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Corte dei conti: il 20% della spesa pensionistica Inps è a carico dello Stato

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Il quadro normativo che fa da sfondo alla gestione dell’Inps ha registrato significativi elementi di novità nel 2019 sia nel settore previdenziale che in quello assistenziale avuto riguardo principalmente all’introduzione dell’accesso a pensione con “Quota 100” e del Reddito di cittadinanza dei cui risultati ha dato conto la relazione della Corte dei Conti con la determina n. 76 del luglio 2021.
Sul generale tema del funzionamento permangono aspetti gestionali molto critici, che attengono all’efficienza della dotazione informatica ed infrastrutturale, alla ottimale distribuzione del personale tra attività di prodotto e di supporto ed alla sproporzione tra assegnazione centrale e territoriale del personale dirigenziale; alla formazione ed al necessario sviluppo di carriera del personale stesso con evidenti mancanze funzionali di un ente davvero pletorico.
La Corte conferma pertanto il giudizio negativo, già dato in passato, sul complessivo funzionamento dell’Inps avuto riguardo al permanere di situazioni potenzialmente critiche in diversi ambiti di operatività dell’Istituto.
Ma le dolenti note sono rappresentate dai risultati finanziari ed economico-patrimoniali del 2019 che registrano una chiusura del conto economico con un risultato di esercizio negativo. Il saldo è di -7,283 md, dunque in lievissimo miglioramento rispetto al 2018, quando l’analogo saldo era, ancora in passivo di 7,839 md. La corrispondente diminuzione del patrimonio netto (39,759 md, rispetto ai 47,042 md del 2018) erode ulteriormente gli effetti del trasferimento previsti dall’art. 1, cc. 178-179, della legge di bilancio 2018, e dell’eliminazione di 88,87 md di residui passivi.
Va rimarcato, infatti, che i trasferimenti posti a carico del bilancio dello Stato concorrono al ripiano dei disavanzi delle singole gestioni all’Inps riconducibili e, contabilmente, anche di quelle alimentate dalla contribuzione degli iscritti. Per cui attraverso l’analisi qualitativa e quantitativa dei flussi è possibile verificare l’andamento e la sostenibilità del sistema.
I trasferimenti da parte dello Stato alla Gias, pari nel 2018 a 105,666 md, si attestano nel 2019 a 114,270 md. Tra questi ultimi 18,459 md (17,991 md nel 2018) sono stati destinati a copertura degli oneri per l’erogazione di prestazioni, assegni ed indennità di invalidità civile; 29,200 md alla quota parte di ciascuna mensilità di pensione erogata dalle gestioni pensionistiche private e pubbliche e 22,865 md ad altre prestazioni di sostegno al reddito e a sgravi fiscali. L’apporto dello Stato a copertura degli oneri pensionistici derivanti dall’accesso a Quota 100 è stato pari a 2,131 md, mentre quello per il Reddito e la Pensione di cittadinanza è stato pari a 3,879 md.
Inoltre viene rilevato dalla Corte che, ai fini dell’attendibilità del bilancio, rilevano gli aspetti critici che emergono dalla rappresentazione contabile delle singole gestioni e con riguardo alla possibilità di recupero dei crediti contributivi appostati, anche secondo la loro aspettativa di pur dubbia esigibilità, tra i residui attivi.
Per quanto riguarda la spesa, quella per l’erogazione delle prestazioni istituzionali - che costituisce la voce più rilevante di uscite correnti per l’Istituto - ammonta nel 2019 a 331,056 md con un incremento pari a 12,683 md (+4 per cento) rispetto al 2018 (318,373 md). La spesa per prestazioni pensionistiche (incluse quelle di invalidità civile) è pari a md 286,338, in aumento di 6,594 md (+2,4 per cento) sul 2018 (279,744 md); quella riferita a prestazioni temporanee ed altri interventi a sostegno del reddito ammonta a 44,718 md, anche essa in aumento per un importo pari a 6,089 md (+15,8 per cento) sull’anno precedente (38,629)
Con riferimento alla spesa pensionistica la Corte dei Conti, rileva e sottolinea negativamente che ben oltre il 19 per cento è a carico dello Stato per un ammontare complessivo di 54,8 md con un aumento dell’ 8,3 per cento rispetto al già pesante intervento della fiscalità generale nel 2018.
Il quadro emergenziale inciderà profondamente, ed in senso evidentemente peggiorativo, sull’insieme dei risultati dei vari comparti.
Ma già da tempo è stata avvertita l’esigenza di chiarezza sull’andamento dei flussi operati attraverso i trasferimenti di risorse pubbliche e che venga esplicitato quanta parte della spesa pensionistica e previdenziale è alimentata da interventi a carico dello Stato.
Anche la redditività degli immobili è negativa, anche in considerazione del peso degli oneri della gestione indiretta connessi con la difficoltà di smobilizzo degli immobili da reddito e con la capacità di valorizzazione (anche sociale) di quelli strumentali.
Al segnalato problema del deficit della gestione pubblica va aggiunto il nodo, irrisolto a distanza di otto anni, dell’integrazione con il modello previdenziale privato. I due sistemi continuano ad avere profonde differenze che prescindono dai concreti tentativi di uniformazione organizzativa e gestionale.
Sotto tutti questi profili negativi va sollecitata, afferma in conclusione la Corte , un’azione normativa che riguardi tanto la struttura del bilancio, quanto la riorganizzazione dei fondi, delle casse e delle gestioni, avendo a riferimento il modello dei primi con riguardo all’obbligo dell’equilibrio tra le risorse disponibili e le prestazioni erogate.


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