Dal governo
Manovra/ Meloni: «Manovra/ Meloni: «Nel 2024 alla sanità 3 miliardi tutti per le liste d'attesa». Ai contratti del personale 2,3 mld. Poi: «Fondo sanitario mai così alto pari a quasi 136 miliardi, bugìe su presunti tagli». Nuove assunzioni solo dal 2025-2026 con 600 milioni
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Una manovra che per il 2024 vale «complessivamente poco meno di 24 miliardi, quasi 16 miliardi di extra gettito e per il resto per tagli di spese. È molto seria e realistica e non disperde risorse, le concentra su grandi priorità». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni presenta il pacchetto di bilancio approvato «a tempo di record in poco più di un'ora» e che destina alla sanità un ottavo delle risorse. Un provvedimento che porta il Fabbisogno a quasi 136 miliardi - «mai così alto - ha sottolineato la premier - con tre miliardi tutti destinati a un'unica priorità che per noi è l'abbattimento delle liste d'attesa». Mentre al rinnovo dei contratti per medici e infermieri vanno 2,3 miliardi dei 5 miliardi complessivi per gli aumenti nella Pa.
«Quella dell'abbattimento delle liste d'attesa - ha tenuto a rimarcare Meloni - è una priorità che intendiamo perseguire con due misure: il rinnovo del contratto del comparto sanitario e la detassazione sia degli straordinari che dei premi di risultato legati a obiettivi di abbattimento delle liste d'attesa». Rispetto al quadro complessivo di una manovra che il ministro delle Finanze nei giorni scorsi aveva annunciato come «prudente», «sono molto fiera di questo lavoro che abbiamo fatto, del risultato di questa manovra - ha spiegato Meloni - sono molto fiera di poter dire che c'è un Governo che non spreca risorse in mille rivoli ma si concentra su obiettivi specifici. È un segnale di serietà».
Sul tema del Fsn «mi corre l'obbligo di fare delle precisazioni», ha sottolineato la presidente del Consiglio: «Con i quasi 136 miliardi a cui arriva quest'anno il Fondo sanitario nazionale raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità. Nel 2019 prima del Covid eravamo a 115 miliardi di euro, 20 miliardi in meno e negli anni del Covid il Fondo ha viaggiato tra i 122 e i 127 miliardi, vaccini compresi e quindi mi sembra un po' forte sostenere che con 136 miliardi questo Governo tagli la sanità, poi certo si può fare il giochetto che è stato fatto, di dire che scende in rapporto al Prodotto interno lordo perché ci sono stati anni precedenti nei quali scendeva e adesso fortunatamente il Pil sale e l'incidenza è sicuramente diversa ma è una buona notizia. E quindi - ha concluso Meloni - voglio dire che alla fine le bugie che ho sentito non corrispondono alla realtà delle cose».
La manovra "macro". Nel complesso, come recita il comunicato post approvazione di Palazzo Chigi, per la sanità è previsto "uno stanziamento aggiuntivo pari a 3 miliardi l’anno 2024 (al quale devono aggiungersi le risorse Pnrr e i 300 mln riconosciuti alla Regione Sicilia) e 4,2 miliardi a decorrere dall’anno 2026. Tra le misure previste, l’introduzione di indennità per medici e altro personale sanitario impegnati nella riduzione dei tempi delle liste di attesa. Si stanziano risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026 per il potenziamento dell’assistenza territoriale anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario".
«Con i 24 miliardi finanziamo, per grandi aggregati: 10 miliardi la decontribuzione; 4,5 miliardi lo scalone pensionistico: 3 miliardi e 300 milioni considerando anche quanto diamo alle autonomie speciali sulla sanità, 5 miliardi i contratti del pubblico impiego». Così in sintesi il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti («poi ci sono altre cifre dedicate all'Ucraina e alle missioni dei nostri soldati che costano 1,2 miliardi l'anno, e poco altro», ha aggiunto). «Oggi l'approvazione così rapida di una legge di Bilancio che è andata a "prendere a schiaffoni" tutti i ministri a beneficio degli italiani che guadagnano redditi medio-bassi - ha tenuto a sottolineare - è la dimostrazione della coscienza che ha tutta la classe politica al governo del Paese. E confido che anche il Parlamento e soprattutto la maggioranza che sostiene questo Governo adotti esattamente lo stesso tipo di atteggiamento. Apprezzerei moltissimo che i parlamentari della maggioranza evitassero di presentare emendamenti anche se è un diritto costituzionale che riconosco come pieno e legittimo».
