Dal governo
Farmaci, Aifa: sui biosimilari l’Agenzia “revoca se stessa”
di r.tu.
Alla fine si sono rimangiati tutto. La determina 458 (del 31 marzo 2016) si è aggirata per diversi mesi come uno spettro nei cieli della farmaceutica, unica vera arma in mano alle Regioni per partecipare concretamente al risiko della governance di questo settore. Si parla di equivalenze dei farmaci con principi attivi differenti ma con indicazioni terapeutiche identiche. Medicinali per cui non esistono prove di superiorità ma che confermano che efficacia e sicurezza sono sovrapponibili. Le regole del mercato dovrebbero consentire che la concorrenza facesse il suo mestiere. In realtà, per essere sicuri di non sbagliare, già nell'ambito della recente legge di Bilancio per il 2017 un articolo affondava definitivamente la possibilità per regioni di riprendere a fare le gare fra medicinali simili: “Nelle procedure pubbliche di acquisto non possono essere posti in gara nel medesimo lotto principi attivi differenti anche se aventi le stesse indicazioni terapeutiche”.
Il testo emendato alla Camera ha contenuto il danno facendo in modo che queste limitazioni valessero solo per i farmaci biosimilari. Nonostante ciò l’Aifa fa finta di non capire e decide di gettare in un secchio il lavoro della sua Commissione tecnico scientifica (Cts) cominciato non meno di quattro anni fa. Intanto plaudono alla decisione Aifa sia i farmacisti sia i medici di medicina generale che non si capisce in che modo sarebbero stati coinvolti da gare per farmaci prevalentemente ospedalieri e rappresentanti dei cittadini-pazienti che in ultima analisi pagano il conto del mancato risparmio, incluso lo sforamento. Ora aspettiamo la nuova governance, quando (e se) mai arriverà.
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