Dal governo
Legge di Bilancio/ Slitta il parere delle Regioni. Toti: «Mancano le condizioni, pagherebbe di nuovo la sanità»
di B. Gob.
Le trattative sono andate avanti e andranno avanti fino all’ultimo, ma l’esito dell’appuntamento di oggi in Conferenza delle Regioni ha dato il segnale di quanto le posizioni siano distanti: il parere sulla legge di Bilancio previsto per oggi arriverà soltanto il 9 novembre, dopo l’audizione del 7 novembre cui le Regioni stesse sono attese davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato , a partire dalle 14,30, insieme ad Anci e Upi. Con la manovra così scritta, spiegano gli assessori al termine della fumata nera di stamattina a via Parigi, sarebbe ancora la Sanità a fare da bancomat.
A spiegarlo è il vicepresidente della Conferenza Stato-Regioni, Giovanni Toti (Liguria): «Significherebbe, con le condizioni attuali, intervenire ancora una volta sulle voci
della sanità. Ai tagli ulteriori che arrivano con questa Finanziaria occorre trovare un accordo per almeno 300 milioni per la parte non sanitaria relativa agli investimenti che riteniamo indispensabili anche per il sistema Paese, e siamo molto lontani sul Fondo sanitario nazionale, che nominalmente aumenta ma su cui viene caricato l’intero rinnovo del contratto del pubblico impiego e che di fatto quindi diminuisce. Il Fsn - ha aggiunto ancora Toti - non può fare la politica del gambero: nominalmente aumenta ma gli vengono addebitati costi, per cui di fatto cala ogni anno. Ci auguriamo che si trovi una sintesi virtuosa per poter esprimere un parere favorevole, ma ad oggi non ci sono queste condizioni».
Un verdetto che secondo l’assessore al Bilancio dell’Emilia Romagna, Emma Petitti, è ancora tutto da definire: «Abbiamo deciso all’unanimità, anche in Commissione affari finanziari, di rivedere alcuni punti, fare proposte ed emendamenti e sulla base di questi crediamo si possa trovare un’intesa alla legge di bilancio», ha affermato Petitti, spiegando che le questioni più importanti riguardano la Sanità e i Centri per l’impiego.
Riepilogando: il Fondo sanitario nazionale 2018 non crescerà del miliardo nominale atteso, per arrivare a quota 114 miliardi, ma sarà di fatto decurtato dei 604 milioni di contributo alla Finanza pubblica chiesto alle Regioni a statuto ordinario per il 2018. Alla quota effettiva di 113,4 miliardi, andrebbero poi sottratti i circa 600 milioni da destinare al rinnovo dei contratti, se mai si deciderà di farli. Un’ipotesi che sembra lontana, tanto più se sarà confermata l’ipotesi di ulteriore contributo per 300 milioni ex Livelli essenziali di assistenza, chiesto alle Regioni nel “pacchetto” di 2,6 miliardi di euro preventivato in forma di versamenti allo Stato. E proprio a sterilizzare questi 300 milioni, le Regioni stanno lavorando con il Mef.
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