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Liste d’attesa/ Anaao e Cimo: ancora un provvedimento che ricade su medici e dirigenti sanitari

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“Volere abbattere le liste d’attesa partendo dal presupposto che i responsabili vadano individuati nei medici e dirigenti sanitari è inaccettabile oltre che falso. E rispediamo al mittente metodi d’altri tempi e di altri Paesi, con i quali realizzare addirittura la ’stretta’ sui volumi di attività, come se già non fossero previsti e attuati controlli in merito. È un’offesa alla nostra professionalità che rigettiamo”. Lo dicono Pierino De Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici e dei dirigenti sanitari italiani Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente nazionale del sindacato Cimo-Fesmed, riferendosi ai provvedimenti varati oggi dal governo.

“Ridurre i sempre più lunghi tempi di attesa è un diritto del cittadino e un dovere del governo, ma occorrono misure strutturali con risorse adeguate e durature nel tempo. È, quindi, inimmaginabile separare gli interventi organizzativi dai finanziamenti, rinviando questi ultimi ad altri tempi”, sottolineano. Inoltre, “non è accettabile chiedere a medici e infermieri di ridurre le liste di attese lavorando anche il sabato e la domenica quando per assicurare, in quei giorni, un minimo turno di servizio, si è già costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive o a medici a gettone”, fanno notare De Silverio e Quici.

“Di certo l’incremento del 15% della spesa per il personale potrebbe aiutare, ma a condizione che le Regioni utilizzino davvero queste risorse, quando arriveranno. La certezza è una sola: l’incertezza dei finanziamenti - aggiungono -. Ancora una volta i tecnici del Mef assumono un ruolo determinante. Rigorosi quando si tratta di sanità, forse meno attenti quando di parla di finanziare il calcio, o ripianare i debiti Telecom, o per il passato, di finanziare superbonus da oltre 100 miliardi”. “La nostra risposta a provvedimenti punitivi o puramente cosmetici sarà dura - concludono De Silverio e Quici - a partire dal rifiuto di svolgere prestazioni aggiuntive, che ricordiamo essere su base volontaria. Vorrà dire che ci limiteremo a svolgere il lavoro ordinario come definito dal Contratto collettivo nazionale di lavoro”.


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