Dal governo
Accesso ai farmaci, un diritto umano: progetto Salute-Aifa per migranti e soggetti fragili
di Rosanna Magnano
Assicurare l'accesso alle cure farmacologiche per le fasce più deboli della popolazione, in particolare per i migranti come «diritto inalienabile della persona»; ampliare lo studio e la ricerca sugli effetti dei farmaci nelle popolazioni vulnerabili e speciali (anziani, bambini e donne, ma anche persone immigrate) e creare una database funzionale; una sezione informativa ad hoc sul sito dell’Aifa in italiano e in inglese. Sono le priorità del progetto «Accesso ai farmaci, un diritto umano» lanciato oggi da Aifa e ministero della Salute per i pazienti vulnerabili e migranti alla vigilia del 17 gennaio, Giornata mondiale del migrante e del rifugiato nell'ambito del Giubileo della Misericordia.
«Questa iniziativa dell'Aifa - sottolinea la ministra della Salute Beatrice Lorenzin - riguarda un tema su cui il Ministero è particolarmente sensibile e attivo: l'assistenza ai migranti. La possibilità di avere a disposizione un database con una cartella clinica che accompagni la storia del migrante e possa essere veicolata su tutto il territorio europeo è un'ulteriore risorsa che il nostro Paese mette a servizio della salute pubblica, della solidarietà e della sicurezza».
Alla sua prima uscita pubblica come presidente dell’Aifa, Mario Melazzini: «L'Aifa ha avvertito il dovere etico e sociale - spiega il nuovo vertice dell’authority - di promuovere e proteggere, attraverso l'uso appropriato dei farmaci, la salute di malati vulnerabili, quali sono i migranti, gli emarginati e le fasce deboli della popolazione, e favorire una maggiore comprensione dei diritti e delle modalità di accesso alle cure da parte di questi pazienti. L'accesso alle cure è infatti un diritto dell'uomo, sancito dalla Costituzione e dai trattati internazionali, e l'Aifa con il sostegno del Ministero, non poteva sottrarsi alla responsabilità di porre un'attenzione speciale a una realtà fragile sempre più presente sul nostro territorio, quale quella dei migranti».
L’attenzione è focalizzata sul paziente multietnico. «Lo stato di salute dei migranti - spiega il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani - è pericolosamente esposto a fattori di rischio legati a condizioni di vita spesso precarie (ad esempio, i lunghi viaggi). In queste situazioni un uso consapevole dei farmaci è fondamentale».
Ma serve un approccio terapeutico mirato. «Acquisire informazioni sui trattamenti cui vengono sottoposti questi pazienti e sui loro effetti - continua Pani - ci consentirà di conoscere meglio pazienti con background genetico e stili di vita differenti che dobbiamo comunque essere in grado di trattare in modo sicuro ed efficace. È anche questa la sfida futura dei medici. Per questa ragione sarà indispensabile fornire, nel medio e lungo periodo, informazioni di dettaglio in ambito regolatorio sugli specifici approcci terapeutici». Il primo obiettivo dell’iniziativa Aifa-Salute è infatti di raccogliere e sistematizzare le informazioni disponibili sul profilo di salute dei migranti arrivati in Italia, sulle patologie identificate e sui trattamenti ricevuti nel corso della loro permanenza.
«Un ulteriore obiettivo - si legge in una nota del ministero - è la creazione di un network per lo scambio di informazioni che coinvolga, oltreché Aifa e Ministero, le principali istituzioni e organizzazioni attive nel campo dell'assistenza sanitario-farmacologica ai migranti, per rendere possibile l'acquisizione e l'analisi di dati da utilizzare in ambito regolatorio, ad esempio per il monitoraggio dell'appropriatezza delle prescrizioni e dell'aderenza alle terapie in questa categoria di pazienti».
Tra i farmaci ad applicazione topica più utilizzati per le cure ai migranti spiccano antiparassitari, antibiotici, antibiotici in associazione a corticosteroidi e Fans, antimicotici e corticosteroidi. Per i farmaci a somministrazione sistemica la priorità va a preparazioni orali, soprattutto antibiotici (macrolidi, penicilline, fluorochinoloni e cefalosporine), seguiti da farmaci analgesici e antipiretici, antimicotici, antivirali e antiparassitari.
L’immigrazione in Italia e l’impegno dell’Inmp
Target del progetto è anche quello di intensificare la collaborazione con le Ong, gli esperti del settore, le organizzazioni internazionali e con l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), che dal 2007 si occupa di assistenza sociosanitaria, mediazione transculturale, formazione e ricerca . Dal 2007 al 2015 gli accessi all’ambulatorio romano dell’Inmp - in cerca di cure gratuite, aiuto e farmaci - sono stati 311mila circa, di cui 85mila italiani (una presenza in crescita). Tra le patologie più frequenti tra i migranti prevalgono le malattie della pelle, degli organi di senso e le malattie infettive parassitarie.
Secondo i dati presentati Concetta Mirisola, direttore Inmp, la presenza straniera in Italia conta 5,4 mln di persone (erano 4,9 mln nel 2010). Al primo gennaio 2015 il 30% sono cittadini comunitari (Romania oltre 1,1 Milione), il 23% provengono da paesi europei non comunitari (Albania 490 mila), il 21% dall’Africa (Marocco 449 mila), il 19% dall’Asia (Cina 266 mila) e l’8% dalle Americhe (Perù 110 mila).
Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto sono le regioni con la presenza più alta di migranti. I minori stranieri sono circa un milione. Nel 2014 il fenomeno dei profughi ha visto sbarcare sulle coste italiane 170mila persone provenienti da 77 nazioni (in particolare Siria, Eritrea, Somalia e Mali). Di questi il 13% sono donne, il 15% minori (di cui la metà non accompagnati) e in 65 mila hanno presentato domanda di protezione internazionale.
Nel 2015 (da gennaio a ottobre) gli sbarchi sono diminuiti del 7,4% . «Un fenomeno nel fenomeno - spiega Mirisola - è quello dei migranti in transito. Stranieri presenti per brevi periodi, che alloggiano perlopiù in insediamenti o edifici occupati, portatori di bisogni sociali e sanitari impellenti e senza copertura sanitaria. Per loro in particolare risultano inapplicabili i modelli di orientamento ai servizi e vanno implementate nuove modalità di intervento basate sul lavoro di rete e l'offerta attiva».
Tra i pregiudizi da sfatare, ricorda l’Inmp, quello che l’immigrazione rappresenti un costo. «Di fatto - spiega Mirisola - gli stranieri lasciano un saldo attivo di 4 miliardi di euro, soprattutto tra gettito fiscale e contributi previdenziali». E che gli stranieri portino malattie, come nuovi untori da tenere lontani. «In realtà il migrante solitamente è sano. La prevalenza di patologie (infettive) di importazione è bassa e i rischi di contagio della popolazione ospite (in assenza di vettori o comunque di condizioni favorenti la trasmissione) sono minimi». Dopo l’arrivo però le dinamiche di salute del migrante cambiano e si assiste al fenomeno del «migrante esausto», in quanto pesantemente esposto a fattori di rischio: precarietà abitativa, scarsa tutela sul lavoro, alimentazione sbilanciata, disagio psicologico, mancanza di supporto psicoaffettivo, sradicamento culturale, fallimento del progetto migratorio, difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari.
L’Inmp sarà presente con una propria delegazione a San Pietro, domenica 17 gennaio, per la messa celebrata in occasione del Giubileo dei Migranti, organizzato dalla Fondazione Migrantes e dagli uffici diocesani Migrantes del Lazio.
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