Dal governo
Acquisti centralizzati e trasparenti nella Pa: la sanità parte con 12,8 miliardi
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Dalla dieta ai corretti stili di vita. Lo slogan dell’operazione di centralizzazione degli acquisti della Pubblica amministrazione, trainata dalla Sanità e presentata oggi a Roma al Mef alla presenza tra gli altri dei titolari dell’Economia Pier Carlo Padoan - che ha parlato di una «eccellente giornata» - e della Salute Beatrice Lorenzin, lo ha coniato il commissario alla spending review Yoram Gutgeld. Perché stringere la cinghia, ha spiegato, è un concetto riduttivo: il percorso messo in campo dal Dl 66/2014 che ha fissato l’obbligo di acquisto centralizzato presso Consip o altri soggetti aggregatori per poi essere rafforzato, dettagliato e ampliato dalla legge di Stabilità 2016, punta a realizzare un nuovo modello di aggregazione della spesa. «Orientato - ha ricordato ancora Gutgeld - a centrare quattro obiettivi: la pianificazione integrata dei fabbisogni, la specializzazione dei soggetti aggergatori su tipologie di spesa standardizzabile, la messa a fattor comune delle best practice per una migliore qualità della spesa stessa, minori oneri di gestione delle procedure di gara per le amministrazioni».
I macro numeri dell’operazione? Dalle 35mila stazioni appaltanti agli attuali 33 soggetti aggregatori, impegnati su 19 categorie merceologiche già individuate a ottobre scorso con Dpcm, di cui ben 14 relative a beni (9 gruppi) e servizi (5) in ambito sanitario. Mentre un ultimo Dpcm, firmato il 24 dicembre a manovra appena incassata dal Governo, ha fissato le merceologie e le soglie di spesa. Per usare un’altra metafora, l’idea di transitare l’ampia, variegata e fino a oggi foriera di sprechi galassia degli acquisti nella Pa da un regime di polverizzazione a un network efficiente e virtuoso, dovrebbe consentire «solo per la Sanità, a regime, almeno un 20% rispetto agli esborsi attuali», ha precisato Lorenzin. «Risorse da reinvestire nel settore, in linea con quanto si legge nel Patto per la salute. I capitoli di spesa assetati, con un Fondo sanitario nazionale che è cresciuto meno delle aspettative, non mancano di certo: dai nuovi Livelli essenziali di assistenza ai farmaci innovativi al personale. Ogni euro che sarà risparmito con la trasparenza negli acquisti - ha precisato ancora la ministra - sarà reinvestito in Sanità».
Nel 2016 si parte con una spesa sanitaria stimata su base annua - tra farmaci, dispositivi medici, pulizia, ristorazione e via dicendo - di 12,8 miliardi, cui si sommano altri 3 miliardi di spesa comune. Un pacchetto sostanzioso, quello sanitario, che impatta per il 51% sulla spesa complessiva per beni e servizi. L’operazione è già in progress: il Dpcm su categorie merceologiche e “soglie” sarà a giorni pubblicato e quindi operativo, e intanto sono in piedi tavoli tecnici di supporto alle Regioni nell’analisi della programmazione delle gare dei soggetti aggregatori, la ricognizione dei contratti attivi per le categorie merceologiche che sono state individuate, l’analisi dei valori di consumo su base nazionale e il confronto sulle best practice.
Consip, forte della sua lunga esperienza, opera da primus inter pares come nave pilota: «Nel 2016 - spiega l’Ad Luigi Marroni - puntiamo alla copertira di tutte le categorie individuate con Dpcm, mentre nel 2017 intendiamo andare a sistema con una vera e propria “industrializzazione dell’offerta”, tale da produrre innovazioni di processo e la valutazione ponderata del costo per ciclo di vita del bene acquistato». Poi arriva l’annuncio sulle sirighe, emblema nazionale degli sprechi e della dannosa eterogeneità regionale: «A marzo - annuncia Marroni - partirà un bando nazionale Consip per garantire un costo uniforme su tutto il territorio italiano». Consip è un’utile cartina di tornasole per stimare i poassibili risparmi di tutta l’operazione: negli ultimi 3 anni ha registrato 25 miliardi di bandito, di cui 5 miliardi per la spesa specifica sanitaria, 17 miliardi di intermediato (5 mld dal comparto sanitario) con 6,6 miliardi complessivi soltanto nel 2015 (di cui 2,2 miliardi dal comparto sanitario). Con discese di prezzo vertiginose: -40% sui mammografi (133.000 il prezzo unitario), -53% sui presidi per la glicemia (0,153 il prezzo), -40% sugli angiografi fissi (260mila euro), -48% sulla Rm total body (375mila euro) e -50% sui kit per la dialisi (9,25 euro l’uno).
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