Dal governo
Pil, Istat certifica la crescita zero nel secondo trimestre. Doccia fredda per il Governo (e per la sanità)
di Vittorio Nuti (da www.ilsole24ore.com)
Nel secondo trimestre del 2016 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. Su base tendenziale annua, invece, il Pil è aumentato dello 0,8%, anziché dello 0,7% come precedentemente stimato. Gli ultimi dati diffusi oggi dall'Istat confermano dunque le stime congiunturali diffuse il 12 agosto scorso, dopo che il ministero dell'Economia aveva fatto trapelare due giorni fa l’attesa per una revisione congiunturale al rialzo sulla base degli ultimi dati del fatturato dei servizi. All’Istat spiegano, però, che altre componenti, soprattutto credito e assicurazioni, si sono mosse in direzione opposta. Laconicamente soddisfatto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan: «Il Pil è in crescita. Questo è il mio commento», ha sottolineato arrivando al Forum.
Il ruolo del fatturato dei servizi
Alla base della modifica dei livelli del Pil c'è l'ingresso di nuove informazioni statistiche che hanno registrato un miglioramento del fatturato dei servizi. Ad influire anche i dati arrivati dal commercio, dai consumi e dalle attività dei servizi non market ossia non destinabili alla vendita. Nel primo trimestre, in sostanza, i livelli del Pil sono stati rivisti al rialzo di 160 milioni di euro, mentre nel secondo trimestre sono aumentati di circa 200 milioni di euro. Rivedendo entrambi i trimestri, in termini di livelli del Pil, la variazione congiunturale non cambia e, per questo, l'Istat ha confermato la crescita zero rispetto al primo trimestre del 2016. Aumenta, invece, la variazione tendenziale che sale così a +0,8 per cento. Rivista al rialzo, ovviamente, anche la variazione acquisita per il 2016 che sale a +0,7% da +0,6 per cento.
Bene l’agricoltura, in calo l’industria
In termini di valore aggiunto, gli incrementi congiunturali registrati dall'Istat riguardano l'agricoltura (0,5%) e i servizi (0,2%) mentre diminuiscono (-0,6%) nell'industria. All'interno dei servizi si rilevano settori in flessione e settori in espansione: incrementi significativi riguardano le attività professionali e di supporto (0,5%) e quelle del comparto del commercio, trasporto e alloggio (0,4%); all'opposto, conclude l'Istat, il calo più marcato riguarda le attività finanziarie e assicurative (-0,6%).
Domanda, consumi nazionali ancora stazionari
Dal lato della domanda interna, dopo aver registrato aumenti per quattro trimestri consecutivi, i consumi tornano allo zero congiunturale, sintesi di un aumento dello 0,1% dei consumi delle famiglie e di un calo dello 0,3% della spesa della Pa, mentre gli investimenti fissi il dato torna addirittura negativo dopo cinque trimestri: -0,3% dopo +0,8% del trimestre precedente (1% nel quarto 2015); rallentamento anche su base tendenziale con +2,1% da +2,3%. Ferme le costruzioni (da -0,4%). Riprende invece l'export, con un aumento dell'1,9% congiunturale dopo -1,2% nei primi tre mesi e +0,8% tendenziale (da +0,1%), sempre distante comunque dalle variazioni dei trimestri precedenti tutte ben oltre il 2 per cento.
Brunetta all’attacco: «Disastro economia»
L'Istat dà dunque un brutto colpo, a distanza di 24 ore, all'ottimismo del premier, pronto ieri a scommettere sulla crescita in atto, al di sotto delle previsioni del Def (1,2% di incremento tendenziale nel 2016) ma comunque senza passi indietro in zona negativa dopo cinque trimestri positivi del Pil. In prima linea nel criticare il premier c'è il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta, che etichetta con «disastro economia» gli ultimi dati diffusi dall'Istat. Il governo, spiegam «sperava in una revisione della stima di crescita del Pil del secondo trimestre da 0 a più 0,1% per poter dire che anche di poco l'Italia cresce». Invece «l'Istat ha confermato che è tutto fermo, a partire dai consumi su cui Renzi ha tanto investito con gli 80 euro che invece hanno avuto effetto nullo».
Dona (Unc): «Previsioni Def 2016 un miraggio»
All'attacco anche Massimo Dona, segretario dell'Unione Nazionale Consumatori: «Con un ritorno «agli zerovirgola» la crescita ipotizzata dal Governo nell'ultimo Documento di economia e finanza «è un miraggio, salvo arrivino un III ed un IV trimestre a dir poco miracolosi». Il rilancio della crescita, prosegue Dona, non passa dal taglio dell'Ires: «Fino a che i consumi delle famiglie crescono di un misero 0,1% in termini congiunturali, non si va da nessuna parte, considerato che rappresentano il 60% del Pil».
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