Dal governo
Vaccini a scuola, la stima a spanne dei 30mila «irregolari». Morbillo: copertura a +6%
di Barbara Gobbi
Trentamila bambini non sarebbero in regola alla vigilia del 10 marzo, la scadenza indicata dalla legge 119/2017 che ha reintrodotto l’obbligo vaccinale a scuola per le famiglie che non avessero ancora completato la profilassi. Pena, l’esclusione – almeno teorica – da asili nido e materne per i bimbi fino a sei anni, e multe da 100 a 500 euro per gli studenti fino a sedici anni. Ma il condizionale è d’obbligo: oggi, precisano proprio dalla Società italiana d’Igiene (Siti) che ha azzardato la stima, nessuno ha i dati definitivi perché è ancora in corso il recupero dei "disobbedienti". A spiegare le stime è il past president Siti, Carlo Signorelli: «Ci siamo basati su due indicazioni: la prima è la quota di no-vax della popolazione pari allo 0,7% e quindi circa 3.500 bambini l’anno; la seconda stima è una proiezione della valutazione fatta dal ministero della Salute, che nei primi sei mesi di vita della legge aveva parlato di un 30% di recuperi di bambini non vaccinati e che oggi si presume mantenga un tasso costante. Se fosse così arriveremmo a 30mila, nelle coorti 2001-2015, cioè fino ai sette anni.
«Ci sarebbero circa 20mila no-vax e altri 10mila bambini che non hanno recuperato ma che potrebbero aver già prenotato le visite”, spiega Signorelli. E precisa che «accanto allo 0,7% che è contro in maniera quasi ideologica, c’è un 15% che si dimentica, è distratto o semplicemente ha mancato un richiamo. È per questo che alla riapertura della scuola, lunedì, le Regioni e i Comuni difficilmente potranno tenere “fuori” i bambini. Basti pensare soltanto che in alcuni servizi vaccinali l’affollarsi delle prenotazioni ha allungato la lista degli appuntamenti fino a luglio inoltrato, o che semplicemente le anagrafi vaccinali in molti casi hanno bisogno di essere “pulite” dai casi di iscritti che si siano trasferiti o che siano ad esempio andati all’estero».
Se la stima dei “non in regola” con l'obbligo vaccinale può essere fatta solo a spanne, c'è maggiore certezza sulle coperture dell’anno scorso: nel 2017 per l’esavalente si è arrivati vicino al 96% e attorno al 93% per il morbillo per le nuove coorti. La legge avrebbe funzionato, insomma. L’esavalente è arrivato a quota +2,5%, il morbillo è a circa +6%. Questa stima della Siti riguarda metà delle Regioni italiane che hanno già pubblicato i dati, relativi a 30milioni di persone. Un 50% del campione che dà il polso di una legge “funzionante”. L’obbligo insomma ha avuto effetto, anche su profilassi "sensibili" come il morbillo, le cui coperture erano scese a un livello non accettabile. Lo spiega Gianni Rezza, dell’Istituto superiore di Sanità: «La copertura per il morbillo era scesa dal 90% all'85% nel 2015. L'epidemia dell'anno scorso è stato il detonatore della legge, tanto che anche Bruxelles ci indica come "pecora nera" d'Europa, insieme alla Romania. Se si pensa che l'Oms aveva stabilito l'eliminazione del morbillo dall'Europa per il 2015, si capisce quanto siamo lontani. Nel 2017 in Italia abbiamo avuto 5mila casi e quattro morti». La legge starebbe funzionando, insomma. Anche se, come sottolinea Rezza, «sarebbe stato auspicabile non dover imporre l'obbligo per legge, visto che i vaccini sono prima di tutto un diritto».
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