Dal governo
Il Miur alza l’asticella sull’accreditamento dei dottorati
di Marzio Bartoloni
Il Miur alza ancora l'asticella sui dottorati, piantando nuovi paletti anche per quelli innovativi. Con la pubblicazione nei giorni scorsi delle nuove linee guida per l'accreditamento e l'attivazione dei nuovi corsi gli atenei si troveranno - dall'anno accademico 2018-2019 - a dover rispettare una serie di vincoli e requisiti per dimostrare la qualità delle attività di studio: dalle disponibilità delle dotazioni materiali – biblioteche, database, laboratori – e delle strutture a supporto della ricerca da svolgere fino ai “curriculum” dei docenti che compongono il collegio. «Vogliamo innalzare sempre di più la qualità della nostra ricerca scientifica», ha assicurato il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli. Critici i giovani ricercatori dell'Adi (l'associazione dottorati e dottorandi) che parla di «lieve maquillage» delle precedenti linee guida in cui si mantengono «molte delle criticità che evidenziammo a suo tempo, intervenendo anzi in maniera peggiorativa su alcuni aspetti».
Le regole del Miur
Le linee guida appena varate dal Miur puntano innanzitutto a qualificare maggiormente la composizione del collegio dei docenti che deve essere composto da almeno sedici docenti, di cui non più di un quarto ricercatori. La composizione del collegio deve garantire almeno per l'80% la copertura dei settori scientifico disciplinari del corso. Vengono, inoltre, forniti nuovi indicatori estratti dalla Vqr dell'Anvur grazie ai quali valutare le pubblicazioni scientifiche di coloro che formano il Collegio (con il vincolo che la copertura di almeno il 50% del Collegio deve avvenire da parte di docenti che prestano servizio nell'ateneo). Attenzione maggiore viene posta anche alla qualificazione scientifica del Coordinatore (deve essere un professore dell'ateneo che promuove il dottorato): vengono infatti introdotti requisiti specifici, facendo riferimento ai valori soglia previsti per i Commissari che si occupano delle selezioni per l'abilitazione scientifica nazionale (Asn). Tra gli elementi necessari per ottenere l'accreditamento dei corsi di dottorato innovativo viene introdotta la verifica delle strutture in cui si svolge l'attività di ricerca, che devono possedere attrezzature e laboratori adeguati, un patrimonio librario e banche dati consistenti, software attinenti ai settori di studi e spazi e risorse per il calcolo elettronico. Con le nuove Linee guida vengono poi meglio individuati i dottorati innovativi suddivisi in tre categorie: internazionali, intersettoriali-industriali e interdisciplinari. Si tratta di dottorati realizzati in collaborazione con le imprese e soggetti esterni all'università, così come vengono promossi anche dal Piano nazionale della ricerca 2015/2020 (da poco sono partiti i primi bandi per i dottorati innovativi con caratterizzazione industriale) e con il Pon Ricerca 2014/2020.
Le reazioni
«Le nuove Linee guida sono state elaborate per innalzare sempre di più la qualità della nostra ricerca scientifica, aprire di più il nostro Paese allo scambio internazionale, garantire standard qualitativi maggiori alle nostre ricercatrici e ai nostri ricercatori. La conoscenza, lo studio e l'innovazione sono le basi del rilancio e della crescita del nostro Paese. Per questo
dobbiamo porre nei confronti del settore dell'istruzione superiore e della ricerca una sempre maggiore attenzione, sia in termini di risorse che di valutazione e politiche a sostegno di chi opera in questi settori», ha spiegato il ministro Fedeli. Il rettore di Roma Tre, Mario Panizza, se da un lato promuove il fatto che con le linee guida non si cambiano le regole del gioco a ridosso della scadenza, dall'altra segnala una declinazione di dottorati intersettoriali, interdisciplinari e internazionali un po' più stringente rispetto al passato: «Vedremo se questo si rivelerà un fattore positivo», ha spiegato Panizza. I giovani ricercatori dell'Adi puntano il dito infine contro alcune correzioni non positive, come il ricorso agli indicatori della Vqr 2011-2014, «concepita per valutare atenei e dipartimenti, non singoli docenti né strutture quali i collegi docenti» e tra l'altro «ormai desueti e completamente inadatti a fornire una base affidabile per valutare un collegio docenti». Tra l'altro secondo l'Adi gli indicatori Asn vengono utilizzati per bilanciare gli indicatori della Vqr «in maniera assolutamente non convincente».
© RIPRODUZIONE RISERVATA