Dal governo
Medical tourism, al via la promozione con il marchio “Health in Italy”
di Ernesto Diffidenti
Si chiama “Health in Italy” ed è il brand che intende promuovere l’intera filiera della salute (ospedali, alimentazione, benessere, stili di vita e strutture alberghiere). Il marchio che mette in rete le strutture sanitarie italiane di eccellenza e punta a conquistare nuovi spazi nel promettente mercato del “medical tourism” è stato presentato oggi alla Farnesina nel corso del convegno “Qualità del sistema sanitario italiano, turismo e attrattività dei territori”, promosso da ministero degli Esteri, ministero della Salute e Mibact.
«Facendo squadra - ha sottolineato il responsabile del dicastero degli Esteri, Angelino Alfano - presentiamo per la prima volta in maniera integrata la qualità del sistema sanitario e la ricchezza culturale e turistica dei nostri territori, uno sforzo di sistema che vede al fianco del ministero degli Esteri, il dicastero della Salute e quello dei Beni culturali, le Regioni, l’Enit e una serie di prestigiose e qualificate strutture sanitarie pubbliche e private. Puntando su questo settore, l’Italia, secondo i più recenti studi, potrebbe registrare un incremento del fatturato della filiera della salute di oltre 5 miliardi di euro l’anno».
La Farnesina, dunque, supporta lo sviluppo internazionale del sistema Italia «che nel settore del medical tourism può competere ai massimi livelli mondiali». L’Italia, infatti, è stato ricordato «si classifica prima al mondo sia per la qualità delle vita secondo il Bloomberg Global Health Index 2017, sia nella classifica dei siti Unesco». Lo sviluppo dell’Italia come destinazione di medical tourism, secondo i promotori, «consentirà a regime la creazione di 8.000-10.000 nuovi numerosi posti di lavoro e contribuirà a valorizzare le professioni mediche e sanitarie».
L’iniziativa “Health in Italy” ha ricevuto il plauso dell’Ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam). Secondo il presidente Alberto Oliveti, il medical tourism rappresenta anche un modo per mettere a frutto gli investimenti che l’Italia ha fatto nella formazione dei suoi professionisti. «Nel Rinascimento dall’estero si veniva in Italia per prendere ispirazione dalla nostra accademia medica - ha sottolineato -. Oggi, sempre di più, sono i medici laureati nelle università italiane che emigrano facendo la fortuna dei Paesi che li fanno specializzare e li assumono. Il turismo medico rappresenta un’opportunità per invertire questa tendenza, creando nuovi posti di lavoro in Italia e restituendo alla nostra sanità il ruolo di primo piano che ha sempre avuto nella storia. Allo stesso tempo si tratta
di una spinta a tutto il sistema sanitario pubblico e privato che avrà l'occasione di mostrare le proprie eccellenze e, dove necessario, sarà incentivato a migliorarsi per attirare nuovi pazienti».
Il network Health in Italy include strutture sanitarie e non sanitarie in base a criteri molto selettivi ed esigenti, basati sull’analisi dell’efficacia delle cure (outcome), della qualità e della sicurezza dei pazienti (ispirati agli standard Joint Commission International), e delle capacità di accoglienza di pazienti internazionali (secondo gli standard di hospitality).
Nel network Health in Italy sono finora entrate sia strutture pubbliche che strutture private di alta qualità. Ne fanno parte: l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento, la Fondazione Poliambulanza, l’Humanitas Research Hospital, il Policlinico universitario Campus Bio-medico, il C.O.T. di Messina, il Centro chirurgico toscano, l’Ismett e il Gaslini.
«Numerose altre strutture hanno fatto richiesta di entrare e sono attualmente in fase di valutazione - hanno detto Gianluca Oricchio e Paolo Bucalo di Health in Italy -. Il sistema sanitario italiano viene collocato ai primi posti nei ranking mondiali e in Italia vi sono già strutture sanitarie di assoluta qualità che attraggono numerosi pazienti dall'estero e che stanno puntando a crescere ulteriormente nel Medical Tourism. L’auspicio è che queste best practice si diffondano sempre più».
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