Dal governo
Per il Piano nazionale vaccini impasse sulle risorse in Conferenza Stato-Regioni: stop al via libera
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Il Piano nazionale vaccini 2023-2025 "non passa" in Conferenza Stato-Regioni, bloccato per la più classica delle impasse: le risorse. Da una parte l'istanza della Commissione Salute espressa già il 23 maggio (poi parzialmente modificata e di nuovo confermata), di un impegno del Governo a «verificare la possibilità di reperire le risorse necessarie per fare fronte a eventuali maggiori costi che dovessero emergere», in seguito al monitoraggio sui costi; dall'altra il no del Mef.
L'ultima versione degli assessori vedeva la Conferenza condizionare il via libera alla formula "all’attuazione della presente Intesa si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, ferma restando l’attivazione del monitoraggio previsto nel Piano, ivi compreso il monitoraggio della spesa e l’impegno del Governo a verificare la possibilità di reperire le risorse necessarie per fare fronte a eventuali maggiori costi che dovessero emergere in esito al suddetto monitoraggio, sostenuti a partire dall’anno 2023. Alla ripartizione del finanziamento degli eventuali maggiori costi vaccinali accedono tutte le Regioni e le Province Autonome, in deroga alle disposizioni legislative che stabiliscono per le Autonomie speciali il concorso regionale e provinciale al finanziamento sanitario corrente". Qui è arrivata la rottura, rispetto alla quale le Regioni avevano già messo le mani avanti nel precisare che "la Conferenza, tenuto conto che il nuovo Piano vaccinale prevede l’allargamento dell’offerta vaccinale e del numero di vaccini da somministrare per assicurare la copertura vaccinale a tutti i soggetti a rischio, esprime forte preoccupazione per i ritardi accumulati che non possono essere imputati alle Regioni, visto il mancato accoglimento da parte del Governo della richiesta di impegno a verificare la possibilità di reperire le risorse che dovessero rendersi necessarie per fare fronte a eventuali maggiori costi che dovessero emergere in esito al monitoraggio".
Niente di fatto: il documento di programmazione e il corposo calendario vaccinale che contiene restano al palo ed è molto probabile che a settembre la tensione riprenda tal quale.
Immediate le reazioni delle società scientifiche, attentissime sull'ipotetico via libera che era stato calendarizzato per il 12 luglio, tarda mattinata. A seguito della nuova fumata nera nella Conferenza Stato Regioni per l'approvazione del Piano nazionale Prevenzione vaccinale, la Società italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica (Siti), sottolinea ancora una volta come "il piano sia cruciale e non più procrastinabile al fine di garantire un accesso equo a tutti i cittadini, raggiungere i più fragili e restituire alla sanità le risorse risparmiate da patologie evitate". «È impossibile pensare che il miglioramento della tipologia di offerta vaccinale, unitamente all'aumento della popolazione fragile da raggiungere, possa avvenire a budget invariato - afferma la presidente della Siti Roberta Siliquini -. È fondamentale l'impegno di risorse aggiuntive che rappresentano un investimento sia a breve che a lungo termine, superando l'impasse sui finanziamenti che tiene in scacco il diritto proprio di ogni individuo di raggiungere il più alto livello possibile di salute. Riteniamo che politiche miopi rispetto alla prevenzione costituiscano una reale minaccia per il Paese che, purtroppo, malgrado la numerosità della popolazione fragile ed anziana, rimane tra gli ultimi negli investimenti in prevenzione».«La mancata approvazione del Pnpv 2023-2025 da parte della Conferenza Stato-Regioni, nel corso della seduta tenutasi quest’oggi, è una cattiva notizia per la politica, per il Ssn e per la salute pubblica. Come HappyAgeing - Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo esprimiamo preoccupazione per questo atto mancato e molto atteso che consentirebbe alle Regioni di elaborare e organizzare strategie e campagne vaccinali capillari ed efficaci», afferma Michele Conversano, presidente Cts HappyAgeing. «Teniamo a ricordare che il nostro Paese è senza un Piano aggiornato dal 2019 e che fino a ora si è proceduto con proroghe del precedente. È del tutto evidente, soprattutto alla luce dell’esperienza del Covid, quanto sia urgente l’approvazione di un nuovo Piano che tenga conto delle innovazioni, delle evidenze scientifiche acquisite nel frattempo e delle esigenze di salute pubblica, che sono in continua evoluzione. Non si può ignorare, ad esempio – chiarisce Conversano – il progressivo invecchiamento della popolazione che richiede un’attenzione particolare e dedicata alle vaccinazioni raccomandate per la terza età, con indicazioni specifiche anche per campagne di chiamata attiva adeguate al target». Il mancato accordo sul Pnpv 2023-2025 può rappresentare tuttavia un’opportunità per migliorare ancora il testo e inserire al suo interno le indicazioni relative ai vaccini contro il Covid. «Al momento, infatti, il documento non affronta il tema Covid, sebbene sia ormai ampiamente dimostrata l’utilità dei vaccini nella prevenzione delle forme gravi di malattia nei soggetti fragili, primi fra tutti gli anziani. Auspichiamo dunque – conclude Conversano - che si trovi spazio, all’interno del Piano, per le indicazioni relative al Covid o, in alternativa, che arrivi presto una circolare del ministero della Salute, così da farci trovare pronti alla prossima stagione autunnale».«Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale è un documento di importanza strategica per la salute collettiva e quindi per quell’ampia e fragile fascia di popolazione rappresentata dagli anziani – ribadisce Francesco Macchia di HappyAgeing – Per questo, in occasione degli Stati Generali dell’Invecchiamento attivo che si terranno a Roma il 3 ottobre, dedicheremo una sessione di lavoro proprio al Pnpv e alla normalizzazione dell’immunizzazione Covid. Speriamo di poter discutere dei contenuti del Piano approvato e non di trovarci a commentare la mancanza di un documento di così grande rilevanza».
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