geografico.
Pochi, però, credono che prevarrà il merito. Dal 2003, la Ue ha affiancato anche un criterio di “equilibrio regionale” delle agenzie europee, che fa scalpitare i Paesi dell'Est. Inoltre, a novembre sarà soprattutto una questione di voti. Conteranno gli apparentamenti, le alleanze politico-istituzionali, favori e sgambetti.
Le «offerte» nei dossier
Intanto, nei dossier, è una corsa a chi offre di più. Per Vienna, ad esempio, il governo austriaco punta ad accollarsi interamente l'affitto dei nuovi locali (che sono privati) e di richiedere all'Ema un importo simbolico di un euro all'anno per 25 anni. Mentre Dublino, oltre a mettere in campo 78 milioni di euro tra affitto della nuova sede, manutenzione e servizi, ne aggiunge 10 in più per favorire il trasferimento dei funzionari e delle loro famiglie.
Amsterdam – come Helsinki, Stoccolma e Copenhagen – fa valere un sistema di welfare e di infrastrutture di eccellenza.
Milano – che ha messo a disposizione il Pirellone – punta, invece, sulla piena continuità operativa dell'Ema (il grattacielo necèssita di interventi minimi), affitto zero nel 2019 e in graduale aumento (l'Ema pagherebbe il prezzo pieno di sette milioni di euro solo dal 2022).
«Non ci sono sostanziali sorprese nelle candidature – ha sottolineato Enzo Moavero Milanesi, consigliere del presidente del Consiglio nella missione per la conquista di Ema –. Qui si tratta non di aprire un'Agenzia ex novo. Ma di trasferirne una esistente, la cui comntinuità opertativa, trattandosi di farmaci, è essenziale. Non è pensabile, nello stesso interesse della Ue, non scegliere tra le candidature migliori».
Dai dossier, meno forti appaiono le candidature che, alcune settimane fa, erano date in ascesa: Lille, sostenuta dal neopresidente Macron, ha una sede ancora da costruire. Bratislava ha collegamenti deboli e, come per le altre capitali dell'est, mancano scuole e servizi per le famiglie dei funzionari.
A questo punto, a spuntarla potrebbe essere il Paese che saprà calamitare su di sè più voti, in cambio di un appoggio sui diversi dossier che stanno maggiormente a cuore ai Paesi che lo sosterranno in questa partita.
La Commissione europea pubblicherà una valutazione delle offerte entro il 30 settembre, basandosi sui criteri sanciti dai 27 nel Consiglio europeo di giugno. La decisione finale sarà a novembre con un voto di tutti i Paesi membri a latere del Consiglio affari generali.
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