Dal governo
Aifa, confermato il conflitto di interessi per Pecorelli. Ora si aspetta Lorenzin. Il caso in Procura, l'affaire Pani-Ema
di R.Tu.
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«Nel momento in cui la decisione sarà ufficiale - ha aggiunto Pecorelli - la documentazione sarà inviata al ministro della Salute che prenderà le proprie decisioni». Queste le ulimissime vicende sul dossier Aifa. Dove sembra si stia consumando la notte dei lunghi coltelli. Ora si attendono le decisioni della ministra Lorenzin.
Il frullatore Aifa. Non è ancora finita in Aifa quella che è già stata definita la “notte dei lunghi coltelli” ormai senza più alcun riparo da un ventilatore che non smette di girare. Con un presidente sospeso e un direttore generale a cui si chiedono indietro 700mila euro. Il primo, il professor Sergio Pecorelli, accusato dalla commissione interna (condotta dal dg) dell’Agenzia italiana del farmaco per un presunto conflitto d’interessi. Il secondo, Luca Pani, accusato a sua volta dai revisori dei conti sempre dell’Aifa. Sembra il più classico “tutti contro tutti”, con l’effetto e il rischio di una paralisi per un'Authority cruciale per il mondo del Pharma (e non solo) italiano, che opera a un tavolo che nel complesso vale 30-32 mld. Che non sono briciole. E che per questo impongono la massima trasparenza, altro che la moglie di Cesare.
Pecorelli: Procura in campo. Intanto, aspettando (probabilmente tra domani e venerdì) le decisioni della ministra Beatrice Lorenzin sull'affaire Pecorelli, anche oggi le notizie non mancano. Andiamo con ordine. A cominciare appunto, dal presidente al momento “a riposo” dalle sue funzioni. Un presidente che però non intende certo assistere da semplice spettatore a quanto sta accadendo. E che anzi si difende a spada tratta. La Procura della Repubblica di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, avrebbe aperto un fascicolo sulla vicenda: frutto non di una convinzione nel merito, ma come atto dovuto per le notizie circolate. Nessun giudizio, insomma, tanto meno sommario. Però un segnale di attenzione. Il giudizio invece lo si attende dal ministero della Salute, che deve raccogliere e vagliare propri in queste ore anche il materiale e le prove a discolpa annunciate e fornite dal professor Pecorelli.
Pani: quell'incarico in Ema. La seconda parte dell'affaire Aifa riguarda il cagliaritano Luca Pani. Al quale i revisori dei conti hanno contestato di aver percepito illegittimamente, e dunque chiesto di restituire, 700mila euro in più in questi anni oltre il tetto di 240mila euro del suo contratto come manager pubblico. La somma fa riferimento ai compensi percepiti dal dg dell'Aifa per il suo ruolo in Ema, come membro dell'organismo tecnico-scientifico che valuta l'immissione in commercio dei medicinali, e del management board dell'Ema stessa. Incarico extra contratto, ben retribuito a quanto pare. Che ha fatto scattare tra i revisori dei conti l'accusa di contributo illegittimo. Niente a che fare con un conflitto d'interessi, insomma, ma pur sempre un fatto da affrontare di petto. Fatti noti da tempo nell'ambiente Aifa e non solo , e che in Aifa non erano mai stati affrontati in precedenza con alcun odg pure chiesto da qualcuno, ma che ora, dopo il caso Pecorelli, sono immediatamente riesplosi. Illegittimità, va detto, che va interamente provata. Come si pensa adesso di fare definitivamente. Senza lasciare più veli o qualcosa in sospeso, si auspica per il bene e la buona reputazione di tutti. Sia per Pani che per Pecorelli, è ovvio.
Cosa si agita sul Pharma. Ma in tutto questo, c'è l'intero mondo del farmaco in subbuglio, perché il terremoto in Aifa non fa certo bene alle stesse imprese. Anzi. Programmare investimenti e attività pretende certezze. E così non è facile. Fatto sta che in questi giorni, e proprio in queste ore, molte altre vicende si vanno accavallando. Il caso Avastin-Lucentis: il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi domani sulla conferma o meno della maxi multa comminata dall'Antitrust a Roche e Novartis. Poi la vicenda della trasformazione – decisa da Aifa - da pay back in note di credito per i rimborsi dovuti alle asl per i farmaci Harvoni e Sovaldi anti-epatite C, della Gilead. Che secondo il M5S , autore di una segnalazione all’Antitrust, provocherebbe una lesione della concorrenza: per questo i grillini chiedono parole chiare a Lorenzin. Storie e accuse tutte da provare. In un ventilatore che sembra non volersi fermare dal girare, tanto che diffidare non è mai male. Ma senza chiudere gli occhi. E che intanto può creare imbarazzi a tanti.
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