Le modalità di intervento sulle liste d'attesa in campo. Il contrasto alle liste avverrà sui due binari paralleli dei privati accreditati e del Ssn "puro". Il maggior ricorso al privato accreditato sarà possibile grazie a un'operazione da circa 500 milioni, di allentamento del tetto sulle prestazioni fissato nel 2012. Sul personale Ssn invece si interviene con una flat tax al 15% delle prestazioni in più effettuate proprio per abbattere le "liste" e con l'introduzione di indennità per medici e altro personale sanitario. In sostanza, mentre per le nuove assunzioni si dovranno attendere 2025 e 2026, si preme ancor più l'acceleratore sugli operatori già in campo. O, come annunciato dalla premier in conferenza stampa dopo il via libera alla manovra, si opera un «riconoscimento del lavoro prestato in più da medici e infermieri».
Quanto all'allentamento del tetto alle prestazioni acquistabili dai privati accreditati, a "sdoganare" il limite posto dal decreto 95/2012 nell'epoca lontana ma ancora oggi foriera di conseguenze della spending review era stata nei giorni scorsi Angela Adduce, Ispettore generale capo dell'Ispettorato generale per la spesa sociale (Igespes) della Ragioneria generale dello Stato: «Questo tetto, come ogni tetto di spesa, deve essere manutenuto periodicamente per cui sono state fatte più volte dalla mia amministrazione proposte di revisione all'attenzione della politica che ha deciso autonomamente se affrontarlo o meno, nell'ambito degli equilibri di finanza pubblica. Lo dico anche alla luce del fatto che pur non essendo ancora stato previsto un nuovo tariffario per l'ospedaliera, saremo davanti dal 1 gennaio 2024 all'entrata in vigore del nuovo tariffario per la specialistica che già per il fatto della sua esistenza può portare a revisionare i fabbisogni finanziari di questo settore. Naturalmente la politica è sovrana: io come tecnico Mef ho tra i miei compiti di proporre soluzioni ma le decisioni sono del campo politico e portano con sé decisioni di spesa che vanno rese coerenti con gli equilibri di finanza pubblica». Da Adduce era arrivato anche il chiarimento che «tutte le prestazioni per il recupero delle liste d’attesa sono andate per legge in deroga al tetto di spesa del Dl 95» e che già oggi le Regioni nella loro autonomia costituzionale nel richiedere prestazioni al privato accreditato «possono anche integralmente ricorrere al privato accreditato, limitatamente alle somme destinate al recupero delle liste stesse». Contesto di queste dichiarazioni, l'evento Aiop-Agenas del 10 ottobre scorso in cui sono state messe a confronto le performance del pubblico e del privato accreditato su una serie di prestazioni esaminate nel Programma nazionale esiti 2022.E sarà con ogni probabilità Agenas l'"ente super partes", più volte annunciato dal ministro Schillaci, cui sarà assegnato il monitoraggio sui tempi e sull'unificazione delle prenotazioni del pubblico e del privato nelle Regioni.L'altro "pilastro" per alleggerire le liste d'attesa sarà poi tutto interno al Ssn: spetterà agli straordinari "dedicati alla causa" di medici e infermieri, contribuire allo snellimento di quella che anche dopo il parziale recupero post Covid continua a essere la piaga del Servizio sanitario nazionale. Altro capitolo che questa volta "suona bene" alle orecchie dei medici freschi di firma sulla pre intesa del Ccnl 2019-2021, 2,3 miliardi di euro per il nuovo contratto della dirigenza nell'ambito dei 7 miliardi destinati agli aumenti nella Pa.
Il sostegno alla natalità. «Risorse per ulteriore un miliardo sono destinate alle politiche per la famiglia». Lo ha annunciato la presidente del Consiglio Meloni, in conferenza stampa. «Concentriamo le risorse sulla famiglia e con particolare incentivo alla natalità - aggiunge Meloni -. Ai provvedimenti dello scorso anno, confermati, si aggiungono tre ulteriori misure. Per quanto riguarda il congedo parentale, arriva un ulteriore mese, utilizzabile fino a sei anni di vita del bambino dalla madre o dal padre, retribuito al 60 per cento». Quanto ai fondi per gli asili nido, «aumentiamo le risorse - dice Meloni - il nostro obiettivo è dire che al secondo figlio l'asilo nido è gratis. Ma la misura più significativa - aggiunge - è il tema della decontribuzione delle madri. Prevediamo che le madri con due figli o più non paghino i contributi a carico del lavoratore; la quota la paga lo Stato». Nell'applicazione della decontribuzione, precisa ancora la premier, ci sono dei limiti: per le madri con due figli fino a quando il più piccolo ha dieci anni, per le madri con tre o più figli fino a quando il più piccolo ha diciotto anni.
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