Dal governo

Piano nazionale cronicità: documento in stand-by con le Regioni in attesa della risposta del ministero sui Fondi

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Piano nazionale cronicità nuova versione (l’ultima risale al 2016) rischia l’ennesima fumata nera e che passi un altro anno di “nulla di fatto” davanti alla sostanziale mancata risposta del ministero della Salute alle condizioni poste dalle Regioni per portare il documento verso l’Intesa. Condizioni che erano state elencate in una lettera indirizzata dal coordinatore della Commissione Salute Raffaele Donini e dal coordinatore della Commissione Salute Anselmo Campagna al Dg Programmazione sanitaria Americo Cicchetti e per cui era stata chiesta una risposta scritta. Erano sostanzialmente tre, le domande, ma solo una al momento è stata soddisfatta dai tecnici di Lungotevere Ripa. In questo scenario, molto difficilmente il Pnc vedrà la luce entro quest’anno, con le ultime sedute dell’anno di commissione Salute e Conferenza Stato-Regioni programmate per martedì 17 e mercoledì 18 dicembre.
La prima richiesta - al momento inevasa - riguarda la previsione di risorse dedicate per una progettualità che, come indicato dal ministro della Salute Schillaci nelle sue Linee di indirizzo, andrebbe supportata con Fondi ad hoc, così come del resto se pure limitatamente è avvenuto per il Piano oncologico nazionale e per il Piano malattie rare.
La seconda, ma anche qui si attendono lumi, attiene a un’indicazione chiara sui criteri di inserimento di nuove patologie croniche tra quelle contemplate dal Piano. Nell’ultima bozza, anticipata da Sanità24 alla soglia dell’estate scorsa, alle patologie già presenti nella versione 2016 si aggiungono obesità, endometriosi ed epilessia. Ma con quale ratio avviene la selezione e soprattutto si possono prevedere meccanismi snelli di inserimento progressivo nel tempo? Questa la domanda delle Regioni - che intanto hanno spezzato una lancia in favore della psoriasi - in vista di un meccanismo che eviti per il futuro farraginosità e iter di alto livello nell’aggiungere nuove malattie al computo di quelle già presenti nel Pnc.
La terza richiesta delle Regioni al ministero è quella a cui ha dato indirettamente risposta il decreto dei giorni scorsi sull’Eds, l’Ecosistema dei dati sanitari: il tema era quello di evitare l’altolà del Garante privacy rispetto alle attività necessarie di stratificazione della popolazione. Priorità dichiarata del Pnc e tema cruciale: perché solo a partire dalla conoscenza del fenomeno cronicità si possono portare avanti interventi mirati sulla popolazione interessata.
In definitiva il nuovo Pnc è in stand-by, in attesa delle integrazioni del ministero della Salute. Nel frattempo si presenta come un documento-cornice, debole innanzitutto per la mancanza di risorse dedicate. E che potrebbero essere trovate in extremis nella legge di bilancio o anche, perché no, negli obiettivi di Piano. O nelle pieghe di Fondi non spesi o non completamente utilizzati. «Oppure - fa notare il presidente di Salutequità Tonino Aceti, da sempre vigile sull’attuazione del Pnc che potenzialmente interessa 24 milioni di persone - attingendo a meccanismi come la sugar tax che dovrebbe entrare in vigore a luglio e che cuba oltre 300 milioni. Una tassa che incide molto sul tema delle cronicità: si potrebbe destinare quei soldi all’attuazione del Piano, non alla cieca ma agganciandoli a obiettivi specifici e a un cronoprogramma stringente che oggi nel Pnc manca del tutto. Ovvio che le risorse vanno assegnate su obiettivi precisi e misurabili, che anche nell’ultima versione del documento non troviamo. Sono queste le condizioni per evitare l’effetto ’libro dei sogni’, che non sposta nulla nella vita di milioni di persone. Per questo le condizioni poste dalle Regioni sono giuste e sacrosante e anche l’aver acceso i riflettori sull’inserimento di nuove patologie, come è stato fatto per la psoriasi, denota una sensibilità che auspichiamo di trovare anche nel ministero della Salute».


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