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Sileri al master del Sole-24Ore: «Cruciale il tema del management sanitario e l'investimento sul personale». Poi: finita la stagione dei tagli, ora tracciare i finanziamenti

di Red. San.

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«Ora che si torna a investire in sanità, il tema del management è fondamentale». Così il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri nel suo intervento di saluto alla cerimonia di apertura del Master in management del settore sanitario del Sole 24 Ore. «È fondamentale quindi una iniziativa come questa, volta alla formazione di chi gestirà la sanità del domani, una sanità assai diversa da quella che siamo stati abituati a conoscere sino ad oggi. I i soldi del Pnrr vanno a riorganizzare una sanità che per decenni aveva subito tagli e sottofinanziamenti. Oggi possiamo quindi tornare a investire, ristrutturando sia il contenitore (ospedali , case della comunità, etc.) che il contenuto, ovvero le tecnologie e soprattutto il personale. Ma l’offerta sanitaria non è rinforzata soltanto dal Pnrr, che per sua natura è un prestito finalizzato a un progetto di riforma che ha i suoi tempi e si conclude; a mio giudizio altrettanto è forse più importante è l’incremento strutturale del Fondo nazionale, che era di 114 miliardi nel 2019, oggi ha raggiunto i 124 e salirà a 128 miliardi di euro nel 2024. Non si torna più indietro, la stagione dei tagli è finita».
Per la gestione di questi finanziamenti, ha proseguito Sileri, ci vuole tracciabilità: tutto deve essere rendicontato, verificabile, finalizzato agli obiettivi chiaramente individuati dai piani di investimento. «Investire oggi per risparmiare domani: pensiamo alla digitalizzazione, che oggi richiede un investimento ma che porterà grandi risparmi e grandi opportunità nel futuro, consentendoci velocità, prontezza, programmazione, capacità di partnership pubblico-privato, permettendoci di arricchire una filiera della sanità che molti intendono solo come il momento della cura ma che è molto di più. La cura infatti è soltanto il front office del processo, la parte conclusiva di una filiera che inizia nei banchi dell’università, prosegue con la specializzazione e la formazione, con le interazioni università-industria e pubblico-privato, con i brevetti, con il tessuto industriale e produttivo. Sanità è anche prevenzione, cultura, riduzione del contenzioso legale, è rispetto del camice bianco. In sintesi, la sanità è gestione di un patrimonio umano ed economico che rappresenta il miglior mezzo di coesione sociale del nostro paese».
Quanto all'investimento sulle risorse umane, «occorre investire sul personale in una duplice direzione - ha spiegato sileri -: anzitutto vanno aumentate le retribuzioni, che sono al di sotto delle medie degli altri paesi, per evitare che molti sanitari lascino a 40/45/50 anni, o peggio i giovani dopo la specializzazione vadano all’estero e non tornino più. La seconda cosa è investire sulla formazione, che è una cosa che non si avverte, non fa notizia, non "fa cassa". Con la formazione migliorano le prestazioni sanitarie, si riducono i tempi di ricovero e di recupero, si migliora la produttività e il rientro al lavoro del paziente. È fondamentale inoltre la partnership pubblico-privato: non è ammissibile infatti che una sanità che punti all’eccellenza non interagisca col territorio e con l’ambiente circostante: università, industria, etc. Oggi spesso chi lavora nel pubblico ha paura di fare partnership con l’ambiente privato, o forse è pregiudizio. Ma la partnership, beninteso con regole fissate dal pubblico, è indispensabile per fornire una sanità di qualità: la storia dei vacini Covid ne è un chiaro esempio.
Quanto alla gestione del rischio, «è un elemento centrale nel management della nuova sanità - ha detto ancora Sileri -. Il processo di gestione del rischio è ancora poco permeato nell’ambito sanitario, e manca spesso una visione ampia e la capacità di capire che quando si verifica un errore, esso è quasi sempre un errore di sistema. La parte culturale e di approccio sistemico deve essere quindi fondamentale, ogni intervento deve essere collegato agli altri nell’ambito di un approccio condiviso, come pezzi di un puzzle che deve essere governato da chi conosce il problema e il tema nella sua complessità. Occorre definire processi valutabili, misurabili, condivisi e con obiettivi chiari. Questa pratica in passato si è scontrata sia con carenze culturali, sia soprattutto con i tagli alla sanità: non si può infatti gestire il rischio tagliando, lo si gestisce investendo».


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