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Liste d’attesa/ Schillaci spiega il Piano e alle Regioni dice: ciascuno faccia la sua parte. Dal Mef 250 milioni per defiscalizzare le ore in più

di Barbara Gobbi

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«Le due principali novità sono la possibilità per i cittadini di usufruire delle prestazioni nel privato convenzionato o presso la libera professione di cui necessitano se nel Ssn non possono averle nei tempi previsti e in ambito Ssn. E l’abolizione del tetto di spesa per il personale sanitario, che esiste da 20 anni e che nbessuno ha mai cancellato, a partire da gennaio 2025 ma con la possibilità per le Regioni di innalzarlo dal 10% attuale al 15% già nel 2024». Così il ministro della Salute Orazio Schillaci nel presentare il decreto legge per la riduzione delle liste d’attesa licenziato dal Consiglio dei ministri, insieme a un più ampio disegno di legge in 15 articoli. In particolare, l’abolizione dal 2025 del tetto sul personale coinciderà con la piena applicazione delle nuove regole sulla valutazione puntuale del fabbisogno di personale. «Si dà mandato al direttore generale dell’azienda di verificare che i tempi siano rispettati. Attiviamo un sistema di monitoraggio con un organismo di verifica e controllo che dipende dal ministero della Salute», e che ha la finalità in particolare di effettuare dei check, ha detto Schillaci. Che con il decreto legge dà il via anche a un «Cup regionale o interregionale unico dove confluiranno anche le agende del privato convenzionato, che dovrà mettere a disposizione le prestazioni e anche con questo avremo una riduzione delle liste». I Cup entro due giorni dalla data in calendario per la prestazione dovranno richiamare i cittadini per la conferma o l’eventuale disdetta. Per le malattie croniche, ha spiegato il ministro, saranno previste agende dedicate.
Per Schillaci poi «il ricorso all’intramoenia e ai privati accreditati è cruciale. Non sono più accettabili - ha aggiunto - le liste chiuse». E sull’intramoenia ci sarà una verifica attenta: «non si verificherà più come accade oggi che il singolo medico magari effettui 9 elettrocardiogrammi nel Ssn e 90 in intramoenia», ha affermato il ministro. Potenziata l’offerta di visite diagnostiche e specialistiche anche di sabato e domenica con ampliamento della fascia oraria.
Le risorse fresche in campo. «La defiscalizzazione al 15% delle prestazioni in più erogate dai professionisti sanitari per abbattere le liste d’attesa è stata stimata in circa 250 milioni di euro e su questo ovviamente ci sarà la copertura», ha annunciato il ministro della Salute. «Il punto cruciale in ogni caso è quello delle prestazioni - ha avvisato -: ricordo sommessamente che il governo precedente e quello attuale hanno stanziato nel 2022 e nel 2023 ben 500 milioni l’anno alle Regioni, che in parte non sono stati spesi e anzi i risultati del monitoraggio su quante risorse siano state impiegate li avremo a fine giugno». A chi gli ricordava i malumori delle Regioni che denunciano uno scarso coinvolgimento nei provvedimenti, «ci vuole la piena collaborazione di tutti, delle regioni, dei manager, dei direttori sanitari e dei medici. Invito ciascuno a fare la propria parte: mi interessa che da questo decreto escano soddisfatti i cittadini e non altri», ha chiosato il ministro.
I contenuti del disegno di legge. Il ddl invece «presenta altre norme che metteranno ordine al sistema di gestione delle liste d’attesa», ha annunciato Schillaci. Nel primo articolo compaiono sono disposizioni in materia di prescrizione, con l’assegnazione di classi di priorità alle quali corrisponde una diversa tempistica massima di erogazione delle prestazione sanitaria da parte del medico prescrittore sulla base del sospetto diagnostico; il secondo prevede l’istituzione e funzionamento del Sistema nazionale di governo delle liste d’attesa presso il ministero della Salute, governato da una Cabina di regìa; il terzo istituisce un registro delle segnalazioni dentro l’Osservatorio liste d’attesa: i cittadini potranno segnalare problematiche e disservizi in materia di erogazione delle prestazioni sanitarie. L’articolo 4 prevede di poter destinare alle contrattazioni integrative in ambito regionale risorse in più per riconoscere al personale un trattamento economico differenziato che tenga conto anche della specializzazione medica per la dirigenza e della tipologia di attività o della carenza di personale in alcune branche specialistiche. L’art 5 prevede un incremento della tariffa oraria dei sumaisti fino a 100 euro; il 6 conferimento di incarichi libero-professionali agli specializzandi fino a un massimo di 10 ore; in più per contrastare il fenomeno dei gettonisti «che abbiamo combattuto fin dai primi giorni di governo», ha precisato Schillaci, si potrà reclutare personale anche con forme di lavoro autonomo. All’articolo 8 le prescrizioni sui privati accreditati con l’innalzamento della soglia di acquisto delle prestazioni di un ulteriore 1% per il 2024, il 2025 e il 2026. L’articolo 9 si occupa di regolare il ruolo delle università.
All’articolo 10 si amplia ulteriormente la “farmacia dei servizi”, con la possibilità di effettuare vaccinazioni e test per rilevare le infezioni batteriche «anche per contrastare l’antibiotico-resistenza», ha detto Schillaci, e ci sarà la possibilità di impiego della telemedicina. L’articolo 11 è sulla riorganizzazione della rete dei laboratori del Ssn e «questa norma incide sulle strutture sanitarie private che si possono coinvolgere e federare per erogare prestazioni di specialistica ambulatoriale utilizzando anch’esse la telemedicina». L’articolo 12 detta le misure premiali e sanzionatorie: riguarda regioni, direttori generali, sanitari e amministrativi e di Uoc, in relazione ai risultati che otterranno rispetto alla riduzione dei tempi di attesa. «Questo porta anche a inserire il rispetto dei tempi massimi di attesa per le prestazioni sanitarie nei Lea - ha annunciato Schillaci - : sarà uno dei criteri sulla base dei quali attribuire alle Regioni forme premiali sulle risorse ordinarie già previste per il Ssn». I premi saranno non inferiori al 10% mentre chi non raggiunge l’obiettivo potrà avere una decurtazione della retribuzione di risultati pari al 10%.
L’addendum sulla pischiatria. L’“appendice del Ddl” riguarda la psichiatria, con l’art. 13 che destina 60 milioni (in un triennio) ai Dipartimenti salute mentale; l’istituzione della Scuola nazionale di alta formazione sanitaria e, all’art 15, la semplificazione delle norme sull’approvazione dei bilanci degli ordini professionali sanitari, di rilievo specialmente per quelli con un gran numero di iscritti come Roma, Milano e Napoli.


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